Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente.

Scrivere è sempre stata la mia via d’accesso preferita a un mondo altro, un universo fatto di visioni alternative e utopie del possibile dove passato, presente e futuro si fondono e tutto diventa fluido: le parole, i suoni, le identità. Scrivere per me è scavare per giungere alla caverna dell’intuito, è una forma di magia in cui le parole diventano non solo veicoli di metamorfosi, ma metamorfiche esse stesse. Quest’approccio mi ha portato quasi istintivamente a prediligere storie dove poter creare liberamente universi altri, e quindi generi come la fantascienza, il fantasy, la narrativa onirica e dark, l’horror, ma soprattutto una commistione di queste cose con risvolti femministi e a volte taoisti, con un sviluppo psicologico de3 personagg3 principal3 molto dettagliato e uno stile narrativo molto influenzato dalla poesia, di cui sono una grande lettrice e ammiratrice. Se dovessi tradurre tutto questo in un luogo, direi che quando scrivo entro nelle viscere del sogno e dell’energia, cercando di captare i suoni dell’universo attraverso la ricerca dell3 mie3 protagonist3.

Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini?

Esplorare il lato oscuro delle cose e delle persone e andare oltre la semplice dicotomia luce/ombra, hero(ine)/villain mi ha sempre interessato di più del tratteggiare personalità in bianco e nero, perché credo che queste ultime siano poco realistiche oltre che noiose. Non esistono per me pure vittime o pur3 assassin3, ma soltanto delle oscillazioni da una fase all’altra. Scelgo spesso protagoniste donne che partono da una situazione di svantaggio per ribellarsi allo status quo, esplorando al contempo le proprie potenzialità catartiche e distruttive, ma questo non fa di loro né delle semplici vittime al punto di partenza né delle supereroine al punto di arrivo alle prese con un predatore interno e/o esterno nella fase intermedia, quanto piuttosto delle figure che intraprendono un cammino di conoscenza di sé e del mondo per uscirne trasformate. Se scrivere è metamorfosi, il percorso del3 protagonista (e relativ3 comprimar3) è sempre un rituale, una porta verso la rinascita.

Qual è il tuo modus operandi?

Di solito parto da un’idea molto semplice di poche righe, poi comincio a svilupparla in una sinossi vera e propria con inizio, svolgimento, climax e finale, per poi procedere con una suddivisione molto grossolana degli eventi in vari capitoli, buttando giù alcuni appunti ispirati a libri letti, con stralci di frasi o versi di poesie. Successivamente, delineo tutte le componenti principali della storia ‒ personagg3, ambientazione, cosa ciascun3 cerca e perché ‒ e poi comincio a scrivere, all’inizio capitolo per capitolo, poi ad un certo punto sento sempre il bisogno di fermarmi e procedere per un3 personaggi3 alla volta, lasciando che “scavi la sua tana”, ossia sviluppi le sue motivazioni, i suoi pensieri, e di conseguenza le sue azioni. Poi unisco tutti i pezzi, vedo se funzionano, e lavoro così a quella che sarà la stesura preliminare. Dopo verranno le numerose riscritture e l’editing, finché il romanzo non sarà pronto per la pubblicazione. Ogni romanzo richiede almeno tre anni di lavorazione.

Chi sono i tuoi complici?

Per ogni romanzo che scrivo, ci sono almeno una trentina di libri che leggo in preparazione alla ricerca spirituale delle mie eroine e del3 antagonist3 o all’atmosfera. Ma l’ispirazione in realtà può arrivare da qualsiasi spunto, anche da opere che non avevo inizialmente preso in considerazione per la mia ricerca: poesie, quadri, brani musicali (molto utili per creare la giusta atmosfera di una scena), dialoghi di film o serie televisive, o libri apparentemente sconnessi da quello che sto scrivendo e che però mi aiutano a scoprire cose a cui non avevo pensato e a dare alla quest dell3 mie3 personagg3 un risvolto o una sfumatura del tutto nuove.

Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!

Uso il mio blog in inglese (https://sacharosel.wordpress.com/) e i miei account social network per cercare di stimolare la curiosità di chi mi legge, ma amo anche essere io stessa lettrice e condividere la passione della lettura con altre persone che come me amano scoprire libri sempre nuovi sulle piattaforme dedicate alla lettura. Il contatto che preferisco però è sicuramente quello che riesce ad instaurarsi durante le presentazioni di un libro, virtuali o fisiche che siano. Cerco sempre di rispondere in maniera più esaustiva possibile alle domande che mi vengono poste, e di leggere degli estratti che possano dare un’idea più precisa possibile di quello che la mia scrittura è, ossia qualcosa che richiede tempo e attenzione, e dunque una lettura lenta e appassionata, non distratta e veloce.

Che messaggio vuoi dare con le tue opere?

La scrittura per me è un modo per modificare la realtà, partendo dalle ingiustizie subite da chi non ha voce perché incasellat3 nella gabbia della marginalità ‒ soprattutto di genere, ma anche etnica, culturale, spirituale o di orientamento sessuale ‒ per creare una molteplicità di mondi diversi dove chi non ha voce, o la cui voce viene spesso cancellata, possa costruire nuove verità, nuove visioni, libere dal dominio e dall’oppressione.