Superò la porta a vetri con agilità. La sala era grande e affollata. Nel centro, un tavolo rotondo consentiva ai clienti  di sbrigare le ultime operazioni, seduti comodamente.

Lo raggiunse. Sedette e aprì la valigetta – poco più grande di una ventiquattr’ore di colore grigio metallizzato – che per tranquillità, durante il tragitto a piedi, aveva assicurata al polso destro con una catenella. Senza dare nell’occhio, azionò il congegno della bomba. Questione di pochi minuti. Il tempo di uscire. Tutto calcolato. Un attentato coi fiocchi. Studiato nei minimi particolari. Un attentato da libri di storia. Ne era convinto e aveva accettato, con orgoglio, di piazzare la bomba nella banca. Affondò la mano sinistra nella tasca della giacca, sicuro di trovarvi la chiave del lucchetto della catenella. Ma non la trovò. Cercò, con difficoltà, nell’altra tasca. Niente. Provò coi pantaloni. Niente neanche lì. Non era possibile. Non era possibile che gli fosse caduta. Stupido. Stupido come pochi. Stupido a non verificare prima di attivare il congegno. Stupido.

L’esplosione fece rabbrividire la città.