Sono a casa e sto mangiando un panino col tonno quando mi telefonano dalla redazione. Hanno sentito dalla radio sintonizzata sulle onde della polizia che c’è stato un arresto importante in via del Pratello. Schizzo sul posto con ancora le briciole sulla camicia e vedo che stanno facendo salire un tizio su una macchina con il lampeggiatore blu. “Vai con loro, Caputo, che non mi fido” dice un funzionario con la pancia e la pistola, rivolto ad uno dietro di me che è distratto e non sente. L’agente nella macchina non deve conoscere Caputo perché equivoca e mi dice “allora, sovrintendente, monta?”. Non me lo faccio ripetere due volte.

“Che dice, ci vado al Maurizio Costanzo Show?”

L’omino che ho accanto ha le manette e un berrettino a scacchi di traverso sulla testa. Tiro fuori il taccuino e inizio l’intervista.

“Lei si chiama?”

“Babini Mario, nato a San Giovanni in Persiceto il ventisei dieci sessanta. Serve l’indirizzo?”

“No, grazie. Cosa fa?”

“Ammazzo la gente”.

“No, intendo come mestie... COSA FA?!”

“Ammazzo la gente. Donne, uomini, un po’ di tutto”.

“Vuole scherzare? e quanti ne ha ammazzati”.

“Sedici”.

Merda, un serial killer! ma come è possibile? nessuno sapeva niente...

“È che qui in Italia non c’è la mentalità per i serial killer... ma non nei maniaci, per carità, quelli li abbiamo... c’è il Mostro di Firenze, il Mostro di Modena che ha ammazzato sei prostitute e forse sanno chi è ma non riescono ad incastrarlo, quello di Bolzano e quello di Sanremo, il vecchio Ludwig, il killer dei cani di Zola Predosa, che ha avvelenato e attaccato agli alberi 37 pastori tedeschi e perfino quel tizio che schiaffeggia i preti... no, è la polizia che non ci pensa e mette in relazioni i casi solo alla quarta o quinta volta. E i giornali pure”.

“E come hanno fatto a prenderla?”

“Perché ho cominciato a firmare gli omicidi. Vede, io ammazzo la gente tirandogli una cosa sulla testa dai tetti dei palazzi. Agli ultimi tre gli ho buttato un ferro da stiro. È la firma, un serial killer non è un serial killer se non ha la sua firma”.

“Parla come un esperto...”

“Lo sono, infatti. Ho passato due anni a studiare da mostro... mi sono letto biografie, trattati di psichiatria, ritagli... ho una maglietta con Satana Manson, le figurine dei serial killer e anche un poster del Canaro, in camera da letto”.

“E perché?”

“Per andare al Maurizio Costanzo Show. Avrò pur diritto anch’io al mio quarto d’ora di celebrità, no? Gli avrò scritto un centinaio di lettere ma mi hanno sempre rifiutato perché non ero un soggetto abbastanza sensazionale. Sa, io sono un tipo medio, senza troppi problemi... non faccio audience. Allora ho cominciato a studiare i killer. Ho scartato i mass killer, quelli che entrano in un supermercato e cominciano a sparare o sequestrano una scuola, come in Francia, ho scartato i good morning killer, tipo il vicino di casa che ti saluta tutti i giorni finché non gli scatta qualcosa e ti ammazza, magari perché facevi troppo rumore, come quel professore di Bologna e ho scartato anche gli star stalkers, che seguono i divi per sparargli come Chapmann con John Lennon, perché qui in Italia a chi spari, a Sgarbi? così ho scelto di diventare un serial. Ma non sono un lust murder, uno che uccide in preda ad un impulso erotico, come Jack Lo Squartatore o Peter Kurten, il Mostro di Dusseldorf che seviziava le bambine, per carità... io uccido per uno scopo razionale, come il Mostro di Denver. Se lo ricorda?”

“Ho paura di no...”

“Negli anni ’60, il nome mi sfugge... mise una bomba su un aereo per intascare l’assicurazione su un passeggero e assieme a quello ne fece fuori più di un centinaio. E sa chi era quel passeggero?”

“Non oso pensarlo...”

“Sua madre. Che tipo, eh?”

“Mi sento ridicolo a farle una domanda del genere, ma a questo punto viene spontanea... chi è il suo Mostro preferito?”

“Ted Bundy, l’uomo che ogni donna avrebbe voluto avere per fidanzato, figlio o marito della figlia. Il ragazzo più dolce, premuroso e carino che si possa immaginare. Ne ha ammazzate un numero con tre cifre. La prima volta che l’hanno preso ha rilasciato alla televisione un’intervista da lacrime agli occhi... chiunque avrebbe giurato sulla innocenza e avrebbe mandato la figlia minorenne in campeggio con lui da sola per una settimana. Be’, il giorno dopo scappa, va in un pensionato femminile e ne ammazza sei a bastonate. Un genio, davvero. Macellai come Dhamer, di Milwakee o quel russo di Rostok che mangiava la gente, invece mi fanno schifo...”.