Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente

Fisicamente in piccole stanzette piene di libri e di giochi, dove lo sguardo non spazia perché bloccato da volumi e scatole. Così è più facile che la mia mente vaghi per l'antica Roma, la Firenze medievale, le astronavi orbitanti attorno alla Terra o per altri luoghi remoti nel tempo, nello spazio, nella fantasia.

Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini?

Sono convinto che il poliziesco sia una vera e propria forma di gioco a tutti gli effetti. Non a caso, Poe inaugura il filone elencando, all'inizio de I delitti della Rue Morgue, una serie di giochi e di abilità che essi sollecitano nei partecipanti. Non a caso molti giallisti, come Van Dine con le Twenty Rules for Writing Detective Stories, scrivono veri e propri regolamenti per definire il genere e il suo funzionamento. E così, quando creo una situazione per un racconto o affini, io scelgo vittime e assassini in funzione del meccanismo giallistico e di una calibrata probabilità per il lettore di arrivare alla soluzione dell'enigma poliziesco prima delle ultime righe. Deve poterci riuscire, con un po' di abilità. La combinazione finale di vittima, assassino e meccanismo dev'essere non troppo facile né troppo difficile. E dev'essere abbastanza originale: nessun enigma è divertente se assomiglia troppo ad altri già noti. La soluzione verrebbe in mente per analogia e non ci sarebbe gusto. Anche perché parlo di lettore, ma più spesso i miei gialli sono giochi e non semplici racconti, che pure di quando in quando scrivo. Di norma creo enigmi polizieschi da rivista di enigmistica, libri-gioco a bivi, avventure per giochi di ruolo… E l'equilibrio della sfida, non troppo ardua né troppo facile, è fondamentale. Poi certo, sono umano anche io. E così ogni tanto mi capita di scrivere un racconto solo per il gusto di uccidere il ragazzetto scemo che mi è arrivato addosso con la macchina una notte passando con il rosso, mi ha fatto buttare l'auto nuova e anziché mostrarsi contrito di quel che ha combinato prendendosi le proprie responsabilità ha approfittato dell'assenza di testimoni per truffare l'assicurazione e l'INPS. Ucciderlo davvero mi avrebbe comportato alcuni sgradevoli effetti collaterali di tipo penale, mentre ucciderlo in un racconto ha comunque un suo piccolo effetto catartico e consolatorio. Perdonatemi, costa meno che andare dall'analista.

Qual è il tuo modus operandi?

Uno studio matto e disperatissimo dell'ambientazione, se come spesso accade è storica o anche letteraria, ripresa da altre opere. Ovviamente pure i personaggi ne fanno parte e sono oggetto di ricerche e documentazione. Con altrettanta urgenza mi dedico alla ricerca di una meccanica plausibile e originale per il delitto, creando il sistema di indizi e false piste che tracciano le linee guida dell'indagine e dello svelamento. Poi lascio agire i personaggi e sono loro a guidare lo sviluppo della trama, in fase di scrittura. O almeno, fa ganzo dire che è così: giusto?

Chi sono i tuoi complici?

Ne ho avuti e ne ho tanti… A partire da Antonello Lotronto, il mago dei Murder Party, e Andrea Plini: con loro ho esordito come autore di giochi professionista, scrivendo per la Cooperativa Un Sacco Alternativa – C.UnS.A. alcuni racconti-gioco gialli che negli anni '80 apparivano sugli inserti estivi del settimanale L'Espresso. Su Epoca, qualche anno dopo, creavo enigmi gialli a fumetti, illustrati da Gianluca Meluzzi e Dario Calì, due conniventi con cui poi nei decenni ho creato tanti altri giochi. Fondamentali sono inoltre gli amici del collettivo Carboneria Letteraria. Con loro o attraverso di loro ho messo assieme le partecipazioni a un bel po' di antologie di racconti, spesso gialli o noir: come Giallo Scacchi (Ediscere 2008), Nero Lazio (Perrone 2010), Uomini a pezzi (Eclissi 2010), La cattiva strada (Delmiglio 2015). O al giallo fantascientifico a ventotto e più mani Maiden Voyage (Homo Scrivens 2014), curato da Francesca Garello. Già, Francesca Garello. Archeologa, scrittrice, autrice di giochi e affini. Con lei ho creato diverse avventure investigative per il gioco di ruolo Lex Arcana, nonché l'intero supplemento sulla provincia d'Italia: non è un caso che i giocatori vi possano incontrare il giovane tribuno A. Perrio Masone, il quaestionarius G. Licinio Columbo, il commentariensis D. Tolomeo Ponzio. Se il marito Gregory Alegi mi è complice da decenni nelle imprese ludiche più aviatorie e guerresche, lei entra in ballo ogni volta che ci sono di mezzo l'antichità e il mito, il fantasy e la fantascienza, ma anche il giallo e l'indagine. Con Francesca e l'autore ludico di fama mondiale Domenico Di Giorgio, altro mio complice recidivo in più di un'impresa, abbiamo anche realizzato I misteri delle catacombe (2a ed. Parapiglia 2023), un libro-gioco a bivi in cui il lettore diventa un ragazzino di Testaccio di 1700 anni fa che indaga sulla scomparsa dei vicini… Insomma, se di cose ne faccio è anche perché sono in buona compagnia: ci si ispira e istiga a vicenda, si edifica un mattone a testa, e alla fine qualcosa si combina sempre.

Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!

Di sfida, ovvio. Bastoni e carote. O almeno, questa è l'apparenza quando li sfido a giocare con me. In realtà cerco di divertirli, di catturarli, di tenermeli stretti: ho bisogno di loro, inevitabilmente, per dare un senso a quel che faccio. Poi, ogni tanto, qualcuno si fa vivo e mi dà riscontri. Ed è molto interessante vedere come è percepito ciò che ho immaginato nella solitudine della mia cameretta, una volta che ha preso consistenza ed è andato per il mondo.

Che messaggio vuoi dare con le tue opere?

Io sono della scuola di Jerome K. Jerome, il grande scrittore inglese che nel valutare il messaggio del suo I pensieri oziosi di un ozioso commentava: "Questo mio volume non eleverebbe una mucca." Cerco di non dare messaggi precostituiti, né ho finalità propagandistiche o pedagogiche. Cerco più che altro di intrattenere, e poi magari pure di far riflettere su qualche tema attuale o eterno: ma in autonomia, non telegrafando al lettore-giocatore una mia risposta. Poi certo, forse nei miei gialli – al contrario che nei noir – resta un messaggio razionale e un po' ottimista: il crimine non paga, non uccidete né rubate. E non approfittate dell'assenza di testimoni per truffare l'assicurazione e l'INPS.