Falsi letterati rispondono


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ThrillerMagazine
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MessaggioInviato: Lun 19 Dic, 2005 4:55 pm    Oggetto: Falsi letterati rispondono   

Falsi letterati rispondono

Leggi l'articolo.
MessaggioInviato: Lun 19 Dic, 2005 4:55 pm    Oggetto: Falsi letterati rispondono   

Avevo letto l'articolo di Cucchi che, sinceramente mi ha fatto un po' pena. Come se io scrivessi sfottendo su Mozart che non conosco dicendo che siccome non si balla in discoteca non mi interessa e tanto la musica è un'altra cosa. Più che come autore- al quale di fare letteratura con o senza virgolette non importa un tubo- mi sento offeso come lettore e appassionato. vedere che dopo tanti anni c'è ancora qualche Solone che, pagato per di più, sputa sentenze, forse con il solo proposito di aizzare le reazioni e farsi pubblicità, m'intristisce. conserviamo tempo ed energie per scrivere e leggere belle storie. tra l'altro l'augusto letterato sfotte Carlo perchè lo ha visto in telvisione che, evidentemente è il suo mezzo d'informazione. Se i giallisti andassero al Grande Fratello o all'isola dei famosi saprebbe chi siamo tutti
bah!
rainwolf
Killer - Lupo Solitario
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MessaggioInviato: Lun 19 Dic, 2005 8:44 pm    Oggetto:   

………..Beh, Stefano, considera che gli intellettuali sono già da Vespa a parlare di Cogne ……
Io poi credo che Chucchi eviti come la peste di porsi una domanda fondamentale, e cioè perché la gente li legga, questi sottoprodotti letterari.
Personalmente amo questo genere letterario perché mi fornisce spesso buone storie, personaggi interessanti e spunti di ragionamento sulla contemporaneità.
Cose che spesso la Letteratura – con la L maiuscola ed il tono altezzoso – non fa, con trame inconsistenti e personaggi compiaciuti dai loro personalissimi tormenti intimi e autoreferenziali al limite dell’onanismo intellettuale. E fin qui mi va bene, ognuno parla di ciò che sa e ognuno legge ciò che vuole.
Quello che trovo decisamente irritante è la latitanza dai temi legati alla società civile: mafia, infiltrazioni criminali nell’economia, di “globalizzazione criminale” e potere politico, sono oggi argomenti troppo spesso relegati alla “letteratura di genere”. Alla faccia del ruolo dell’intellettuale nella società civile ….
Sono un lettore di gusto e cultura minore? Può darsi, spero di non perderci il sonno: e sinceramente di questi tempi ad essere illetterata e stupida rischio di prenderci gusto......
federico
Ospite

MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 8:56 am    Oggetto: FL   

i libri gialli non sono letteratura?
e chi se ne frega!
io leggo Dante e vedo i film porno con lo stesso piacere incondizionato, non ci vedo nessuna differenza, sono entrambi un 'accumulo' (come si scrive? Non ò voglia di guardare sul vocabolario, è troppo presto)! di oggetti di vario genere con le dovute differenze, ovviamente, ma il piacere rimane comunque, a parte gli scherzi o le battute (Bertoldo si confessa ridendo)...bisognerebbe anche capire cosa si intende per letteratura... e poi appunto, ma quando mai il giallo à voluto essere vera letteratura o falsa letteratura, mi sembra che questo tizio voglia tirare i libri gialli dentro una discussione che non à nessun senso, sinceramente,anche se ciò provoca, certo, dei moti di discussione
lamatagliente
Killer professionista
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MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 9:32 am    Oggetto:   

cara Rainwolf e cari tutti... il problema è che se nelle scuole passano certe definizioni di letteratura che escludono thriller e varie come spazzatura i ragazzi sarannocostretti a leggere solo classici che, da giovani, possono essere abbastanza pallosi... quindi la lettura(tutta la lettura) sarà associata a qualcosa di noioso e perciò abbandonata. in questo modo si hanno meno lettori, si vendono meno librie si possono pubblicare meno libri. oltre a questo si finisce per interrompere quella catena che io stesso ho risalito, magari cominciando a leggere una cosa leggerina, per poi passare a qualcosa di più interessante. e poi ci lamentiamo chei ragazzi non leggono... per forza...
mauro smocovich
Boss
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MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 11:07 am    Oggetto:   

Ciao Stefano, tu che sei di Milano, che ne pensi di questo, leggi leggi
è una scoperta che ha fatto Ugo Mazzotta sul blog di Lucarelli
e anche tutti voi, leggete, c'è da riflettere

tratto da: http://www.frontieraimmaginifica.it/scritture/MILANO_E_IL_POLIZIESCO.doc


MILANO E IL POLIZIESCO

Marco Amendolara



1. Vestibolo

Le tre grandi capitali del nord, a metà dell’Ottocento, erano realtà visibili; timide, certamente, rispetto alle potenze europee, ma in espansione. Milano era comunque, ed è ancora oggi, il vero centro internazionale della penisola. Le altre due, Torino – ingombrata dalla corona, dai miti provinciali subalpini, dai ritrovi intellettuali che avevano echi di pochi chilometri di diametro; e infine, dalla presenza asimmetrica e sotterranea della magia – e Genova (più chiusa in sé, nelle sue non facili ambizioni economiche) erano in fondo delle “capitali vicarie”. Così, mentre Roma si perdeva ancora nella fascinosa e angusta spirale della piccola grande città-paese papalina, il centro anche letterario del nostro Ottocento era il capoluogo lombardo. Da quei caratteri compositi, contraddittori e ricchi di futuro, la cultura milanese è giunta ad ospitare il dialetto di Carlo Porta e poi di Delio Tessa; ha dato avvio alla Scapigliatura; ha aperto le porte, con quest’ultima, ai realistici “misteri di Milano” che poi, dopo il verismo e la censura fascista, giungono al genere poliziesco, che qui interessa indagare. Certamente, questo minuscolo quadro frammentario andrebbe ritoccato, menzionando almeno quelle realtà artistico-culturali ottocentesche presenti a Venezia, a Firenze, a Bologna, a Napoli, a Palermo, nonché, naturalmente, a Recanati… e già si uscirebbe dall’oggetto del discorso.


2. Dall’Ottocento al Novecento

Nelle righe precedenti si è cercato di mettere in evidenza alcuni elementi precursori del genere poliziesco ambientato a Milano, limitatamente riguardo al secondo Novecento e a pochissimi autori. Si potrebbe riassumere così, probabilmente, questa piccola genealogia letteraria: a) istanze razionalistiche derivanti dal Settecento; b) tensione civile della letteratura; c) poesia dialettale comprendente argomenti a sfondo sociale; d) narrativa scapigliata e realista, parallela alle prove di Eugène Sue e al ciclo di Phantomas creato ai primi del Novecento da Souvestre e Allain; e) la cronaca quotidiana locale, dal “Corriere della Sera” a “La Notte”.
Non tanto spregiudicatamente, il lettore si troverebbe ad assumere questi cinque precedenti per avvicinare la narrativa poliziesca dalle vicende ambientate a Milano. Si noti che non è casuale il lungo spazio d’anni che intercorre fra il secolo decimonono (che registra pressoché tutti i fenomeni citati) e il tempo degli scrittori che stiamo per incontrare.
Va osservato che la censura fascista inibì la diffusione del genere poliziesco italiano, e questa inibizione sta alla base del duraturo silenzio adesso rilevato. Ci furono sì vari autori di “gialli”, ma spesso furono scrittori di scarsa qualità espressiva e molti di loro non sono meritevoli d’altro che di una veloce apparizione. Tornando al Novecento, qui si tratta di tre narratori, gli ultimi due a cavallo dei secoli XX e XXI: Giorgio Scerbanenco, Renato Olivieri, Andrea G. Pinketts; e di un poeta: Maurizio Cucchi. Un’ultima precisazione riguarda il riferimento a Sue e a Phantomas: è chiaro che Scerbanenco, Olivieri e Pinketts avrebbero, semmai, tutt’altri modelli narrativi; ma quell’indicazione chiarisce solamente, per le origini del poliziesco italiano, l’esistenza di una precisa atmosfera culturale specifica (perlopiù francese, a metà strada fra suspense e poliziesco) la quale possiede elementi metropolitani e periferici insieme ed è quantomai significativa per gli sviluppi di questa breve indagine.


3. Il Novecento. Giorgio Scerbanenco

Dalle grinfie del fascismo gli autori di romanzi polizieschi si liberarono con diplomazia, ostentando nelle loro opere un’amenità che non aveva ragione d’essere nella realtà. Va ricordata la vicenda anche esistenziale di Augusto De Angelis, notevole nome del genere, ucciso da un repubblichino di Salò. Le opere poliziesche italiane della prima metà del Novecento sono come compresse dall’ideologia di stato (1).
Anche a Milano, ovviamente, sono ambientati questi romanzi; un riferimento su tutti può essere Il segreto della statua di Alessandro Varaldo (2).
Un’altra presenza è quella di Giuseppe Ciabattini, autore di trame riguardanti la metropoli milanese vista con gli occhi degli emarginati: si è già negli anni Cinquanta. Il fenomeno letterario più conosciuto è quello riguardante Giorgio Scerbanenco.
Russo e italiano, Scerbanenco – nome italianizzato, appunto – visse fra 1911 e 1969. La sua formazione intellettuale fu quella tipica degli autodidatti; soltanto nella piena maturità, sul finire degli anni Sessanta, raggiunse fama internazionale per le sue storie poliziesche. Pochi romanzi, in cui è centrale Duca Lamberti, figura tutta particolare di investigatore fuori dell’ordinario. È un medico radiato dall’albo per aver praticato l’eutanasia; “emarginato, frustrato e poco fiducioso negli altri oltre che poco portato ai rapporti umani, questo personaggio è un cinico che ha imparato a proprie spese che non bisogna mai abbassare troppo la guardia e che è sempre meglio essere i primi ad aggredire gli altri” (3). Inoltre, Duca Lamberti ha conosciuto il carcere, proprio a causa di quell’episodio di eutanasia, ed è stata un’esperienza decisiva per la sua indole e per il suo modus vivendi.
Venere privata (4) uscito in prima edizione nel 1966, è il primo dei romanzi in cui compare il detective Duca Lamberti. In questo libro, l’investigatore si rivela notevolissimo psicologo, ma non di un assassino, bensì di un innocente che si sente in colpa. Scerbanenco procede attraverso un italiano diagonale, ricco di anacoluti, sgrammaticature, straordinario approfondimento di antropologie. Il secondo romanzo, Traditori di tutti (1966) è anch’esso colmo di presenze toponomastiche, ma pure di toni polemici: “si dimenticano che una città vicina ai due milioni di abitanti ha un tono internazionale, non locale” (4). Milano per Scerbanenco è deserto disumano, luogo dell’incomprensibile caos, degli affari d’ogni genere, un microcosmo nel quale l’autenticità si maschera sempre, per fare bella figura. Oggi è caratteristica generalizzata, anche in provincia; ma quando scriveva Scerbanenco, il divario fra centro e periferia era ben pronunciato. Luca Doninelli ha scritto che “nel mondo di Scerbanenco non ci sono né polizia né giustizia né ordine costituito. Non ci sono leggi. (…) Non esistono neppure città, paesi, campagne. Non c’è alcuna geografia” (5).
Dunque, la città come centro nullificante di distinzioni.
Sarà davvero il caso dei libri di Scerbanenco?
Ne I milanesi ammazzano al sabato (1969) la ricerca di una ragazza scomparsa avviene in “una sterminata Milano dove ogni giorno qualcuno scompare” (6) quindi un luogo che ha varcato il baratro fra persona e nessuno: senza sicurezza, senza protezione, insomma.
Sono critiche assai dure per chi ama una città dai caratteri storici e civili assai significativi. Forse è a una delle tante Milano che si rivolge lo strale di Scerbanenco. In I ragazzi del massacro la detection si concentra, nientedimeno, che in un’aula di scuola serale. La breve carriera giallistica di Scerbanenco, oltre ai racconti di Milano calibro 9, è pressoché tutta qui, in questi pochi libri di grande spessore. La città per Scerbanenco è metafora del vuoto. Romanticamente, è il protagonista dal nome così improbabile: Duca Lamberti, ad occupare davvero la scena di queste pagine. Le vie di Milano sono soltanto nomi.



4. Renato Olivieri e il commissario Ambrosio

Più concreta e quotidiana l’atmosfera milanese dei libri di Renato Olivieri. Il suo vice-commissario (poi commissario) Ambrosio, interpretato sullo schermo da Ugo Tognazzi, è un investigatore raffinato, colto, che lontanamente guarda agli esempi di Philo Vance e di Nero Wolfe. Certamente, anche in questi romanzi è una realtà torbida ad esplodere nel corso delle indagini, a lacerare quell’aspetto di facciata davanti alla quale è tanto comodo fermarsi, finché è possibile. Nei tanti libri di Olivieri, da Il caso Kodra (1978) a Maledetto ferragosto (1980), da Villa Liberty (1984) a Largo Richini (1987) ad altri, le vicende di Giulio Ambrosio – pur così ‘reali’ nella descrizione – si svolgono soprattutto nel dialogo fra i vari personaggi. Milano è senz’altro più decifrabile e contemporanea rispetto ai testi di Scerbanenco, ma appare scenario delle continue uscite di Ambrosio.
La stessa realtà sociale ha differenti caratteristiche in Olivieri: generalmente si tratta della ricca borghesia, nel cui ambiente l’indagine è assai difficoltosa, in quanto facilmente il colpevole può comprare l’omertà. Fra l’ombra metropolitana di Scerbanenco, secondo cui la violenza e il crimine coinvolgono completamente l’ambiente esterno, e perciò l’innocenza non è mai al sicuro; e la penombra delle vicende di Olivieri ci sono differenze di stili e di ambientazioni abbastanza evidenti. Non da ultimo, c’è la diversità di status fra Duca Lamberti, ex medico e investigatore per caso, e Ambrosio che invece svolge mansioni professionali. Gli interni domestici, più che le vie e le piazze, sembrano avvolgere le narrazioni di Olivieri.


5. Andrea G. Pinketts e Lazzaro Sant’Andrea

Olivieri è di una generazione più giovane di Scerbanenco; a sua volta, Pinketts lo è rispetto a Olivieri. Ha esordito con Lazzaro, vieni fuori nel 1991, che fin dal titolo mette in evidenza una caratteristica frequente in Pinketts: affrontare profanamente – in apparenza – argomenti sacri e religiosi. Lazzaro, vieni fuori presenta Lazzaro Sant’Andrea alla sua prima avventura. Egli non è un investigatore ufficiale e non lo è neanche nella vita privata. È una figura assolutamente anomala nella storia del genere poliziesco, un personaggio che sembra autoinventarsi e che ci riesce benissimo. Andrea G. Pinketts costruisce storie complesse iniziando da eventi e segnali che sembrano pretestuosi. Se ha qualche riferimento nei classici, non li ha nel genere poliziesco, a esclusione dell’amara umanità di Chandler. Andrea G. Pinketts rintraccia parentele letterarie con Lewis Carroll e con Edward Lear; possiede infatti una magmatica creatività verbale e piega la logica alla volontà della lingua; visionario, smargiasso, buono e sboccato, allo stesso modo dipinge il suo Lazzaro. Che nel libro più originale (Il conto dell’ultima cena, 1998) accumula parodie dei linguaggi più triti, comicità forti o demenziali e giunge a citare lo stesso Pinketts che lo ha creato. È una Milano senz’altro reale, quella di Lazzaro Sant’Andrea, anche se talvolta lontana per i tanti voli pindarici dello scrittore.



6. Parentesi su Maurizio Cucchi

È curioso, senza dubbio, che in una rapida analisi del poliziesco e della metropoli lombarda, si parli – sia pure brevemente – di un poeta che non ha mai pubblicato “gialli”. Il fatto è che il primo libro di Maurizio Cucchi, Il disperso (1976) possiede innegabilmente cadenze e toni da poliziesco. Se ne accorse con lucidità Giovanni Giudici, e fu quello un commento assai appropriato per un libro che resta, probabilmente, il più riuscito dell’autore, finora. La presenza di Milano appare assai rilevata, e non di solo sfondo, nell’insieme dei versi; la trama stessa, per così dire, della raccolta, sia pure secondo percorsi frammentari e asmatici, allude a un mistero privato, come sommerso nella grande città. Pure Cucchi, come nei romanzi fa Pinketts, ama parlare di piccole cose, di fatti minuscoli, di persone chiuse in dignitoso anonimato: ma a un certo punto lo scrittore – per gioco di prestigio o d’intelletto – mostra come la realtà si leghi a tante piccole cose plurali e ne racchiuda in sé il mosaico.



NOTE

1) Cfr. E.G. Laura, Storia del giallo, Studium, Roma 1981, pp. 298-301.
2) Alessandro Varaldo, Il segreto della statua, Mondadori, Milano 1936.
3) Franco Fossati, Dizionario del genere poliziesco, Vallardi, Milano 1994, p. 68.
4) Giorgio Scerbanenco, Traditori di tutti, Garzanti, Milano 1970, p. 97.
5) Luca Doninelli, prefazione a G. Scerbanenco, Venere privata, Garzanti, Milano 2001, p. 1.
6) Giorgio Scerbanenco, I milanesi ammazzano al sabato, Garzanti, Milano 1998, p. 7.
Mauro Smocovich curatore del sito www.thrillermagazine.it
lamatagliente
Killer professionista
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MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 12:28 pm    Oggetto:   

caro mauro, intanto vedi che sono riuscito a inserirmi superando le mie scarse capacità8eh, l'ingegno dei giallisti). il pezzo è interessante e l'analisi dei tre scrittori fornita mi sembra esauriente. Sul fatto che di autori dipoliziesco italiano e milanese ce ne siano altri abbiamogià discusso in altro luogo.
quanto a Cucchi... be'... mi sembra che di autogol ne abbia fatti parecchi. Ho letto il pezzo di Biondillo che forse più argutemente di me che rispondo con più viscere ha messo inevidenza tutti i punti giusti. che Cucchi sia stato agli esordi un giallista e ora rinneghi tutto è ancor più patetico. Mi sorge il dubbio se quel suo articolo provocatorio non sia stato scritto apposta per suscitare levate di scudi e interesse- positivo o negativo- intorno al suo nome. un po' come la Lecciso quindi... sì, il paragone mi pare adeguato
ciao
igorbook
Sicario
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MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 2:40 pm    Oggetto:   

io ho cominciato a leggere a 15 anni! non che prima non leggessi ma la consideravo un attività di secondo piano, come la partitella a calcetto il sabato... si trattava di tre, quattro libri l'anno, quelli della scuola... poi ho incontrato stephen king!
era appena uscito il film misery ed io non so perchè invece di vedere il film volevo leggere il libro... qualcuno mi aveva detto che era molto più bello, ero al mare con i miei e non riuscivo a trovare il libro... era finito nelle poche librerie vicino casa mia e allora mio padre ossessionato da me prende la macchina, si fa 40 km per andarmi a comperare il libro in città... appena l'ho visto mi ci sono buttato sopra, mi sono tuffato in quelle pagine, fra odore di carta nuova e occhi che lacrimavano la sera tardi...
... ancora non sono uscito da quelle pagine, sono passati 15 anni ma io sono ancora lì quindicenne che leggo avido, lì è nata la mia passione per la lettura che mi accompagna ogni giorno di più
se non ci fosse stato stephen king forse non avrei mai letto Dumas, Dickens, Mann, Steinbac, Boll, Pasolini, Wilde, Gogol, Ecc Ecc
...non rinnegherò mai il mio debito perenne con stephen king e con tutta la letteratura di genere, che ormai è la più vera e la più vitale forma di letteratura, perchè spesso tanti psuedo-intellettualoidi sono tanto presi da se stessi che non siaccorgono di parlare a delle stanze vuote...
e adesso scusatemi ma devo andare sul mio comodino mi aspetta il Leviatano di Hobbes ed il quinto nuomero di Harry Potter!!!
a presto
igor
funicelli
Macchina di Rube Goldberg Macchina di Rube Goldberg
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MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 2:45 pm    Oggetto: Dacci oggi il nostro giallo quotidiano   

Da uno che legge molti libri noir e gialli e dunque sa di cosa si sta parlando. Vorrei rispondere a Cucchi dicendo che se lui sa cosa sia letteratura, ben per lui: coloro che credono di sapere tutto, questo è tutto quello che sanno.
La polemica su letteratura si, letteratura no, è sterile ..
MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 2:46 pm    Oggetto: Parola d'ordine: ignorare   

Secondo me è inutile parlare dell'intervento di Cucchi (che avevo letto prima della segnalazione su thrillermagazine): chi parla di un argomento con toni apodittici, ammettendo di conoscerlo solo superficialmente, merita solo il silenzio. Come quei recensori, che andavano di moda un tempo, che stroncavano un film senza averlo visto: "a prescindere".
igorbook
Sicario
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MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 2:49 pm    Oggetto:   

per piacere leggete il finale del pezzo di Biondillo su carmillaonline... è meraviglioso!!!
mauro smocovich
Boss
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MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 5:10 pm    Oggetto:   

L'intervento di Biondillo è a dir poco geniale! io mi ci sono fatto un sacco di risate. E' vero che la polemica è sterile, tant'è che come immagine nella notizia ho messo due duellanti che pur di spararsi non vedono che stanno per precipitare. Ma stare zitti non so... la polemica no, però parliamone. Non fa mai male. Cioè, si fa esperienza capito, cioè capito, facciamo scambio di esperienza, diciamo cose vediamo ggente... ci si sente uniti, cioè Wink Io illetterato songo! Shocked
Mauro Smocovich curatore del sito www.thrillermagazine.it
lamatagliente
Killer professionista
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MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 6:26 pm    Oggetto:   

hai ragione mauro
la polemica è sterile, meglio leggere e scrivere però è anche l'occasione di conoscerci tra noi visto che il signor Cucchi è difficile che legga queste nostre... almeno è stato occasione di qualche chiacchiera. Quindi hai fatto bene a innescare la bomba anche perchè non si può stare sempre a prendere sberle con la scusa che siamo superiori.
ciao a tutti
rainwolf
Killer - Lupo Solitario
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MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 8:14 pm    Oggetto:   

"una risata vi seppellirà" ..... in effetti le polemiche si seppelliscono, specie con questi presupposti. Biondillo è stato davvero grande.
Per rispondere a LamaTagliente, io ho avuto una splendida profe che per tre anni mi ha fatto davvero leggere e amare i classici (ok, lo ammetto, io ero una secchiona .... e lei una specie di subcomandante di ferro), per cui fino a 30 anni leggevo solo "Letteratura": se poi andavo in biblioteca, e magari giusto per le vacanze estive chiedevo un "giallo", la bibliotecaria mi rispondeva "ma, non so , non conosco quella roba lì...."
Poi per curiosità ho voluto leggere qualcosa di Stephen King: con curiosità e snobismo, lo ammetto. Ho finito IT in quattro giorni (no, dico, avete presente?), e ho capito che non mi serviva avere a priori una definizione di ciò che leggevo, che ciò che mi interessava e interessa è se un romanzo è buono o meno. Solo che effettivamente se non fossi già stata una lettrice tosta e con curiosità mie mi sarei persa Ellroy, Chandler, Izzo, Carlotto. Evangelisti ........... ed ha ragione Igorbook, questo filone letterario oggi è in molti casi il più vitale (e tagliente) rispetto alle tante stanze vuote.

Sempre in argomento e sempre su Carmilla, qualcuno ha letto "Termidoro - note sullo stato della letteratura di genere di Tommaso de Lorenzis"? Io l'ho appena letto, ci devo pensare un pò sopra ...
Ciao a tutti
lamatagliente
Killer professionista
Messaggi: 272
MessaggioInviato: Mar 20 Dic, 2005 8:30 pm    Oggetto:   

cara rianwolf,
anche io ho avuto un buon professore che mi ha insegnato a leggere e capire come sono fatti i libri... e questo mi ha insegnato a farmiun gusto mio e poi a scriverli. vedicome siamo fortunati... ma non per tutti è così.
parlando di cose serie ha letto pioggia rossa? Non male poi
ciao
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