La telefonata arrivò verso le otto di domenica mattina, dopo la colazione, nel momento esatto in cui Nicola aveva cominciato a lavorare al dodicesimo capitolo del suo secondo libro.

La voce all’altro capo era maschile, metallica e distante. «Buongiorno signor Portese.»

Nicola aveva ancora in bocca il sapore del caffè. «Sì? Chi è?»

«Uno che ha qualcosa che ti interessa.»

«Che cosa? Ma chi parla?»

«Tu hai preso il mio romanzo. Io ho preso la tua donna.»

Nicola rimase in silenzio e si guardò intorno come se il suo piccolo studio fosse in grado di dargli la risposta che cercava. La finestra dava su Ponte Vecchio, il sole si rifletteva sull’Arno come in un dipinto rinascimentale. Respirò profondamente, poi vide il calendario: 1° aprile. Sorrise. «Senti, amico mio, non ho tempo per gli scherzi. Sei stato originale, bravo, ma ora ho da fare.» E chiuse.

Tornò a concentrarsi su quello che Emma, la protagonista del suo romanzo, stava per dire. Era arrivato a un punto cruciale, nel quale lei doveva dichiarare a Fabio che non lo amava più perché da due anni aveva una relazione con Diego. Banale, pensò Nicola premendo ripetutamente il tasto CANC sulla tastiera. Forse poteva dirgli qualcosa’altro. Emma non aveva abbastanza carattere per dire in faccia al suo uomo quello che provava davvero. Forse avrebbe dovuto prendere tempo, oppure…

Di nuovo il telefono.

«Pronto?»

«Non è carino chiudere mentre la gente parla, Nicola. Non te l’hanno mai detto?»

Nicola Portese, uno sbuffo. «Ascoltami, chiunque tu sia. Chi ti ha dato questo numero? Sei un amico di Mauro, forse? E’ lì con te? Se è lì passamelo, che gliene devo dire quattro.»

«Non c’è nessun Mauro qui.» L’uomo aveva sempre lo stesso timbro di voce, piatto e quasi artificiale in quelle sfumature metalliche. «E non importa dove io abbia trovato il tuo numero. Ciò che importa è che entrambi siamo interessati a qualcosa che ha l’altro: tu hai il mio romanzo, io ho la tua ragazza.»

«E di quale romanzo si tratterebbe?»

«Lo sai, Portese.»

«No, non lo so. Perché non me lo dici tu?»

«Retrogusto.»

Nicola rise. «Retrogusto? Stai scherzando? E’ uscito l’anno scorso.»

«Sai che l’ho scritto io, Nicola. Lo sai bene. Hai cambiato i nomi dei protagonisti, lo hai ambientato in un’altra città, ma sai bene che è mio.»

«Senti, vaffanculo.» Nicola chiuse la comunicazione sbattendo la cornetta sull’apparecchio. Si massaggiò la faccia ancora mezza assonnata e cercò di calmarsi. Poi compose il 400, ma la voce registrata disse che non era possibile risalire al numero dell’ultima chiamata ricevuta.

Emma era ancora lì a lampeggiare sullo schermo e aspettare che Nicola le dicesse come comportarsi con Fabio. Ma Nicola era distante in quel momento, turbato da quelle telefonate che spezzavano il suo lavoro in tanti piccoli, inutili frammenti. Non sarebbe mai riuscito a rispettare la scadenza che Mauro, il suo editore, gli aveva richiesto. Dopo il successo di Retrogusto, gli aveva detto, la gente si aspetta un libro all’anno. E anche io.

Retrogusto aveva venduto in sei mesi ottocentomila copie solo in Italia, un successo davvero incredibile. In ballo c’erano traduzioni in almeno dodici paesi e l’ipotesi di un film per il grande schermo. Nicola, che dal lavoro di addetto all’ufficio stampa di una piccola casa editrice, era passato ai salotti dei talk show più famosi della TV, era stato preso alla sprovvista e tutt’ora si sentiva frastornato. E, soprattutto, per nulla in grado di gestire la fama che gli era piovuta addosso. Sentiva una forte ansia da prestazione e ogni volta che Mauro gli chiedeva a che punto fosse col nuovo lavoro, lui non sapeva cosa rispondere. Bisogna battere il ferro finchè è caldo, ripeteva Mauro da dietro la sua nuova scrivania comprata grazie al romanzo di Nicola, se esci tra poco con un nuovo libro, come minimo raddoppiamo le vendite. Dammi retta.

Me Emma si rifiutava di parlare. E questo era un problema.

E se fosse vero? Pensò Nicola di colpo ricordando le parole del tizio al telefono. Dopo tutto lui era un personaggio conosciuto e non era un segreto che avesse fatto i milioni con Retrogusto. E non era un segreto nemmeno il nome della sua compagna, Jessica Mainardi, una ragazza qualunque prima che Nicola pubblicasse. Il loro amore era finito sui giornali e poteva starci che un balordo li avesse presi di mira per guadagnarci qualcosa. Ma la richiesta restava senza senso: Nicola non aveva mai rubato nulla a nessuno e non aveva debiti.