Sicuro di non essere riconosciuto senza divisa, entrò in uno dei bagni che sapeva più rinomati e ordinò un drink. Lo spazio era ancora respirabile e dal mare arrivava una leggera brezza che solleticava i fianchi sotto la camicia leggera. Una sensazione che sapeva d’antico. Cosa ci sto a fare qui, pensò, a fare il patetico detective di un caso irrisolvibile. Una donna gli si avvicinò e gli chiese da accendere. Il drink gli sembrò fare il suo effetto; avrebbe voluto risponderle: Prendi me, che sono tutto un fuoco, ma poi si ricordò dei suoi cogenti problemi alla prostata, e se ne uscì con: Sono desolato, non fumo. La donna abbozzò un sorriso e mentre si allontanava si voltò ancora verso di lui e poi scomparve. Si sedette ad un tavolo con nella mente un dilemma: risolvere il caso o la sua vita? In quel momento sentì la soneria del telefono. Lesse il messaggio scandendo le sillabe, Clif-fhan-ger... Lo pronunciò di nuovo. Uno scherzo o forse un errore.

Cliffhanger! tuonò un uomo, improvvisamente alla sua vista. Si presentò porgendogli la mano, Piacere - biascicando un nome – “Lo avrebbe capito anche uno ignaro di lettura labiale, lei ha pronunciato Cliffhanger! E, dal suo sguardo, mi pare di capire che lei non ne conosca il significato”. Piacere, rispose C, che stava per aggiungere il grado dell’Arma, ma non lo fece. “Deve essere un errore - soggiunse - Succede. Ogni giorno viaggiano miliardi di sms”.

L’uomo era un tipo robusto sui 40, forse 45 anni. Ancora giovanile e atletico. Non ancora incanutito. Vestiva con abbigliamento sportivo, poco adatto all’occasione, e calzava delle sfavillanti sneakers. Forse un istruttore dello stabilimento per aspiranti surfisti alla moda o per comitive di pensionati dediti all’acquagym. Si sedette al tavolo di C senza esserne invitato e attaccò:

“Si ricorderà, o forse no, di quella famiglia brasiliana sterminata circa venti anni fa. Il marito, preso da raptus dopo la brusca interruzione televisiva della finale dei mondiali di calcio, impugnò un machete - strumento che abitualmente usava al lavoro – e infierì sulla moglie e i tre figli. Non ebbero il tempo di difendersi, come risultò dalle ferite. L’uomo, ancor più spaventato, uscì di casa brandendo l’utensile ma riuscirono a bloccarlo senza altri spargimenti di sangue. Si riuscì a stabilire il tempo esatto in cui sopravvenne l’ascesso d’ira, minuto 22 del primo tempo. Si trovò poi che coincideva con una delle azioni più belle e travolgenti della partita, ma l’uomo non vide mai come andò a finire”.