Stai progettando un romanzo storico di largo respiro. Quando uno scrittore capisce che è finito il momento d’incubazione?

Il momento dell’incubazione di un  romanzo termina, almeno per me, quando i personaggi, le scene, le idee che si sono presentate al mio immaginario autonomamente e l’hanno affollato per un bel po’ di tempo, ‘richiedono’ di essere strutturati in una storia. In quel momento inizia il lavoro della struttura della sinossi nella quale ogni cosa trova, o dovrebbe trovare, il proprio posto coerentemente. Poi comincia la stesura vera e propria del romanzo, che  genera però cambiamenti di ogni tipo e suggestioni altre da quelle previste. Ogni romanzo, per quanto mi riguarda, nasce sempre da un’immagine di una scena o da un personaggio che mi appaiono senza essere evocati. Il perché di queste apparizioni evidenzia una ragione d’essere che non sapevo esistesse. Può anche passare molto tempo dalla prima comparsa, ma, prima o poi, arriva il tempo della scrittura.

 

Il libro per ragazzi Ippolita, storia di una strega (Thema, 1993) è stato un successo sia dal punto di vista della critica che delle copie vendute (e della continuità delle vendite: è diventato un long seller da quasi 40.000 copie!). E’ possibile prevedere l’affermazione sul mercato di un romanzo sulla base degli elementi in nostro possesso?

Se prevedere il successo di un romanzo fosse così semplice, come una formula matematica   da risolvere,  credo che avrei scritto altri libri con il successo di Ippolita, storia di una strega.

Io penso che ci siano due fattori assolutamente imponderabili nel successo: uno è un bisogno non esplicito ( non individuato dalle case editrici cioè ) di un determinato tipo di storia, di personaggi, di scrittura cui un  romanzo dà risposta avendo un gran successo, basato in genere essenzialmente sul passaparola; un esempio può essere L’eleganza del riccio di Muriel Barbery, partita in sordina con E/O l’autunno scorso ed ancora ai primi posti nelle classifiche dei libri più venduti. Un successo non previsto. L’altro fattore è quel qualcosa che si muove nell’inconscio dello scrittore e conduce ad aggiungere all’intreccio, al personaggio, alla scrittura, quegli elementi non individuabili che determinano poi il successo di un romanzo, la sua unicità. Sto parlando di romanzi la cui lettura lascia tracce significative nel lettore e non del romanzo dalla struttura seriale, spesso prevedibile e facile da dimenticare dopo la lettura.

 

Mentre conducevi la ricerca storica per Ippolita, quali emozioni si sono scatenate in te nei confronti della protagonista?

Quelle che vengono espresse dai protagonisti del romanzo. Ogni scrittore deve essere capace di scegliere personaggi in cui immedesimarsi, per poter rendere la verosimiglianza dell’emozione, dei fatti, delle reazioni.

Posso aggiungere però che  per la scena finale di Ippolita, l’immedesimazione è diventata tale da produrre il pianto.

Tieni corsi universitari dedicati alla scrittura al femminile. Il mondo intellettuale è territorio in preponderanza maschile?

Andate a contare quante donne sono state premiate con il Nobel per la letteratura e quanti uomini. Basta questo dato ad illuminare su chi predomini nel mondo intellettuale. Ci si domandi anche il perché.

Sei anche conoscitrice e studiosa dell’antica Roma. Il concetto di barbaro espresso ne L’oro dei barbari ( Thema 1995 ) sta tornando di grande attualità?

In modi diversi lo scontro tra culture è sempre esistito. Ciascuno ha sempre considerato ‘barbaro’ il diverso da sé. Nulla di nuovo, quindi.

La novità può consistere nella inconsapevolezza di chi vive in un mondo ‘patinato’ di tronisti e veline, dove l’essenza del vivere è quella del consumo, della fama conquistata ad ogni prezzo, inconsapevolezza che impedisce di interrogarsi sugli altri in generale e su coloro che sono diversi in particolare.

In realtà tutti i tuoi romanzi per ragazzi sono romanzi storici. Mi riferisco, oltre a quelli citati, a Voto alle donne! ( Thema 1994 ), I cavalieri della torre sul mare ( Thema 1992 ) e Excalibur la spada incantata ( Thema 1991 ). Perchè questa scelta?

La scelta è legata sia alla mia curiosità di indagare nei mondi del passato, nei pensieri espressi, nei modi di vita di epoche diverse, sia alla consapevolezza che nella storia molte situazioni si ripetono e che il venirne a conoscenza per il tramite di un romanzo storico può facilitare una riflessione.

 

Svolgi attività di editor presso alcune case editrici, tra cui Mondadori. Qual è l’errore strutturale in cui ti imbatti più frequentemente quando correggi i lavori degli altri?

Ogni testo che esamino è diverso, nel senso che dipende sempre dalla soggettività di chi scrive e quindi gli errori sono differenti.

La debolezza nella costruzione dei personaggi è però abbastanza frequente, sembra sia più difficile delineare la complessità dell’essere umano, qualunque ruolo abbia nel romanzo, delinearne gli impulsi contradditori ed il mutamento.

 

Cosa c’è di molto difficile nell’atto narrativo e cosa c’è di molto facile?

E’ molto facile delineare a grandi tratti le storie che arrivano alla mente; io adopero la creazione di storie per trascorrere il tempo in treno o in autobus. E’ più difficile svilupparle coerentemente ed in modo originale. Ed è molto difficile rendere ciò che si è immaginato nelle sfumature, nel modo che si vorrebbe. Richiede un lavoro molto lungo e complesso.

 

Gabriel Garcia Marquez considera il racconto la forma più completa -e difficile- di narrazione. Sei d’accordo?

Chi sono io per smentire Garcia Marquez ?

Però penso che dichiarare un assoluto come “ il racconto è la forma più completa e difficile di narrazione “ sia riduttivo; l’esperienza, come docente nei corsi di scrittura  e come editor, mi porta a dichiarare che esistono scrittori che hanno nelle loro corde più il romanzo che il racconto, più il racconto lungo che il racconto breve e così via.

 

Un buon scrittore deve essere anche un buon lettore? Quali sono i tuoi autori preferiti?

Non esiste un buon scrittore che non sia anche un buon lettore. Chi pensa di scrivere senza leggere (e, ahimé, ce ne sono troppi in giro con queste caratteristiche ) produce opere scadenti e facili da dimenticare.

Per quanto riguarda i miei autori preferiti, posso dire che in ogni periodo della vita ci sono stati autori significativi per me e differenti nel tempo. Se debbo dichiarare comunque qualche nome di autore, Kipling perché mi ha fatto scoprire la magia delle storie, Virginia Wolf,   Dostoevskij, De Roberto ed Elsa Morante fra gli italiani.

 

Se l’arte della narrazione ti conferisse un potere magico concreto, cosa vorresti?

Naturalmente la possibilità di viaggiare nel tempo!