Il suo computer era acceso e collegato a internet, alla posta elettronica. Dario stava fissando lo schermo da mezz’ora senza riuscire a staccarsene. Aveva ricevuto un messaggio da un anonimo e l’aveva aperto per curiosità, sfidando la possibilità di un’infezione da virus.

La lettera era breve:

CARO CONGIUNTO, IL TUO FRATELLINO MI HA DONATO IL CUORE E IO NE STO FACENDO UN OTTIMO USO. SE NON MI CREDI, SEGUI LE USCITE DEI GIORNALI.

Dario era rimasto allibito, si domandava che razza di persona potesse speculare su una simile disgrazia. Suo fratello era morto in un incidente e, essendo iscritto all’Aido e avendo la tessera con sé, gli avevano prelevato degli organi, tra cui il cuore, che avevano salvato varie persone. Ma che lui sapesse i donatori rimanevano anonimi. Come aveva potuto qualcuno arrivare fino a lui? E che significava quell’invito a leggere i quotidiani?

Spense il computer e andò a farsi una doccia. Non voleva fare tardi. Probabilmente era solo un crudele scherzo di una persona che aveva scoperto la parentela, magari qualche addetto dell’ospedale. Non ci avrebbe più pensato.

Dario era uscito dal lavoro e aveva deciso di andare a pranzo alla solita trattoria vicino alla sua libreria. Ci si trovava bene. E detestava invece mangiare da solo nel suo appartamento vuoto. Da quando sua moglie Marina se n’era andata, ci stava meno possibile. I primi mesi aveva persino dormito nel retro del negozio, ma poi si era deciso a riappropriarsi della sua casa che la moglie non aveva voluto. Non l’aveva fatto per generosità, ma soltanto perché era andata a vivere con il suo amante, un suo collega di lavoro.

Una storia ordinaria, banale, che tuttavia gli aveva scombussolato la vita e lo aveva reso insicuro, fragile. Si incolpava di avere perso sua moglie per la sua stupidità, perché non aveva colto i suoi segnali di richiesta di aiuto.

Ma dopo quasi un anno, in cui aveva riacquistato un po’ di lucidità, aveva cominciato a credere che questi segnali non ci fossero mai stati, che Marina avesse solamente smesso di amarlo e che niente le avrebbe fatto cambiare opinione. Non era tipo da tornare sui suoi passi e in questo caso meno che mai. L’aveva sentita al telefono e lei era chiaramente felice, lo mascherava, forse per senso di colpa, però lo mascherava male. E ultimamente neanche ci provava più.

Dario si era ripromesso di farcela da solo, non aveva voluto l’aiuto di nessuno, né amici, né familiari. Neppure di suo fratello. E all’improvviso la disgrazia. L’avevano chiamato da un ospedale per comunicargli che Piero era ricoverato in coma dopo un incidente stradale. Lui si era precipitato. I suoi genitori erano già lì, invecchiati di dieci anni. Purtroppo dopo poche ore Piero li aveva lasciati.

Il seguito non aveva alleviato il dolore, sapere che altri avrebbero finalmente vissuto meglio grazie a Piero non li aveva confortati. Lo strazio era sempre presente e solo il trascorrere dei mesi lo aveva reso più sopportabile.

Dario si sedette a un tavolo a un angolo della saletta e iniziò a leggere il menù, anche se finiva con l’ordinare sempre le stesse cose. Carmen, la cameriera, gli si avvicinò e prendendolo un po’ in giro gli elencò le sue pietanze preferite. Dario sorrise, Carmen riusciva sempre a tirarlo su.

Cominciò a piluccare il pane e a guardarsi intorno, salutò un paio di altri commensali, altri clienti abituali, che gli sorrisero, uno provò ad attaccare discorso, Dario gli rispose a monosillabi e infilò il naso nel piatto, non aveva nessun desiderio di essere socievole. Però ascoltava i discorsi degli altri, era un modo di far parte del mondo, anche se indirettamente. Un modo per non essere coinvolto in prima persona.

Al tavolo accanto al suo c’erano due donne, sembravano madre e figlia. E infatti dai loro discorsi Dario capì che lo erano e che stavano discutendo del fatto che la più giovane non voleva più andare all’università. Passò oltre.

Due tavoli dopo c’era una coppia, giovani e carini, si tenevano per mano e si sorridevano. Esistevano solo loro, non si accorgevano di chi era presente e non gli importava. Neppure del cibo che si stava raffreddando davanti a loro nei piatti.

Dario distolse la sua attenzione e la indirizzò verso un altro tavolo occupato. Due uomini stavano mangiando delle insalate, non li conosceva, indossavano abiti costosi, avevano l’aria di professionisti. Uno dei due, quello che gli dava le spalle, aveva accanto alla sedia una borsa marrone che sembrava quella tipica dei dottori.