Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente… Parla!

Scrivo quando e dove riesco. Svolgendo un’attività lavorativa molto diversa, devo farlo nei ritagli di tempo, fisici e mentali, per cui cerco di sfruttare ogni momento di immaginazione. Nei momenti di ispirazione, quando si concretizza il primo embrione di trama, per non farsi sfuggire l’idea, uso tutto quello che ho a portata di mano per memorizzarla: gli appunti del telefono, mi mando delle mail, uso perfino i cari e vecchi post it. Quando sono in auto, registro dei vocali che poi trascrivo. Poi quando sono a casa, alla sera e nei week-end, ricompongo tutto come in un puzzle.

Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini? 

La scelta delle vittime e dei carnefici è strettamente funzionale alla trama del romanzo. Se invece si intende la loro personificazione, per le vittime scelgo gente che conosco che non mi va particolarmente a genio che così posso “uccidere”, solo letterariamente però…

Qual é il tuo modus operandi?

Quando scrivo seguo un metodo, mutuato dalle tecniche di scrittura degli sceneggiatori americani, il cui rappresentante più famoso è sicuramente Syd Field che con “La sceneggiatura. Il film sulla carta” detta delle chiare e semplici linee guida per chi si vuole cimentare.

Chi sono i tuoi complici? Non credano di farla franca!

Principalmente mia moglie che essendo psicologa mi da molti spunti per le storie e i personaggi. Le chiedo spesso consulenze tecniche e scientifiche. Non ultimo, è la prima lettrice ed editor dei miei romanzi.

Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Confessa!

Difficile dirlo in questo periodo dove i rapporti e le relazioni, a causa anche della recente pandemia, si sono realizzati più sui social che nella vita reale. La sensazione è di lettrici e lettori molto attenti e fidelizzati dopo molti anni di presenza nel panorama editoriale italiano. Questo non può che fare piacere, dando ancor maggior vigore alla passione per la scrittura, spingendomi ad affrontare sempre nuove sfide.