Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente

Di solito sono nel mio studio con le cuffie nelle orecchie mentre ascolto musica lounge o jazz, ma nel corso degli anni ho imparato a scrivere dappertutto e in qualsiasi condizioni. Portatile alla mano mi sposto senza problemi. Diverse pagine del mio primo thriller sono state scritte durante un volo intercontinentale verso la Tailandia, tutti gli altri passeggeri dormivano e io mi sono ritagliato il mio spazio in pace assoluta.

Come scegli le tue vittime? Confessa!

Non c'è una regola precisa a volte le vittime nascono con la storia stessa, altre volte si identificano nel procedere della narrazione. Più di una volta mi sono divertito a uccidere questo o quel personaggio solo perché mi era diventato antipatico… una delle piccole soddisfazioni di avere libertà assoluta nella creazione delle storie.

Qual é il tuo modus operandi?

Tendenzialmente tutto parte da una suggestione, che è ancor meno di un'idea. Quindi un luogo, un odore, un personaggio, un evento scollegato da tutto, a esempio il mio ultimo thriller O' Regno è nato da una frase sentita a lavoro. Poi del tutto arbitrariamente il mio cervello comincia a lavorare su quello spunto, collegando altri elementi, sviluppando abbozzi di eventi. Come se dei pezzi di un puzzle sparpagliati nella mia mente, lentamente cominciano ad avvicinarsi l'un l'altro. Passo dopo passo mi rendo conto che sta nascendo una storia, a quel punto mi metto a buttare giù idee in ordine sparso, e poi cerco di portare ordine nel caos, e così lentamente nasce una vera e propria trama, e poi una scaletta (per lo meno dei primi capitoli). Non riesco mai a preparare una scaletta completa perché una volta che ho ben chiaro l'inizio l'urgenza di iniziare a scrivere mi fa rompere gli indugi. Molto spesso la scaletta della seconda parte va di pari passo con la scrittura della prima.

Chi sono i tuoi complici?

Di sicuro mio moglie Paola Luciani, innanzitutto perché insieme scriviamo romanzi per bambini e ragazzi e quindi il nostro è un lavoro di ideazione e scrittura a quattro mani. Nei romanzi "duri" che invece scrivo da solo il suo ruolo è comunque fondamentale perché da suggerimenti preziosi, ascolta i miei dubbi, e sopporta le mie interminabili narrazioni.

Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!

Ottimi rapporti, sia con i ragazzi che leggono i miei libri per un pubblico più giovane (insieme a Paola facciamo decine di incontri nelle scuole ogni anno – un po' in tutta Italia), e sia con i miei lettori di romanzi thriller, sono attivo sui social e facilmente contattabile, quindi molto spesso mi trovo a interagire con i miei lettori. Mi piacciono inoltre le presentazioni e i festival/rassegne letterarie, e ci partecipo sempre con gioia, questo perché essendo prima di tutto un accanito lettore adoro stare in mezzo ai libri, parlare di libri, respirare storie e vivere il mondo delle librerie e delle biblioteche.

Che messaggio vuoi dare con le tue opere?

Nessun messaggio consapevole. Mi piace raccontare storie, intrattenere, far viaggiare la fantasia del lettore. Cerco di creare storie di impatto che rimangano impresse, e soprattutto personaggi complessi e sfaccettati in cui posso di volta in volta immedesimarmi nella scrittura in modo da renderli il più reali possibili, con tutte le loro debolezze e contraddizioni. I miei libri non nascono quindi dalla volontà di presentare o portare un messaggio, ma da un insopprimibile desiderio di raccontare storie, di mostrare e far vivere altre esistenze, di costruire intrecci che siano una sfida sia per me come autore, che per il lettore che si ritrova un mio libro fra le mani. una frase del tipo "non mi sono riuscito/a a staccare dal tuo libro" per me è il più bel complemnto.