Hai scritto una guida turistica dell'Indonesia, “Astaga”, che dimostra quanto tu conosca e ami quelle terre (o, meglio, quelle isole) e quanto tu desideri comunicare agli altri la bellezza, la carica di mistero ed esotico di cui sono intrise. Ti è mai capitato di imbatterti in turisti che si facevano scortare dalla tua guida?

Veramente Astaga l’avrebbe scritta il mio alter ego Jack, che da tempo sospetto essere un emerito cacciapalle, soprattutto quando parla di se stesso. Volontario nella Folgore? Via, non scherziamo. E poi io questa guida non l’ho mai vista e ogni volta che ho chiesto a Jack di farmene avere una copia ha glissato sull’argomento. Mmmm…

“Un’ombra anche tu come me” (Perdisapop, 2008) è ambientato in Indonesia. Ci sono alcuni momenti in cui il lettore percepisce la solitudine dei luoghi, la comunione degli autoctoni con la natura, la forza dirompente della stessa che scandisce i giorni, facendosi beffe dell’elettricità e di tutte le altre trovate dell’uomo. Ci sono mai dei giorni, durante i tuoi soggiorni a Lombok, in cui benedici, invece, le acquisizioni tecnologiche dell’umanità? E altri in cui ti sembra che siano assolutamente superflue?

Bè quando si rompe la pompa e ti manca l’acqua mentre fai la doccia e sei tutto insaponato, oppure stai lavorando a un racconto che devi assolutamente consegnare entro mezzanotte e manca la luce in tutto il villaggio e sai che non tornerà per diverse ore, il computer si spegne e la connessione internet salta, bé, non sono molto di buon umore. Ma per il resto rimpiango i giorni quando venire a Lombok voleva dire sparire, non essere reperibile per mesi e non sapere nulla di ciò che succedeva nel resto del mondo. 

I dialoghi con Daniela, la protagonista femminile sono emblematici rispetto alla tua concezione dei rapporti uomo-donna. Correggimi se sbaglio: Jack, il protagonista, è consapevole dell’abisso che scorre tra i due. Non solo lo avverte, questo abisso, ma ci sta molto alla larga dall’analizzarlo. É un terreno insondabile e lui molla la presa, piuttosto tace, o tenta di assecondare la donna.

Jack mi sembra assolutamente convinto che un rapporto fra una donna e un uomo sia sempre un rapporto di sopraffazione dove, quindi, non ci sia spazio per la fiducia. Forte di questa sua convinzione, pensa anche di avere sgamato Daniela e di essere del tutto immune al suo fascino, della serie, questa a me non me la fa. E invece finisce per cadere nella rete e stare al suo gioco. Attenzione però che io ho riferito la storia proprio come mi è stata raccontata da Jack, il quale, come ho detto prima, non mi sembra un testimone del tutto attendibile. Secondo me, se parli con Daniela, ti racconta tutt’altra storia.

Dopo aver fatto per tre volte il giro del mondo nella direzione seguita da Phileas Fogg e per due in quella di Magellano, stabilendoti a Tokyo, in Kuwait, a Kathmandu, a Città del Messico e a Singapore, dividi ora equamente il suo tempo fra Riva del Garda e l’isola di Lombok, in Indonesia. L’impressione, leggendoti, è che buona parte della tua versatilità artistica  dipenda dal tuo “atteggiamento da viaggiatore”. L’atteggiamento da viaggiatore è quello dell’uomo desideroso di conoscere, che guarda sempre il mondo attorno a sé con una certa meraviglia mista a curiosità.

Sì, la curiosità e lo stupore a scoprire mondi diversi sono sempre stati presenti nel mio modo di andare in giro.

E se no, chi me lo fa fare? Vivo in un bel posto, con il lago e le montagne a due passi, oltretutto faccio sempre più fatica a sopportare lunghi viaggi in aereo, per cui se ancora giro il mondo non lo faccio certo per vedere paesaggi diversi ma per scoprire come sono gli umani nei vari angoli del pianeta.

Qual è lo shining dell’Oriente? Ovvero la sua luccicanza, il suo potere calamitante.

Un tempo, quando ancora esistevano i viandanti, i viaggiatori che stavano on the road per anni, ci si divideva in due categorie molto ben differenziate: quelli che amavano l’America Latina e quelli che andavano in Asia. Sì, c’era chi andava in Africa, ma in proporzione erano pochi. Allora, mentre l’America Latina aveva il fascino dell’avventura, della fisicità, della sfida, l’Asia attirava per il misticismo, il mistero, il senso dell’attesa, del tempo dilatato… sì, c’era anche l’avventura, Sandokan e i pirati e le tigri, ma per qualche motivo, non era l’aspetto dominante… Ora, con la globalizzazione e l’omologazione, tutto questo è naturalmente molto meno definito, ma in parte si sente ancora.

 

Hai scritto molto di spionaggio. Quali qualità deve possedere una spia imperfetta?

Cominciamo a fare una distinzione. Nei servizi segreti ci sono due tipologie ben distinte, desk people, ovvero gli  analisti, e field people, ossia gli agenti operativi sul campo, i case officer, quelli che gestiscono reti di informatori, infiltrati, spie, doppiogiochisti, traditori e via dicendo. In genere sono i field people a diventare protagonisti di romanzi. È chiaro che un agente sul campo di capacità deve averne davvero tante, ma direi che le più importanti sono quelle di non avere legami affettivi, di sapere stare da soli, di resistere alla noia di lunghe, snervanti attese in una stanza di albergo o in una safehouse e, infine, di confondersi con l’ambiente e passare inosservati.

 

Spesso, sullo sfondo dei tuoi libri, appare un’umanità diseredata. Cosa degrada l’uomo e cosa invece lo innalza?

L’uomo non è che un animale che cerca di soddisfare i propri bisogni e, in alcuni casi, si sforza di perseguire la felicità, o almeno, quello che lui immagina sia la felicità, ma che normalmente è privo di leggi morali o di ideali. Cosa degrada e cosa innalza l’uomo?

E che ne so, io scrivo thriller, non faccio il filosofo e poi, gente molto più in gamba di me ha già cercato di dare una risposta alla domanda… Be’, visto che proprio devo cercare di rispondere, cosa lo degrada? Credere di essere di più di quanto è. Cosa lo innalza? Forse cercare di diventare qualcosa di più di quanto è. Cosa sconsigliabile perché, spesso si trasforma in uno sport estremo e pericoloso, soprattutto per chi ti sta vicino.  

É vero quello che diceva Hugo Pratt, ovvero che l’avventura può essere ovunque, anche in casa o in un luogo di lavoro apparentemente monotono?

Certo che sì. L’avventura non c’entra nulla con sparatorie, elicotteri e fughe in auto, l’avventura è conflitto, è l’impresa di un personaggio che, per raggiungere un obiettivo, si trova costretto ad affrontare ostacoli apparentemente insormontabili. Prova a pensare a un ragazzo chiuso in casa che, per qualche motivo, deve per forza aprire la porta di una stanza che cela qualcosa di ignoto e di cui lui ha paura. O a un tuo collega che non parla mai, ha qualcosa di inquietante, ti fa paura. Una sera ti fermi a lavorare fino a tardi, quando fai per andare a casa scopri che lui è ancora lì. Fai per andare all’ascensore, ma all’improvviso manca la luce. La porta che dà sulle scale è bloccata. Ti volti e vedi che lui è a due passi da te e ti guarda con un’espressione strana. Improvvisamente ti rendi conto che il suo volto ti ricorda qualcosa che comincia ad affiorare da un passato lontano…

 

Hai svolto i lavori più disparati, dalla comparsa all’interprete, dal modello al contrabbandiere. A noi lettori annoiati dalla monotonia delle ore che si susseguono spesso uguali, racconti qualche aneddoto?

Con gli aneddoti dei miei viaggi ci ho scritto il mio primo romanzo, Le zanzare di Zanzibar, che è una autobiografia romanzata e come tale, non ho fatto alcuna fatica a scrivere. Anzi, a un certo punto sono stato costretto a evitare di raccontare alcuni episodi autentici dei miei viaggi, o ad annacquarne altri, perché sarebbero parsi poco credibili. I guai sono cominciati con il secondo romanzo, I guardiani di Wirikuta, quando mi sono trovato costretto a inventare. E  infatti, forse per reazione al realismo delle Zanzare, Wirikuta è la più surreale delle mie opere, una ghost story… Insomma, lo confesso, sto facendo una operazione commerciale bella e buona: volete gli aneddoti? Comprate Le zanzare di Zanzibar. Just kidding folks. J

 

Bibliografia

1994 - I guardiani di Wirikuta, Granata Press

1998 - Singapore Sling, Giallo Mondadori (ristampato da Fazi Editore 2003)

2002 - Sankhara. Un'indagine di Butch Moroni P.I., Fazi Editore

1995 - Le zanzare di Zanzibar, Granata Press (ristampato da Fazi Editore 2004)

2006 - Incontro a Daunanda, Dario Flaccovio Editore

2008 - Un'ombra anche tu come me Alberto Perdisa Editore

Serie Banshee

2003 - Banshee: Furia a Lombok (Segretissimo n. 1478)

2005 - Banshee: Le Tigri e il Leone (Segretissimo n. 1501)

2006 - Banshee: L'arma birmana (Segretissimo n. 1516)

2009 - Banshee: Manila Sunrise (uscita prevista in autunno)