Per tre quarti di secolo – dal 1770, quando esordì al cospetto dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, fino all’incendio che lo ridusse in cenere a Filadelfia nel 1854 – un automa in abito da turco sfidò in Europa e negli Stati Uniti tutti i maggiori scacchisti e i più influenti personaggi politici del tempo. Tra i suoi avversari si annoverano certamente Benjamin Franklin e Napoleone – altri aggiungono alla lista Federico il Grande, Caterina di Russia, Luigi XV, Giorgio III d’Inghilterra. Persino Ludwig van Beethoven incrociò la sua strada con quella del Turco. Ma l’automa sfidò soprattutto le menti analitiche che accorrevano alle sue esibizioni: dov’era il trucco? – dato per certo che non era ragionevole che un automa potesse giocare a scacchi e vincere quasi tutte le sfide che gli venivano lanciate. All’interno della cattedra che il Turco dominava come un profeta biblico, c’era forse nascosto, tra mille ingranaggi, un bambino sapiente? un nano esperto? un polacco ufficiale di cavalleria privo delle gambe? O l’automa veniva comandato da improbabili congegni magnetici?

Il Turco era stato costruito, su richiesta dell’imperatrice Maria Teresa, da un ungherese, Wolfgang von Kempelen, che per primo lo esibì in tutta Europa. Nel periodo napoleonico passò poi nelle mani del viceré d’Italia, Eugenio di Beauharnais, languendo in un deposito del Palazzo Reale milanese; proseguì la carriera al soldo di un inventore di aggeggi meravigliosi, Johann Nepomuk Maelzel che lo condusse anche negli Stati Uniti, e là terminò mestamente con un medico di Filadelfia, John K. Mitchell che, per scoprirne il segreto, lo sezionò quasi fosse un cadavere in una lezione d’anatomia. Tra i molti che scrissero di lui, suggerendo le più astruse soluzioni della truffa, vi fu, nel 1836, un giovane Edgar Allan Poe. L’articolo nel quale confutava la mera meccanicità del congegno e la determinante presenza dell’azione umana – Il giocatore di scacchi di Maelzel – è uno dei primi testi dati a stampa dallo scrittore americano. Vi sperimentò, forse per la prima volta, l’apoteosi dell’analisi speculativa che avrebbe poi magistralmente sviluppato in alcuni suoi capolavori, come I delitti della rue Morgue o La lettera rubata. In quelle brevi pagine – che si possono leggere in appendice – Poe rimase stregato dallo sguardo che aveva gettato sull’abisso, scrutando il fondo oscuro dell’inganno e quello abbagliante della sua fascinazione.

Il Turco di Tom Standage (Nutrimenti) - Traduzione di Dora Di Marco - Con un contributo di Giorgio Pressburger - pag. 308 -  € 19,50 - Isbn 978-88-6594-007-5 - In appendice Il giocatore di scacchi di Maelzel di Edgar Allan Poe nella traduzione di Filippo Tuena

Tom Standage è editor dell’Economist, per il quale si occupa di nuove tecnologie. Suoi articoli sono stati pubblicati anche dal Guardian, dal Daily Telegraph, dal New York Times e da Wired. È autore di cinque libri sulla storia della scienza e del progresso, di cui due tradotti in Italia, Una storia del mondo in sei bicchieri (2008) e Una storia commestibile dell’umanità (2010), entrambi per Codice Edizioni.