Si erano incontrati per caso, poche ore prima, gironzolando tutti e due nel caos del luna-park. Si conoscevano appena, abitavano nello stesso quartiere e qualche volta si erano incrociati sull'autobus del mattino: un sorriso, un saluto, due battute.

Lei rideva e lui faceva di tutto per farla ridere, con la sua aria spaccona, mescolati nei suoni, scansando la gente, attratti dal tirassegno, dai pesci rossi, dai bimbi, dalle automobiline, dai palloncini e dalle giostre, dalla musica e dalle voci assordanti degli altoparlanti.

La prese per mano. Lei non si ritrasse. Un'ultima corsa verso l'uscita, su uno sterrato pieno di buche e pozze di fango.

L'una di notte, l'eco degli suoni alle loro spalle e di fronte la periferia, metallica, anonima, silenziosa, addormentata. La testa alleggerita da un paio di birre, abbracciati, con lei che si aggrappava alla sua spalla e anmmiccava maliziosa, in bilico tra l'espansività dei suoi vent'anni e il desiderio di baciare.

"Il sottopasso!" esclamò lui.

Il sottopasso, pensò lei. Off limits: tossici, barboni, negri e marocchini. Una corte dei miracoli che nessuno più in città voleva affrontare per non correre rischi. La polizia ci passava di rado e la gente preferiva fare il giro largo, più lungo di mezzo chilometro per ritrovarsi dall'altra parte delle transenne che sbarravano la strada. Qualunque genitore sarebbe inorridito all'idea dei loro figlioli mescolati in quell'immondezzaio urbano.

"Il sottopasso!" gridò lei con una vocina eccitata dall'avventura.

Scesero senza tentennamenti i primi scalini, scomparirono dopo un attimo nell'oscurità di quell’antro urbano costruito dieci anni prima.

 

Cinque minuti dopo, lei riemerse tutta sola dalle viscere della terra. Si fermò. Pulì un serramanico con un fazzoletto. Era stufa di passare tutti i sabato sera al lunapark e trovare solo uomini disposta a farla ridere e a rischiare avventure folli ma che, mai e poi mai, cercavano di baciarla.

Gettò il coltello nel cestino dell'immondizia. Era convinta che nella confusione nessuno li aveva notati e tracce sul coltello non ne aveva lasciate. E poi per quel morto steso nel sottopasso la polizia avrebbe trovato qualche colpevole tra barboni e balordi gettati là sotto a dormire. Controllò il portafoglio che gli aveva tolto di tasca. Oltre a non saper baciare era pure povero.

E lo lanciò in un cespuglio.