Un toscano d’ocche… 

Già di questo autore avevo letto Il nibbio dell’Uccellina dove l’ispettore Eugenio Curto detto Uge, cinquant’anni suonati, sposato due volte, se la deve vedere con un assassino che prima uccide con delle botte in testa e poi annega le sue vittime dai gusti sessuali diversi dal solito (si fa per dire perché oggi la cosa si sta espandendo a macchia d’olio ed è il normale a sembrare diverso).

Altri particolari sul nostro Uge: di famiglia comunista, comunista pure lui, attirato dalle sottane ma sfortunato con le donne così come sfortunato nella pesca, buongustaio, fuma il toscano, ce l’ha coi turisti che vengono a buttare all’aria la costa maremmana (in particolare coi “romanacci”), coi guardoni e coi finocchi  (esilarante l’ominide Alberensis), coi giornali che inventano tutto, con il computer che toglie il gusto di un buon libro, cogli avvocati razzaccia infame e insomma avete già capito che tipo è.

Questa volta me lo ritrovo in Lo sgozzatore di cigni di Giorgio Diaz, Montag edizioni 2009. Qui siamo agli inizi della storia del nostro Uge e della futura moglie Giulia. Praticamente un viaggio a Londra con i suoi amici e la fissa per le gnocche. A Hyde Park un cigno sgozzato. Viene data la colpa ad un giovane turista italiano. E poi vengono sgozzate delle ragazze (momenti cruciali in corsivo). Siamo al tempo dei rockers e dei mods tanto per darvi un’idea.

Insomma un vero e proprio “casino” in cui si troverà coinvolto insieme al commissario Pinkerston (nome noto appositamente storpiato). E il ritorno nel nostro paese dove Giulia è abbrancata da Girolamo che le ha messo gli occhi addosso. Una festa di parole e linguaggi diversi (anche stranieri), una golosa miscela di dialetti, di sorprese letterarie, di vernacolo e lingua scelta, di citazioni culturali. Il trionfo dell’umorismo ora leggero e smaliziato, ora corposo e popolare che fa comunque sempre sorridere.