Quando e perché ha deciso di scrivere noir?

Avevo quarant'anni, facevo il custode della basilica del Saint Sang a Bruges, ma non ero  soddisfatto della mia vita. Scrivere era sempre stato il mio sogno, così, preso dal desiderio di cambiar vita, ho iniziato a pensare seriamente all'ipotesi di cimentarmi con la scrittura. Solo dopo mi è balenata l'idea di un giallo, un genere molto in voga in Belgio che mi permetteva di mettere alla prova anche la mia fantasia. Tra l'altro, non avevo minimamente considerato l'ipotesi di esser tradotto negli altri paesi. Che dire? Ho avuto molta fortuna!

Quali autori, europei e non, l'hanno maggiormente influenzata?

In realtà non c'è stata una vera e propria forma di ispirazione, ma uno dei miei scrittori preferiti è Jef Geeraerts. Tutte le mie storie sono solo frutto della mia immaginazione. Chiaramente a volte basta anche una frase sentita per sbaglio in un bar, o per strada per far sì che nasca un'idea o una nuova avventura per Van In.

Qualcuno, anche in Italia, si ostina a paragonarla a Simenon, anche se a mio parere, vi sono molti fattori che l'allontanano: quale rapporto ha o non ha avuto col più famoso scrittore di gialli dell'area francofona?

Per quanto riguarda gli elementi in comune, sicuramente anche Van In come Maigret ha un viso familiare e una vita molto comune, proviene da una famiglia di umili origini e non ha smanie di grandezza. Inoltre nei miei gialli, come in quelli di Simenon, non c'è molta violenza, tutto il resto però è del tutto diverso! Il paragone mi lusinga perché chiaramente riconosco la grandezza di questo scrittore, anche se non lo conosco benissimoŠcredo di aver letto solo due dei suoi gialli e di aver visto qualche puntata in Tv. In ogni modo è un paragone che mi porto dietro da quando un giornalista di Le Figaro, quando ero ancora solo un esordiente, mi ha "etichettato" così, ma quando si ha a che fare con uno scrittore nuovo è più che giusto cercare dei paragoni, è una sorta di pubblicità che non può che giovare.

Quali autori noir fiamminghi e olandesi si sentirebbe di consigliare a un lettore italiano?

A dir la verità non leggo molti gialli, è un po' come succede ad un pasticcere, a furia di fare quel mestiere finisce per non amare più i dolci! Quindi qualcuno da consigliare?

L'autore di cui parlavo prima Jef Geeraerts.

Quali autori italiani di noir ha letto e/o conosce o apprezza?

Per quanto riguarda i gialli italiani ho letto due o tre gialli del noto giallista siciliano, Camilleri. Davvero il commissario Montalbano è un personaggio molto ben riuscito.

Bruges appare - in questo caso sì in modo simenoniano - una città in cui il perbenismo cela profonde lacerazioni nel tessuto etico e sociale: è, secondo lei, una caratteristica solo di questa città o Bruges è una metafora del Belgio o, perché no, dell'Europa contemporanea?

Il Belgio è una nazione che vive da sempre una situazione molto particolare, vista la netta scissione che c'è tra fiamminghi e valloni. Bruges poi è particolarmente segnata da una grande distanza tra le due popolazioni proprio perché i Valloni, borghesi molto ricchi, hanno sempre sottolineato la loro alta estrazione sociale, creando perciò delle forti lacerazioni. Per non parlare della nostra storia recente, con la II Guerra Mondiale, i cittadini di origine francese ebbero un destino infinitamente peggiore di quelli di origine tedesca...

Nel secondo romanzo si fa un paragone tra la politica turistica a Bruges e quella a Venezia: ritiene davvero che il futuro di queste due città sia già segnato nella trasformazione in un fantastico parco-giochi culturale per turisti internazionali?

Bruges è la capitale della Fiandre occidentali, ma per quanto giochi un ruolo importante nella politica interna del paese è una città molto chiusa:  fino a  qualche anno fa le uniche entrate erano strettamente legate all'agricoltura, ora pian piano si sta effettivamente aprendo anche al turismo, pur restando ancora una città molto povera. Il rischio che corrono i suoi abitanti è lo stesso dei veneziani: migliaia di turisti che quotidianamente si comportano come se la città appartenesse loro. A Bruges questa sensazione si ha al momento solo nel centro storico, dove il numero di negozi di souvenir, e quello dei pub con menù turistico aumentano di giorno in giorno. Certo, alcuni abitanti cominciano a vedere un maggiore benessere, ma tutto questo ha un suo rovescio della medaglia.

Non pensa che il suo commissario Van In - fumatore, bevitore, dongiovanni, allergico alle gerarchie - sia troppo volutamente politicallly incorrrect? Come e perché è nato così anticonformista?

Un personaggio assolutamente ligio al dovere e senza difetti o vizi ritengo non sia interessante.

Le debolezze di Van In fanno sì che non sembri un personaggio  puramente romanzesco, ma una persona che potrebbe esistere realmente, anche perchè è un po' come tutti noi: proviene dalla classe operaia, ha faticato per diventare commissario e ha vissuto la rivoluzione culturale degli anni Sessanta. E poi Van In in tutto ciò mi assomiglia, quindi tutto sommato potrebbe essere reale, anch'io fino a qualche anno fa ero così anticonformista.

Anche in Hannelore Martens ha voluto esagerare  a bella posta i toni (bella, provocante, carrierista eppure capace di slanci sentimentali) o lo ritiene un personaggio del tutto realistico?

Hannelore è un personaggio del tutto reale, l'ho conosciuta quando ho cominciato a scrivere. Aveva 29 anni all'epoca, appena l'ho vista ho pensato fosse un personaggio da romanzoŠe lei tra l'altro è ancora esattamente così.

Perché, invece, Versavel, che pure potenzialmente con la sua omossessualità potrebbe risultare il personaggio più dirompente, appare così misurato, controllato, talvolta persino sfocato?

Avevo bisogno di un personaggio un po' più contenuto che potesse calmare gli animi esasperati dei suoi colleghi. In Belgio poi ormai l'omosessualità è del tutto accettata, ma per far parte dell'esercito o della polizia sembra ci sia bisogno di una forte virilità, perciò il mio personaggio  rispetta questa costante.

Nel primo romanzo compare un'allusione ai templari, nel secondo si parla dell'associazione segreta Thule: come mai ha effettuato queste digressioni - alla Dan Brown verrebbe da dire - in un territorio propriamente avventuroso o spionistico?

Beh, prima di tutto io ne ho parlato prima che lo facesse Dan Brown! Comunque sono argomenti in cui sono abbastanza ferrato poiché avendo lavorato per molti anni come custode in una chiesa, mi sono giunte sempre molte informazioni.

Mi hanno sempre affascinato  tutte le associazioni segrete e una volta ho persino visto un quadrato "sator" sul tetto della casa che un mio amico aveva appena acquistato.

Nei suoi primi romanzi si parla di separatismo fiammingo e vallone: qual è la sua posizione in merito a questo problema divenuto in questi mesi in Belgio di scontante attualità?

Ci sono state da poco le elezioni e ciò ha rafforzato il separatismo perché i valloni hanno votato a sinistra e i fiamminghi a destra. Posso solo sperare a breve la situazione migliori, ma sarà molto difficile, il problema sono i politici che da ambo le parti non fanno che fomentare l'odio.

Pensa di rimanere fedele al terzetto Van In-Martens-Versavel o ha già progettato di dare vita a una nuova serie?

Sì, in Belgio sono già arrivato al ventisettesimo giallo della serie, che sarà pubblicato a breve, vorrei arrivare a quaranta prima di fermarmi. Chiaramente ciò che cambia è l'importanza e il peso differente che hanno i tre protagonisti nel corso dei vari romanzi.

I suoi protagonisti sono apparsi anche al cinema o in tv?

Al cinema ancora no, ci sono dei progetti, ma ancora nulla. In tv, invece, hanno fatto una serie, che è stata esportata anche in Francia e in Germania, con successo.

Farà un tour promozionale dei suoi romanzi anche in Italia?

Sono a Roma per questo, poi chissà in futuro potrei anche pensare di andare in qualche altra città.