Non ci si può svegliare con in gola un nodo che stritola il respiro. Come sopravvivere a un altro giorno, fino a notte?  Reggi, Gilda, reggi, che il mondo dei vivi è un bastardo animale e se si accorge che sei debole ti sbrana in un solo boccone. Cazzo, come l’orco verde di quand’ero bambina? Peggio, Gilda … peggio! Gilda gira il cucchiaino nella tazza nel caffè, 8:00 del mattino, sotto gli occhi dei figli che lanciano in aria briciole di riso soffiato e neanche finiscono il latte che Gilda ha preparato. Urla di stizza per chi accende  per primo la TV, dieci minuti, solo dieci minuti di  cartoons prima di andare a scuola. E chi ce l’ha dieci minuti? Reggi, Gilda, reggi, che adesso li carichi in macchina e li molli alle insegnanti e poi vai a fare il tuo dovere in ufficio. Il mondo dei vivi è un boa che attacca silenzioso, e tu fa’ finta di niente. Sorridi, Gilda …

Gilda mette le tazze sporche nell’acquaio, sopra i piatti della sera prima, afferra la borsetta, e getta un’occhiata al mucchio di bollette sopra il muretto. Oggi le pago! Quant’è vero iddio che oggi le pago … non come un mese fa che nel portafoglio c’erano solo dieci euro e il bancomat non sputava più fogli neanche a pregare, non come una settimana fa che avrei voluto pagare ma alla posta alle 8:20 di mattina la fila arrivava fino alla piazza, non come ieri che volevo pagarle ma poi l’ho scordate. Oggi non me le scordo, oggi pago!

Mamma piove! urla Guido, 5 anni, aprendo la porta di casa. Chi cazzo sei, orco verde? Nessuno sei... e per me oggi può venire giù il diluvio che Noè neanche sa cosa sia, ma io reggo e pago le bollette, poi vado al lavoro, timbro il cartellino e sorrido a quel fetente del capoufficio …

Io non voglio uscire con queste scarpe, mi bagno i piedi … grida Magda, 4 anni. Voglio gli stivali di gomma rossa, quelli con Techna delle WINX …

Reggi, Gilda, e scrollati dalle gengive la voglia di azzannare tua figlia …

Queste scarpe vanno bene … e poi ti sembra che piova? A me, no … c’è il sole, lo vedi che bel sole?

Magda e Guido incrociano lo sguardo … che dice? È impazzita. Gilda afferra due figli, due zaini, tre ombrelli, dieci bollette e scende di corsa le scale esterne lanciandosi dentro l’utilitaria dalla vernice un po’ scrostata.  Mamma, perché vai così veloce?, chiede Guido. Non vado veloce! Sì, invece   ribatte Magda. Reggi, Gilda, che loro non possono capire la fretta di chi ha bisogno di silenzio … e più pigi  sull’acceleratore prima avrai la tua mini-oasi, cinque minuti al bar per il secondo caffè prima di farti sopraffare dalla gente all’ufficio postale che parla di debito pubblico e colesterolo, pigia, Gilda, sull’acceleratore … Un piccione cammina sul marciapiedi, lungo la carreggiata, poi fa un piccolo volo e si pianta in mezzo alla strada proprio mentre passa l’utilitaria. Ehi, ma che fa? Gilda inchioda con una frenata da paura, rischiando di essere tamponata. Clacsons che infamano contro la sua sensibilità. Un piccione che attraversa la strada si ammazza e basta!, urla contro di lei l’uomo che sta nell’auto dietro la sua, abbassando il finestrino e sporgendosi in avanti, anche se piove. E chi lo dice? Dove sta scritto che un piccione, che fa quello che deve fare, volare, beccare, camminare sul marciapiede, cacare sopra le teste, tubare sopra i tetti, farsi i fatti propri, non urlare nelle orecchie di nessuno, non pagare le bollette, passeggiare tranquillamente, deve essere ammazzato? Gilda vede l’auto che vuole aumentare il passo e lei rallenta per farsi sorpassare. L’auto si ferma lungo la carreggiata, poi l’uomo scende, cercando di attraversare la strada. Dall’altra parte il giornalaio. Reggi Gilda che stamani c’è davvero il sole …giallo, caraibico, caldo, bruciante …

Mamma, ma che fai? Chiede Guido vedendo Gilda che adesso procede lentamente.  Vi ho allacciato le cinture, vero Guido? Si mamma … rispondono all’unisono Magda e Guido.

Reggi, Gilda, che ti riesce bene capire chi ti sta davanti … pigia sull’acceleratore e vaffanculo a sto’ stronzo che non merita di vivere se non rispetta neanche un piccione.

MUORI!

Sai che ti dico Gilda? Le bollette le paghi domani!

Bettina Bartalesi nasce a Firenze nel 1968. Oggi è il risultato di uno straordinario mix tra ciò che è sopravvissuto ad un’adolescenza vissuta nel bronx fiorentino, tra case popolari dello sbiadito quartiere Isolotto e una vita sulle colline di Firenze, Impruneta, dove vive da quindici anni.

Colori diversi, di vita e di affetti, che si fondono insieme.

Passioni: vivere nel retroscena, pensare e scrivere di personaggi che pensano.

Amori: un gatto. Un uomo, due figli colombiani.

Stagioni preferite: autunno e inverno.

Luoghi preferiti: quelli del cuore e il Bicchiere, tra i boschi della montagna pistoiese, perché pochi sanno dov’è.

Autrice di racconti noir, vince con “Pioggia” il Premio Orme Gialle 2006.