Fatti i saluti d’obbligo passiamo subito alle domande:

Abbiamo letto che si è laureata in giornalismo. La sua è stata una scelta ragionata e voluta?

Prima di tutto mi ritengo e mi definisco una comunicatrice e mi è sempre piaciuto raccontare delle storie fin da bambina. Ho sempre amato scrivere, scrivevo un poco di tutto dai racconti alle poesie, ho creato un giornale tutto mio ma questa mia passione mi ha in qualche modo indotto a pensare che scrivere fosse un hobby un passatempo non una professione e quindi ho pensato che dovevo studiare un qualche cosa socialmente più accettabile più ben visto così mi sono iscritta alla facoltà di giornalismo. Se fosse esistita una facoltà per specializzarmi come autore, come scrittore sicuramente avrei scelto di frequentare quella. In mancanza di una facoltà più specifica ho pensato che quella di giornalismo fosse il corso di studi più idoneo, per approfondire la comunicazione. Basti pensare che fino a poco tempo fa pur avendo già pubblicato due libri avevo un qualche imbarazzo a definirmi scrittrice. anteponevo sempre il mio titolo di giornalista a quello di scrittrice.

Attualmente oltre a scrivere, quale altra professione svolge?

Attualmente mi capita sempre più spesso di dedicarmi quasi esclusivamente a scrivere libri ma non è la sola cosa che faccio, infatti tengo anche dei corsi di scrittura creativa. E’ una attività che mi piace enormemente perchè a volte la professione dello scrittore è un lavoro un poco solitario, quindi avere per contro la possibilità di trattare con le persone, confrontarmi con loro mi realizza moltissimo. Inoltre insegno presso la facoltà di comunicazione e partecipo come speaker a un programma radio che è organizzato dalla stessa università. Si tratta di un programma radiofonico bilingue e le lingue che vengono utilizzate in questo programma sono lo spagnolo e l’arabo ed è una esperienza molto importante che mi realizza profondamente anche perchè nell’ambito di questo programma ho la possibilità di lavorare con un gruppo di ricercatori che si occupano dello sviluppo della cultura.

Quando ha sentito la voglia o il piacere di scrivere?

Si, come accennavo prima è stata sempre una cosa sempre stata presente

Da adolescente/ragazza cosa le piaceva leggere? Quali sono state le sue letture formative?

Sicuramente dal punto di vista degli autori, la categoria che forse mi ha insegnato di più è stata la categoria degli autori latino/americani. Non so se in Italia ci sia stato lo stesso boom, lo stesso tipo di successo ma a partire da Marques sono stati tutti importanti nella mia formazione come autrice.

Curiosamente se invece vogliamo analizzare questa formazione riguardo a singoli libri, quasi nessuno ed eccezione di “Cent’anni di solitudine” ha segnato un prima e un dopo nella mia vita, quindi tra i libri dovrei sicuramente indicare alcune grandi opere della letteratura francese che pure ha influito tanto nella mia vita, a partire dal romanzo “Piccolo Principe” che è stato forse uno dei primi libri che ho letto nella mia vita e mi ha segnato profondamente e ne porto ancora l’eredità dentro.

Ci risulta che prima del presente Ars Magica lei abbia scritto un altro romanzo storico. E’ un momento favorevole a questo tipo di romanzi?

Quando ho iniziato a scrivere non mi sono soffermata a pensare se fosse il momento più adeguato per scrivere un romanzo storico o meno.

Prima del precedente romanzo avevo già scritto un libro di racconti brevi e quindi quando mi sono messa all’opera per scrivere quel primo romanzo a dire il vero non speravo neanche che potesse arrivare ad essere pubblicato.

Mi piace il romanzo storico perchè penso che, anche se può sembrare un paradosso, rifletta la società di oggi e Ars Magica (La ragazza e l’inquisitore) se l’osserviamo analiticamente, lo mettiamo sotto il microscopio vediamo che la storia altro non è che il tentativo da parte di una persona di influire sui propri simili manipolandoli e utilizzando il potere che detiene. Un qualche cosa che non è un retaggio esclusivo dell’epoca che ritraggo nei miei romanzi ma che vediamo perpetuarsi tutti i giorni da parte dei governanti del mondo che creano delle cortine di fumo a regola d’arte per deviare la nostra attenzione, il nostro sguardo la dove interessa loro. Quindi io credo che scrivere un romanzo storico in qualche modo equivalga a scrivere sull’essere umano ed in qualche modo ci aiuti a riconoscere gli errori del passato e magari ad identificare quelli del presente.

Nello scrivere Ars Magica che tipo di lavoro di ricerca ha fatto?

Io credo che il mio romanzo “La ragazza e l’inquisitore” come avrà potuto vedere consti di due parti fondamentali ben distinte:

La prima è una parte che possiamo in qualche modo assimilare alla realtà, alla parte della ragione, al raziocinio dove abbiamo come protagonista Alonso de Salazar. In questo caso il personaggio e la sua storia sono molto ben documentati e io amo definire questo personaggio storico, realmente esistito, una sorta di Guglielmo di Baskerville che però ha vissuto davvero. Salazar ha annotato scrupolosamente tutte quelle che erano state le fasi del processo che è narrato nel libro e queste sue annotazioni sono reperibili in ben otto tomi che sono custoditi presso l’archivio nazionale di Madrid e quindi questa è stata la parte più facile da scrivere perchè c’erano fonti sicure a cui attingere.

Poi nel romanzo c’è l’altra parte altrettanto importante dove c’è la protagonista che è Mayo, la parte di fantasia, dove si rappresenta il potere magico, Mayo è una fattucchiera, una ragazza abituata a vivere tra folletti streghe, persone che volano che si rendono invisibili ed altro e tutto questo viene narrato come se fosse vero non come se fosse qualcosa che in realtà non accade.

In questa parte un ruolo fondamentale ce l’hanno le cosidette ricette di pozioni magiche che aprono ogni capitolo, ma anche questa parte in qualche modo viene ricondotta alla storia che racconto ed è sicuramente la parte che mi è costata più fatica raccogliere e documentare, perchè non ci sono libri o altro dove potevo documentarmi quindi diciamo che ho dovuto seguire due metodi di ricerca ben diversi per le due parti.

Tutti i protagonisti della vicenda tranne Mayo sono esistiti realmente?

Assolutamente si

Come è nata l’idea di scrivere questo romanzo? Ha avuto idea da qualche altra opera? Ad esempio “Il nome della rosa”?

Diciamo che da tempo io volevo scrivere un romanzo che parlasse del dualismo dell’animo umano e cioè lo scontro tra la nostra parte razionale, la nostra ricerca affannosa di trovare una spiegazione logica a tutto quello che ci sta intorno e la convivenza con gli atteggiamenti che nulla hanno a che fare con la logica e con la ragione. Molti di noi amano circondarsi di oggetti che riteniamo tra virgolette magici o che ci portano fortuna talismani, o alzarsi con il piede destro o ancora più frequentemente pregare Iddio e tutte queste cose convivono in perfetta armonia con un atteggiamento apparentemente razionale a 360 gradi. Quindi una volta deciso questo primo passo mi sono messa alla ricerca di un processo per stregoneria su cui imperniare il mio racconto e mi è piaciuto questo processo per il personaggio che l’ha seguito cioè l’inquisitore Alonso de Salazar che è tutto il contrario di quello che normalmente dovrebbe essere un inquisitore nell’immaginario comune.

Ovviamente non si può fare di tutta l’erba un fascio quindi non penso, come si dice in Spagna che tutti gli andalusi siano pigri o che tutti i catalani siano taccagni come voi dite dei genovesi, ho voluto raffigurare un inquisitore che era esattamente il contrario di quello che la gente pensa. Per quello che riguarda l’esempio che lei mi portava del romanzo “Il nome della rosa” è vero che dopo la pubblicazione, il mio romanzo è stato in alcuni casi paragonato a quello di Umberto Eco ed ha anche partecipato al festival dove si presentavano delle opere letterarie che potevano essere trascrivibili al mondo cinematografico ed il mio romanzo è stato indicato come un buon esempio di libro che poteva avere una buona rappresentazione sul grande schermo esattamente come è stato fatto per Il nome della rosa.

Non ho però assolutamente pensato di voler scrivere qualcosa di simile quindi diciamo non è stato un punto di partenza, uno spunto per scrivere questo mio romanzo.

Nel periodo che lei descrive la paura delle streghe, del demonio era veramente così forte?

Si c’era un vero terrore data anche la grande ignoranza esistente nei paesi, ma anche nelle città

Ritiene che solo in Spagna l’inquisizione sia diventata così potente oppure anche in altri paesi?

L’inquisizione spagnola è quella che gode della peggior fama, va però ricordato che contrariamente a quello che molti credono l’inquisizione spagnola ha mandato al rogo pochissime persone per stregoneria, la maggior parte delle persone che venivano accusate, processate e condannate erano sopratutto ebrei o mori conversi bigami e altre categorie più abbienti.

Invece l’Inquisizione in altri paesi europei ha fatto una vera e propria strage verso le persone accusate di stregoneria come in Germania e Olanda.

Non è che gli inquisitori spagnoli fossero particolarmente sensibili nei confronti delle presunte streghe o donne, vi era un motivo di ordine economico infatti diversamente da altri paesi l’inquisizione spagnola non dipendeva direttamente dalla giurisdizione di Roma e pertanto si doveva autofinanziare, e un modo per finanziarsi era quello di impossessarsi dei beni delle persone che venivano condannate. Inoltre alcune persone che venivano condannate non erano inviate sul rogo ma, se per esempio venivano condannate ad un anno di carcere, una volta scarcerate dovevano pagare all’inquisizione i costi di mantenimento per un anno cosi all’inquisizione non conveniva particolarmente cercare di catturare, condannare e quindi impossessarsi dei beni di una fattucchiera che nei maggiore dei casi era una persona povera che viveva magari in una grotta. Con questo non voglio dire che l’inquisizione spagnola non sia stata crudele, lo è stata sicuramente, ma con questa categorie di persone cioè streghe e donne è stata di gran lunga più crudele l’inquisizione di altri paesi europei. dove l’80% 90% dei condannati per stregoneria erano donne.

Il motivo di questo era che si trattava di donne prive di ogni tipo di protezione sociale, spesso erano vedove, donne sole che venivano usate come capri espiatori dal popolino che le accusava di varie cose, del raccolto andato a male, della grandine e altro e loro non potendo difendersi perchè abbandonate a se stesse e ignoranti venivano martirizzate.

Attualmente sta lavorando su qualche altro romanzo? Di che tipo?

Si ho in preparazione ed è quasi ultimato un romanzo che andrà in consegna all’editore questa estate anche in questo caso si tratta di un romanzo storico che tratterà di un periodo che va dal XIII° secolo ai giorni nostri, quindi e’ un romanzo a cui credo molto ed ho investito tantissimo e spero che possa essere accolto bene dai lettori

Chiudiamo l’intervista ringraziando della pazienza la simpatica scrittrice e la salutiamo.