Come responsabile editoriale sei citato tra quelli più giovani. Quali potrebbero essere i vantaggi?

Di essere più giovani dei miei colleghi? Forse essere più avvezzo alla contaminazione, alla fruizione digitale della lettura, più orientato a rendere eterogeneo il mio catalogo... Tutte cose che potrebbero essere visti anche come svantaggi...

 

Come riesci a conciliare la tensione tra passione ed esigenze di mercato?

Ogni anno ci possiamo togliere qualche sfizio, e decidere di osare e rischiare un paio di titoli del cui esito commerciali siamo poco convinti. A volte, rimaniamo piacevolmente sorpresi. Altre, meno, ma comunque siamo contenti di avere tradotto un titolo per pochi affezionati cultori. Se per un piccolo editore come noi pubblicare libri si riduce esclusivamente alle esigenze di mercato, tanto varrebbe cambiare mestiere. Senza la passione questo è un lavoro che non si può fare.

 

Edizioni BD ha in catalogo fumetti, comics, manga, manhwa, artbook, romanzi, saggi e bande dessinée. Il tuo ruolo prevede una certa versatilità culturale?

Sì, credo di sì: è un complimento, spero? Scherzi a parte, sarei un pazzo se non mi fossi circondato di collaboratori che possono fornirmi competenze verticali in ogni settore summenzionato. Cerco di operare poi una sintesi, bilanciando i pareri degli editor e dei commerciali, e cercando di continuare a compilare il catalogo secondo la mia personale visione.

 

Nonostante la suddetta versatilità, c’è un leit-motiv che accompagna, al di là dei generi, le scelte?

Il nostro fumetto o romanzo o saggio deve avere un buon livello di intrattenimento senza mai scadere nel becero, deve fornire emozioni e suggestioni grafiche importanti e deve andare a pescare in quell’immaginario di cultura popolare di cui ci nutriamo.

 

In alcune di queste scelte editoriali, sembra ci sia la volontà di leggere una storia oltre la storia (mi riferisco ai testi che uniscono squisitamente narrazione e biografia, come “Le regine del terrore”, di Davide Barzi o anche a “Guns’n Roses Reckless Road”, o la biografia Slash etc). L’interesse per i percorsi artistici li rende materia d’arte?

Credo che una storia, una buona storia, sia la pietra angolare di un libro, a fumetti o no, a prescindere dal taglio che l’autore o il curatore vorranno operare. Per citare un’abusatissima frase di Stephen King: è la Storia, e non colui che la racconta.

 

Anche tra i fumetti spiccano nomi significativi. Ce ne puoi elencare cinque, tra quelli che hanno riscontrato maggior successo, spiegando qual è il loro shining?

A Panda Piace è uno degli ultimi arrivati nel nostro catalogo, ed è subito riuscito a ritagliarsi uno spazio importante, per la freschezza, la gioventù e la sfrontatezza che sembra ostentare in ogni pagina.

Milano Criminale è uno di quei progetti il cui divertimento intrinseco a volte fa dimenticare l’obiettivo di chiuderlo e stamparlo e distribuirlo. Un team geniale, divertente, affiatato e ispirato è cosa rara. E sono convinto che ogni lettore se ne accorga.

Torpedo è un fumetto che riesce a soddisfare lo sguardo, con le spettacolari tavole di Bernet, e l’udito, per la musicalità dei sapidi testi di Abuli. E, ancora, la mente, per le divertenti trovate dei due spagnoli, e lo stomaco, per le tragicommedie umane così ben tratteggiate, e il cuore, perché ogni donna disegnata da Jordi fa innamorare.

Tre Ombre è un’opera di straordinario impatto emotivo, soprattutto per chi ha dei figli. Mi sono commosso leggendola, traducendola, e pubblicandola.

Ucciderò di nuovo Billy the Kid è un fumetto italiano che sulla base della cultura americana “classica” (il western), contaminata dalle mode più recenti (gli zombi), erige un monumento all’Amicizia, all’Amore e alla Morte difficile da dimenticare.

 

Puoi spendere due parole per il meraviglioso lavoro in duetto Jodorowsky-Moebius?

E certo, non li ho citati prima proprio perché avevo sbirciato questa domanda... Che dire di questo straordinario duo che non sia già stato detto? Leggere le loro opere credo sia paragonabile all’avere assistito anni fa agli spettacoli di Houdini. Qualcuno che senza poteri magici, riusciva a incantare il suo pubblico come nessun altro.

 

Alan Moore ed Eddie Campbell in “Un disturbo del linguaggio” affrontano tematiche metaforiche, magiche, universali (e non lo fanno solo loro). Eppure c’è ancora chi sostiene il vecchio adagio che il fumetto sia un sottogenere poco impegnativo...

A proposito di magia... farei una bella macumba a tutti gli imbecilli dal vocabolario ridotto che, poveri di metafore, paragonano ancora uno spettacolo noioso, o un avvenimento ingarbugliato, a un “fumetto”.  Basti pensare al tipo di preparazione che serve per scrivere e disegnare un fumetto, rispetto a quella utile a lavorare in televisione...

 

Tra i miti spicca Fantomas, nella trilogia sceneggiata da Luigi Bernardi e disegnata da Onofrio Catacchio. Fantomas rappresenta il male. Oltre a ciò, come altrimenti definiresti questo antieroe?

Come tutti i personaggi dichiaratamente, palesemente e spudoratamente negativi, Fantomas è liberatorio, permette di stracciare i veli dell’ipocrisia e di tradire le nostre emozioni più recondite, e fors’anche di soddisfare sopite volontà di potenza. Personalmente, ho sempre associato Fantomas a Lafcadio, lo straordinario personaggio di André Gide.

 

Accanto a grandi supereroi del bene e del male come Batman, Sprayliz, Superman, 666 Satan, Warcraft, Starcraft, Cyborg 009, compaiono eroi come Grisù, Panda, Maciste. Cosa attesta la dimensione eroica?

Nel fumetto supereroistico l’avere un mantello è un buon indizio. Nel fumetto bonelliano, avere un nome e un cognome che iniziano con la stessa lettera è un bell’aiuto.

Scherzi a parte, nessuno dei personaggi citati assume per me una vera dimensione eroica, che mi piace quando ha una dimensione umana e una quest, una ricerca, una missione da compiere scevra da interessi personali. Associo il termine ‘eroe’ a Garibaldi, o Che Guevara o, nella fiction, al classico Prometeo, o al V di Alan Moore...

 

Massimo Carnevale, Diego Cajelli, Micheal Chabon, Giorgio Cavazzano, Kazuo Koike, Luca Enoch, Jim Lee, Jacques Tardi, Tiziano Sclavi, e tanti altri nomi illustri. E per quanto riguarda i nomi meno conosciuti? Quale deve essere la qualità, la capacità attrattiva di un libro, perché venga da voi pubblicato?

Questo è molto difficile da sintetizzare. Abbiamo un catalogo così eterogeneo che è difficile trovare il minimo comune denominatore di Grisù e della Voce del Fuoco. Ci sono rari casi in cui ci piacciono giovani autori cui chiediamo di preparare qualcosa per noi, che poi cerchiamo di levigare e smussare e raffinare in modo che venga fuori meglio possibile.

 

É in uscita "Morire un po’" di Megan Abbott, consacrata negli Usa come "nuova regina del noir" da James Ellroy. Oltre a queste ottime credenziali, quale credi sia lo shining di questa scrittrice?

Megan è una scrittrice incredibile che, proprio come uno dei suoi personaggi, ti avvisa già dalle prime righe del fascino della sua prosa, e nel farlo, ti ha già conquistato.

 

Ci anticipi qualcosa sui prossimi progetti di BD?

Con la nostra etichetta manga siamo riusciti a portare nelle fumetterie prodotti molto popolari, anche di grande tiratura, a prezzo contenuto. Mi piacerebbe riuscire a fare qualcosa di simile con produzione originali, di fumetto italiano.