Uscita nel mese di luglio 2014 nella collana “Il Giallo Mondadori oro”, “ANNO DOMINI” è un antologia di racconti gialli storici curata dallo scrittore, sceneggiatore e giornalista Franco Forte.

Nel volume, disponibile sia in formato cartaceo che in e-book, sono presenti opere dei massimi esponenti italiani del genere come: Alan D. Altieri, Alfredo Colitto, Danila Comastri Montanari, Giulio Leoni, Valerio Massimo Manfredi e Carlo A. Martigli, a cui sono affiancati lavori di Fabio Ancarani, Scilla Bonfiglioli e Lorenzo Fontana, tre esordienti, i cui componimenti non fanno rimpiangere quelli dei più famosi colleghi.

Questi scrittori hanno dato vita ad elaborati, le cui ambientazioni spaziano dall’antica Roma al Risorgimento, in cui assassini e investigatori si fronteggiano affidandosi solo all'aiuto delle loro capacità mentali e della loro forza fisica.

Le trame poi, sono immerse in un contesto che non rimane una cornice fine a se stessa, ma in cui vengono esposte le motivazioni sociali e culturali che portano i protagonisti delle vicende narrate ad agire in un determinato modo.

Nonostante episodi concitati e numerosi colpi di scena con intrecci che sembrano, in alcuni frangenti, risolversi a favore dei malviventi la giustizia prevale sempre sul crimine.

Gli autori e il curatore di questo libro hanno voluto rispondere ad alcune domande che ho posto loro.

Quindi senza indugiare oltre lascio a loro la parola!

Franco Forte

Franco Forte, milanese classe 1962, nel corso della sua più che trentennale carriera ha affrontato vari aspetti della parola scritta.

Come romanziere è l'autore di  numerosi libri per Arnoldo Mondadori Editore, Editrice Nord, Tropea, Mursia e numerosi altri editori.

È inoltre giornalista professionista e direttore editoriale dell'associazione culturale Delos Books.

Direttore responsabile della rivista per scrittori “Writers Magazine Italia”, ha prestato la sua penna per sceneggiature di fiction televisive come “Distretto di Polizia” e “R.I.S. -Delitti imperfetti” prodotte dalla Taodue Film di Roma.

Dal 1º luglio 2011 è il direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori, tra cui Il Giallo Mondadori, Urania e Segretissimo.

È il curatore delle celebri raccolte della serie dei 365 racconti per un anno sempre per Delos Books,e per Delos Digital di diverse collane, fra cui le serie horror “The Tube”, “The Tube Exposed” e “The Tube Nomads”, oltre che della saga fantascientifica “Chew-9”.

Per i lettori che non ti conoscono puoi presentarti in due parole?

Scrivo da sempre, ho pubblicato una quindicina di romanzi (l'ultimo è il thriller storico “Ira Domini - Sangue sui Navigli”), mi occupo di libri, a livello professionale, da più di trent'anni, ho tradotto autori anglosassoni, spagnoli e tedeschi, ho scritto per serie televisive come “Distretto di polizia” e “RIS - Delitti imperfetti”, ho sceneggiato alcuni film e documentari (il “Giulio Cesare” trasmesso da Canale 5, il “Gengis Khan” che va ancora in onda su Discovery Channel), dirigo le collane di libri che Mondadori distribuisce in edicola (Gialli Mondadori, Urania, Segretissimo), ho una mia casa editrice (Delos Books) e... beh, direi che può bastare.

Puoi raccontarci come è nato il progetto ANNO DOMINI e come si è arrivati alla scelta degli autori coinvolti?

Il romanzo storico è l'ambito in cui mi muovo comunemente quando scrivo (ho pubblicato “La Compagnia della Morte”, “Carthago”, “Roma in fiamme”, “Gengis Khan” e altri), e da qualche tempo ho coniugato questo genere con il giallo e il thriller, che sono sempre state mie grandi passioni e per cui avevo già scritto, sia in narrativa sia per la TV.

Quando sono diventato editor dei Gialli Mondadori ho voluto subito dare respiro al giallo storico, e ho pensato che il modo migliore per fare conoscere il genere ai lettori, e presentare i bravissimi scrittori italiani che vi si cimentano con grande professionalità, fosse quello di organizzare una antologia che comprendesse i migliori autori del genere insieme a qualche esordiente di talento, e toccare diversi periodi storici per raccontare il crimine dall'epoca dell'antica Roma fino al Risorgimento.

Così è nata l'idea di “Anno Domini”.

Visto che al giorno d'oggi, sempre che per te sia così, la storia di per sé non riscuote molto interesse da parte del grande pubblico sei veramente convinto che un progetto del genere possa aver presa sul lettore italiano?

Puoi spiegarcene i motivi?

Al contrario di quanto dici io credo che il romanzo storico sia sempre molto apprezzato dal grande pubblico, e in particolare proprio il thriller storico, che può vantare moltissimi bestseller mondiali in tutte le classifiche.

Per di più con una particolarità mica da poco: nello storico il pubblico italiano non ha pregiudizi nei confronti degli autori nazionali, come accade invece per quasi tutti gli altri generi letterari.

E dunque la realizzazione di una antologia di giallo storico tutta italiana non solo non ha dato fastidio a nessuno, ma si è anzi confermata un grande successo nelle edicole, andando praticamente esaurita.

E presto, a dimostrazione di questo gradimento da parte del pubblico, sarà ristampata negli Oscar Bestseller, per vedere la luce anche in libreria.

I racconti presenti nell'antologia sono tutti ambientati in Italia.

È un caso o c'è stata una richiesta precisa agli scrittori?

La mia richiesta è stata semplice: scrivete dei personaggi che fanno da protagonisti ai vostri romanzi, e così stato.

Tra l'altro, Altieri ha scritto di Wulfgar, protagonista della sua serie di “Magdeburg”, e il racconto è ambientato in Germania.

Gli altri hanno ripreso alcuni loro fortunati personaggi, oppure ne hanno approfittato per raccontare storie che magari erano rimaste solo accennate in altri romanzi o racconti.

Massima libertà, dunque.

Dopodiché, se un italiano deve scrivere di storia... beh, non serve essere anglosassoni e ambientare all'estero il proprio racconto.

L'Italia non manca certo di spunti storici.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Nessuno mi ha ancora chiesto: ma ti sei divertito a curare questa antologia?

E ripeterai l'esperimento?

La risposta a entrambe le domande è sì.

La prossima antologia arriverà in edicola a luglio 2015, sempre nei Gialli Mondadori, e vedrà la partecipazione di firme sempre più importanti del panorama letterario italiano.

Carlo Adolfo Martigli

Carlo A. Martigli, autore, conferenziere, sceneggiatore e giornalista, pubblica il suo primo libro, “Duelli, castelli e gemelli” (Giunti) nel 1995.

La svolta professionale inizia nel 2007, con l’uscita di due romanzi storico-fantasy, “Lucius e il diamante perduto” e “Thule, l’impero dei ghiacci” (Mondadori).

Alcuni saggi, come “Miracolo!” (De Agostini), “La resa dei conti” e “Toscana misteriosa” (Castelvecchi) preludono al successo internazionale del thriller storico “999 L’ultimo custode” (Castelvecchi), che ha venduto più di centoventimila copie solo in Italia, ed è uscito in diciotto paesi.

Nel 2012 pubblica con Longanesi un altro romanzo storico, “L’eretico”, bestseller tradotto in dieci lingue.

Nel 2013, con “Finanza canaglia” (ebook Longanesi), torna a occuparsi della speculazione finanziaria e di un ambizioso progetto di legge.

Numerose le sue apparizioni nei principali programmi di informazione di televisioni e radio nazionali, ai quali partecipa spesso in veste di opinionista.

Il 28 agosto 2014 è uscito il suo nuovo romanzo, sempre con Longanesi, “La Congiura dei Potenti”, mentre un altro è già in avanzata fase di scrittura.

Da oltre tre anni, con lo pseudonimo di Johnny Rosso, Carlo A. Martigli si diverte a scrivere romanzi horror per ragazzi: sono suoi tutti i titoli, ventitré per ora, della fortunata collana “Superbrividi” di Mondadori, che ha superato le duecentoventimila copie.

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Leggere rende liberi.

Sono tre veramente, ma gli eccessi fanno parte dell'arte.

Ma soprattutto sono innamorato.

Della scrittura, e della lettura.

Scrivo, quindi sono.

Venticinque, e con questa trenta.

In passato ti sei già cimentato con il giallo storico o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Sono partito di fatto con il giallo storico con “999 L'Ultimo Custode”, ma sto attraversando i suoi confini con “L'Eretico” e soprattutto con il mio ultimo romanzo, meno thriller, più storico, popolare, di formazione, appena uscito con Longanesi, “La Congiura dei Potenti”.

Un libro a tutto tondo, da bere con avidità.

Ma rimane sempre un gran divertimento scrivere gialli storici.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

Pietro Aretino, il protagonista, si definiva figlio di puttana, animo di re.

Con tutto il rispetto per mia madre, il suo modo di prendere la vita con onore e divertimento, è tipico dei toscani, razza, non popolo, anche dannata se si vuole, ma alla quale sono orgoglioso di appartenere.

Come a lui, anche a me piace la musica, ma non gioco a calcio.

Quanto di te è presente negli eroi che compaiono nell'elaborato che hai proposto per questo libro?

Quanto di storico?

E quanto di inventato?

Nelle battute del protagonista, nella sua autoironia c'è molto di me.

Schizzo fuori spesso dalle parole dell'Aretino, mentre altri personaggi, comunque tutti storici e reali, soprattutto quelli più meschini, sono tratti da esperienze pregresse, e c'è chi si riconoscerà, e anche questo mi diverte.

Le situazioni sono invece possibili, e a volte molto probabili, ma inventate.

Quali sono le fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Trent'anni di studi sono già una discreta base di partenza.

Poi vado alle fonti, dalla mia biblioteca ad altre, presso le università o sfruttando google books con le ristampe anastatiche in digitale.

Leggo le lettere dei protagonisti, le loro storie reali, l'humus sociale, economico, religioso, di cibo e di costumi nel quale vivevano, e in questi contesti li faccio muovere.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto ANNO DOMINI?

Semplicemente un'email da parte dell'amico Franco Forte.

La cosa mi è piaciuta e gli ho detto subito di sì.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Beh, immaginiamo che qualcuno tenda a ingannare un Pietro Aretino alla ricerca di una immeritata serenità, e che cerchi di metterlo nei guai.

La sua reazione scatenerà una serie di conseguenze inaspettate.

Questo è il sale della storia, ovvero il suo punto saliente, appunto!

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi lavori?

Pietro Aretino è appena apparso in un delizioso cameo nel mio nuovo libro “La Congiura dei Potenti”.

Secondo te perché la gente è portata a credere che la storia proceda per grandi complotti?

Perché non riesce ad essere percepita come una materia di per se affascinante?

Perché il grande pubblico fatica ad avvicinarsi a questa disciplina in maniera razionale?

Io credo che la storia sia fondamentale per poter arrivare a una comprensione razionale del presente.

Che poi questo nasconda o meno dei complotti è ininfluente, anche se piace immaginare che le scie chimiche appartengano a un progetto subliminale per il controllo del cervello o che lo sbarco sulla luna sia tutta una montatura cinematografica.

È lo sberleffo ai potenti, il mettere a nudo pseudo verità ingannevoli, dice “non ci casco”.

Se questa regola venisse applicata anche alla politica attuale, sono però sicuro che se ne trarrebbero dei benefici.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Si: esiste qualche mistero nel tuo giallo?

Ebbene sì, nel mio racconto ci sono quattro citazioni, bizzarre come il protagonista, ucroniche anche, fuori dal tempo, nascoste ma nemmeno troppo.

Ai primi cinque lettori che le individueranno regalerò una copia firmata con dedica de “La Congiura dei Potenti”.

Fabio Ancarani

Fabio Ancarani, nato a Novi Ligure nel 1968, è laureato in Ingegneria elettronica e ha conseguito un dottorato di ricerca.

Ha pubblicato articoli scientifici e diversi racconti di narrativa in antologie e riviste, tra cui “Writers Magazine Italia” (www.writersmagazine.it), “365 racconti di natale” e “365 racconti d'estate” per Delos Books e “Rac-corti” per la Giulio Perrone Editore..

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Sono diventato ingegnere elettronico perché ho la curiosità di scoprire come funzionano le cose.

Da grande lettore ho partecipato a due corsi che spiegavano il dietro le quinte della narrazione e da lì ho provato ha scrivere.

In passato ti sei già cimentato con il giallo storico o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

È una novità assoluta, anche se i racconti storici mi hanno sempre appassionato.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

No, nessuna mania o hobby, ma solo una certezza: è pericoloso giudicare dalle apparenze.

Quanto di te è presente negli eroi che compaiono nell'elaborato che hai proposto per questo libro?

Legandomi alla risposta precedente, il dubbio che porta Francesco D’Orno a cercare la certezza del colpevole mi piace molto, soprattutto calandolo nella realtà di allora, quando era sufficiente che una donna fosse additata per diventare strega.

Quanto di storico?

E quanto di inventato?

Tutto lo scenario, le streghe di Triora e Giulio Scribani sono veri.

Il resto è inventato.

Quali sono le fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Sono andato alla Società Storica del Novese.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto ANNO DOMINI?

Ho partecipato al contest lanciato da Franco Forte sul forum della “Writers Magazine Italia”.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Qualcuno uccide in una stanza chiusa il Commissario Speciale responsabile del processo alle streghe di Triora.

Il colpevole sembra una persona capace di volare ed entrare nella stanza, e una delle donne in viaggio con il Commissario fa delle domande pericolose su dove trovare delle strane erbe.

Ma Francesco D’Orno vuole essere sicuro del colpevole.

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi lavori?

Ha un personaggio inedito, Francesco D’Orno, bargello del borgo di Nove, una sorta di ispettore dell’epoca.

Ho già pronta una storia nuova, un prequel che spiega l’origine del cognome di Francesco e anche i motivi che lo portano a diventare bargello, e mi piacerebbe proporla.

Secondo te perché la gente è portata a credere che la storia proceda per grandi complotti?

Perché la nostra natura ci attira verso tutto ciò che è misterioso, e con la teoria del complotto il mistero si può annidare ovunque.

Perché non riesce ad essere percepita come una materia di per se affascinante?

Perché la si vede come materia di studio e perché, parlo per la mia esperienza, viene proposta come una sequenza di avvenimenti senza soffermarsi sulle cose che possono affascinare come le grandi personalità viste al di là dei fatti storici di cui sono state protagoniste, oppure la vita quotidiana delle persone capace di interessare come quella odierna.

Perché il grande pubblico fatica ad avvicinarsi a questa disciplina in maniera razionale?

Perché le grandi rivelazioni capaci di sconvolgere la storia e spiegarla da un altro punto di vista sono sempre affascinanti.

È come un colpo giornalistico dell’epoca, come se ti spiegassero come sono andate le cose per davvero.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

No.

Alfredo Colitto

Vincitore di vari premi letterari, Alfredo Colitto è noto al grande pubblico soprattutto per i thriller storici pubblicati con Piemme: “Cuore di ferro”, “I discepoli del fuoco” e “Il libro dell’Angelo”, tradotti in sette lingue e in corso di pubblicazione in 21 Paesi.

Con l'ultimo libro, “La porta del paradiso”, esce dal campo del thriller per entrare in quello del romanzo storico tout-court.

All’attività di scrittore affianca quella di traduttore per alcune tra le maggiori case editrici italiane.

Altri suoi romanzi sono: “Il candidato”, “Aritmia Letale”, “Duri di Cuore”, “Café Nopal”, “Bodhi Tree”.

Ha partecipato inoltre a numerose antologie di racconti, tra cui: “Il ritorno del Duca” (Garzanti), “History & Mystery” (Piemme), “Seven” (Piemme), “Anime Nere Reloaded” (Mondadori) “Giallo panettone” (Mondadori), “Cuore di tigre” (Piemme).

Il suo sito internet è: www.alfredo-colitto.com

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Sono sempre stato un lettore compulsivo, così il mio approdo alla scrittura è stato in qualche modo un passaggio naturale.

Invece il passaggio dallo scrivere all’essere pubblicato è stato difficile, tra i rifiuti delle case editrici e tutta la trafila che tocca spesso fare agli scrittori esordienti.

Ci sono voluti anni.

Poi per fortuna è andata bene, con la trilogia composta da “Cuore di ferro”, “I discepoli del fuoco” e “Il libro dell’angelo”, e ora i miei libri sono tradotti e pubblicati in molti Paesi.

In passato ti sei già cimentato con il giallo storico o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Il giallo storico è il genere che mi ha reso noto al pubblico.

Ci sono arrivato quasi per caso, dopo alcuni romanzi pubblicati con piccoli editori, ed è stato amore a prima vista.

Mi piace moltissimo ricostruire un’epoca, con le sue città, la sua vita quotidiana e naturalmente il suo modo di pensare, che, nel giallo storico, influisce molto sulla dinamica degli omicidi e su come vengono risolti.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

Il mio protagonista, Mondino de’Liuzzi, è un medico realmente esistito nel XIV secolo, che ha gettato le basi dell’anatomia moderna.

Mi piacerebbe avere in comune qualcosa con un simile genio, ma a parte un anno di medicina all’università di Bologna non c’è molto che ci unisce.

No, forse una cosa c’è: la tendenza a rialzarsi dopo ogni caduta.

Quanto di te è presente negli eroi che compaiono nell'elaborato che hai proposto per questo libro?

Nessuno dei miei personaggi mi somiglia, ma in tutti loro c’è qualcosa di me.

Non solo nel protagonista o nei «buoni», ma anche nei cattivi, negli uomini e nelle donne.

Sono io a inventarli, a dar loro un’anima e una voce, e quell’anima non può che essere parte della mia.

Quanto di storico?

Tutta la parte relativa al periodo, alla ricostruzione di usi e costumi, alle teorie alchemiche dell'epoca.

Anche il nome del capitano del popolo di quell’anno e la cometa apparsa nel cielo sono fatti storici.

E quanto di inventato?

Tutto il resto.

Ovvero gli omicidi, il movente, il carattere dei personaggi...

Quali sono le fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Per il tema di questo racconto mi sono ispirato in particolare alla cosiddetta «metafisica della luce», un’espressione moderna usata per designare una tradizione che dai tempi più antichi finisce per sfociare nel pensiero teologico, scientifico e alchemico medievale.

Per i personaggi e l’ambientazione invece ho utilizzato la ricerca fatta a suo tempo per scrivere i romanzi di cui è protagonista Mondino.

L’elenco dei titoli è troppo lungo per citarlo qui.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto ANNO DOMINI?

È stata una proposta di Franco Forte, uno scrittore che stimo e ammiro, e con il quale condivido la passione per il romanzo storico.

Tra le tante sue qualifiche, Franco è anche direttore del Giallo Mondadori, e quando mi ha chiamato per dirmi di questo progetto ho aderito subito con entusiasmo.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Bologna, 1315.

Nel cielo appare una cometa (fatto storico) e poiché non si sa se sia un presagio buono o cattivo, la città è in fermento.

Mentre impazzano i predicatori improvvisati e il capitano del popolo ha il suo da fare per contenere i disordini, si verificano due strane morti.

Le vittime sono accomunate dal tatuaggio del simbolo di un pianeta sulla fronte.

Pressato dagli eventi, Mondino dovrà scoprire cosa significa e risalire all’assassino per evitare altre vittime.

Ma ha tempo solo fino a mezzanotte.

Poi sarà troppo tardi.

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi lavori?

A questa domanda ho già risposto, ma aggiungo che quando Franco mi ha chiesto un racconto con il mio personaggio seriale, anche se avevo deciso di non scrivere più di Mondino dopo la conclusione della trilogia, mi sono cimentato volentieri nell’impresa ed è stato bello, come ritrovare un vecchio amico.

Secondo te perché la gente è portata a credere che la storia proceda per grandi complotti?

Perché non riesce ad essere percepita come una materia di per se affascinante?

Perché il grande pubblico fatica ad avvicinarsi a questa disciplina in maniera razionale?

Sono domande importanti, che richiederebbero più spazio di quello che abbiamo qui e di sicuro persone più competenti di me.

Vorrei solo dire che il grande pubblico forse non si appassiona alla storia, ma ai romanzi storici sì, come testimonia, per esempio, il successo mondiale di scrittori come Ken Follett o Valerio Massimo Manfredi, che ammiro molto.

Questo probabilmente si deve al fatto che allo scrittore non è richiesta la freddezza e l’obiettività di uno studioso, quindi può coinvolgere i suoi lettori tramite le passioni contrastate, i sogni, gli odi e gli amori di personaggi nei quali chiunque di noi può ritrovare qualcosa di sé.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

No, direi che questa è stata un’intervista molto completa e dettagliata.

Grazie mille!

Danila Comastri Montanari

Nata a Bologna nel 1948, laureata in Pedagogia e in Scienze politiche, per due decenni Danila Comastri Montanari ha insegnato e viaggiato ai quattro angoli del mondo.

Accanita fumatrice, apprezza gli alcolici, rifugge dalle diete, ama i gatti, frequenta stazioni termali e scavi archeologici, legge romanzi polizieschi e fantascientifici, saggistica storica e antropologica, classici latini, greci e cinesi.

È una fanatica utente di internet e la si può trovare quotidianamente su Facebook.

Dal 1990, anno in cui è uscito il suo primo romanzo, “Mors Tua”, si dedica a tempo pieno alla narrativa: la saga di "Publio Aurelio Stazio, senatore-detective dell’antica Roma", tradotta in una decina di lingue, conta ormai diciassette inchieste, dai titoli rigorosamente latini (per Mondadori sono usciti “Cave Canem”, “Parce sepulto”, “Morituri te salutant”, “Cui prodest?”, “Tabula rasa” e “Pallida mors”).

Tra i polizieschi ambientati in altre epoche, spiccano “La campana dell’arciprete”, sullo sfondo delle campagne bolognesi della Restaurazione, e “Terrore”, dedicato alla Parigi rivoluzionaria del 1793.

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Danila Comastri Montanari, autrice dei 17 romanzi della serie “Publio Aurelio, un investigatore nell'antica Roma” ora negli Oscar Mondadori e di altri thriller di ambientazione storica.

In passato ti sei già cimentata con il giallo storico o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Scrivo ESCLUSIVAMENTE gialli storici, anche se talvolta derogo dalla Roma antica in favore della Francia rivoluzionaria o di altri ambienti.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

Invero no, ne ho molti in comune con Publio Aurelio, mentre Burbo vuole essere un personaggio diverso.

Meno eccentrico, senza dubbio, e un po' scalcinato, ma comunque non un perdente.

Quanto di te è presente negli eroi che compaiono nell'elaborato che hai proposto per questo libro?

Spesso nei miei romanzi ci sono parti di me.

Ma in un racconto abbastanza breve mi sarebbe difficile farcele entrare.

Quanto di storico?

L'ambientazione, le situazioni sociali dei personaggi, le mentalità.

E naturalmente il fatto che il grosso dei gladiatori non moriva nell'arena, ma, una volta ottenuta la libertà e magari un bel gruzzolo, si ritirava da un lavoro assai rischioso, sebbene prodigo di grandi soddisfazioni.

E quanto di inventato?

Tutto il resto

Quali sono le fonti a cui ti sei documentata per scrivere questo racconto?

Sui gladiatori - compresi quelli in pensione - esistono moltissimi saggi storici e altrettanti archeologici.

Li ho letti, ma non saprei assolutamente citare quale dettaglio si trova in un testo o quale nell'altro.

Puoi svelare come e da chi sei stata coinvolta nel progetto ANNO DOMINI?

Da Franco Forte, che conoscevo da tempo ed era mio amico-FB, mediante un messaggio.

Al resto ha pensato il mio agente.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Un gladiatore a riposo, un tempo noto come Burbo il Magnifico, ma a cui di magnifico rimane ben poco salvo l'acume, viene assunto per pedinare l'amante di un potente notabile, sospetta di tradimento.

Ma il potente notabile viene ucciso...

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi lavori?

Burbo non era mai comparso, tuttavia probabilmente comparirà qualche volta in futuro.

Secondo te perché la gente è portata a credere che la storia proceda per grandi complotti?

Perché così è tanto più semplice, in quanto si identifica il “cattivo di turno”, ovvero il capro espiatorio a cui dare la colpa non soltanto dei nostri guai, ma anche della nostra inadeguatezza e dei nostri errori.

Perché non riesce ad essere percepita come una materia di per se affascinante?

Chi l'ha detto?

Se “Il gladiatore” sbanca i botteghini e i videogames più venduti sono di ambiente storico, ciò significa che la storia è DAVVERO percepita come affascinante.

A meno che per “storia” non si intenda un elenco di faraoni, di consoli e di re, naturalmente...

La fiction anima la storia: ovviamente la correttezza filologica è da ricercare con cura, ma se proprio si dovesse scegliere a tutti i costi tra una scena efficace, quali tante se ne vedono nel film da me citato, e la puntigliosa esattezza, a mio parere si dovrebbe privilegiare la prima, pena il ritrovarsi soli assieme alle mummie dei faraoni, dei consoli e dei re a scrivere un saggio, magari serissimo, ma non certo una fiction.

Perché il grande pubblico fatica ad avvicinarsi a questa disciplina in maniera razionale?

Perché, COME OGNI ALTRA DISCIPLINA, matematica compresa, è presentata come un complesso di Verità con la V maiuscola, già date una volta per tutte, quasi fossero calate dal cielo o fornite per sempre da un Nume benigno, anziché come un arduo processo che necessita di metodologie precise, una continua evoluzione di ricerca e dibattito su sempre nuove prove, nuove evidenze, nuove documenti e nuove teorie.

Se si avessero le idee più chiare su che cosa implica veramente il mestiere di storico, e di come le conclusioni a cui giunge siano oggetto di una perenne discussione SCIENTIFICA, forse non sarebbero tanto popolari le sciocche bufale dei buontemponi che la storia se la inventano, come d'altronde amano inventarsi anche tutte le altre scienze.

Scilla Bonfiglioli

Scilla Bonfiglioli nasce a Bologna nel 1983, lavora come attrice e regista con la compagnia teatrale I Servi dell’Arte, con la quale collabora inoltre nella stesura dei testi drammaturgici.

È autrice della saga fantasy “L’ultima soglia,” storia a puntate basata sui miti norreni e in pubblicazione per Delos Digital, nella collana “Fantasy Tales”.

Finalista del premio Elsa Morante nel 2005, ha pubblicato racconti in diverse antologie (Bacchilega, Delos Books, Edizioni Diversa Sintonia) e sulle riviste “Writers Magazine Italia” (www.writersmagazine.it) e “Robot”.

Nel 2012 esce con Il Saggiatore lo studio sul mito greco “Le maschere di Atena”.

Nello stesso anno pubblica “Skylla e Karybdis” in appendice al Segretissimo Mondadori di aprile (n. 1586) e nel 2013 il racconto “Pagare cara una pelle” nell’antologia Giallo 24.

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Ho cominciato a pubblicare racconti con la casa editrice Delos Books, per la quale è edita anche la saga fantasy “L’Ultima Soglia”, in episodi in digitale.

Per Mondadori, a parte “La Corte della Seta”, ho pubblicato il giallo “Pagare cara una pelle” e un racconto per Segretissimo, “Skylla e Karybdis”

Al momento sto lavorando a un romanzo o due, ma per scaramanzia non dico niente, che c’è ancora tanto da fare.

In passato ti sei già cimentata con il giallo storico o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Con il giallo storico no, è stata la prima volta e mi sono divertita moltissimo a prendere le misure col genere.

Nello storico e basta, invece, ho già impastato un po’ le mani.

“Skylla e Karybdis”, per esempio, è un racconto ambientato nella Cipro dei primi del Novecento, un periodo molto denso di eventi che hanno fatto la storia di tutta l’Europa.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

Provo un terrore puro per le statue delle fontane.

Che siano di pietra o di metallo, che raffigurino esseri umani o bestie non fa alcuna differenza: se c’è l’acqua, mi atterriscono.

Il problema è che allo stesso tempo ne sono attratta senza scampo.

Il risultato è un disastro emotivo che mi inchioda e poi a farne le spese sono le piccole protagoniste innocenti di gialli storici.

Quanto di te è presente negli eroi che compaiono nell'elaborato che hai proposto per questo libro?

Tanto.

In tante piccole cose, tutte sparse.

Ogni personaggio ha qualcosa di me, ma alla fine sono briciole che vanno a riempire caratteri indipendenti.

Penso che sia così per tutto quello che viene scritto, alla fine.

Di certo non permetto a nessun personaggio di somigliarmi troppo.

Mi piaccio, ma non mi amo abbastanza.

Quanto di storico?

La Bologna rinascimentale è la protagonista più storica che ci sia, nel racconto.

Ho cercato di descriverla più simile possibile a quella che deve essere stata nel Cinquecento: colorata, vivida, piena di odori e di ombre.

La fontana del Nettuno è lì come allora, con le sue sirene e i suoi mostri d’acqua, e ho seguito la sua costruzione e le motivazioni che l’hanno voluta nella piazza il più fedelmente possibile.

E quanto di inventato?

Se la storia della signora Bentivoglio che asseta tutta Bologna per capriccio è vera, o almeno è una vera leggenda, quindi a suo modo è verissima per quanto mi riguarda, non è mai esistita una Corte della Seta così come l’ho descritta.

Non c’è mai stato nessun brigante d’acqua dolce che aspettasse il momento propizio per la battaglia in una città sotto la città.

Non che io sappia, almeno.

Quali sono le fonti a cui ti sei documentata per scrivere questo racconto?

Mia madre è una guida turistica e fin da bambina ho ascoltato leggende e fatti storici aggrovigliati attorno ai posti che frequentavo tutti i giorni.

Ho dovuto mettermi alle sue calcagna, ma alla fine ho avuto libri, stampe e perfino annotazioni dell’epoca da decifrare per costruire la mia storia.

Puoi svelare come e da chi sei stata coinvolta nel progetto ANNO DOMINI?

Sono stata tra le vincitrici di un contest promosso da Franco Forte.

I vincitori di quel contest avrebbero dovuto cimentarsi nella scrittura di un giallo storico e così è nata “La Corte della Seta”.

Tra questi racconti pervenuti a Franco, tre sono stati scelti per entrare nell’antologia e affiancare scrittori di calibro altissimo.

Sono stata molto fortunata.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Con l’arrivo di un famoso scultore in città, incaricato di costruire la più spettacolare fontana di Bologna, iniziano gli omicidi.

Una bambina, un’anziana donna: tutte le morti sono legate all’acqua.

E tutte sono legate a un mistero ben più grande che sembra avere origine sotto le strade della città, dove l’acqua scorre nel buio.

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi lavori?

Questo racconto si collega per molti aspetti ai gialli che sto ambientando ai giorni nostri.

L’antica famiglia dei Bentivoglio continua ad avere una posizione centrale e di certo esiste un rapporto di parentela tra il Nembi sacerdote dentro “La Corte della Seta” e il Nembi avvocato protagonista del racconto “Pagare cara una pelle”, edito da Mondadori nell’antologia “Giallo 24”.

Secondo te perché la gente è portata a credere che la storia proceda per grandi complotti?

Non saprei proprio.

Ho sempre pensato che la Storia la facessero le persone comuni nel vivere quotidiano e gli eventi di portata più grande si incastrassero di conseguenza, complotti compresi.

Certo per un narratore del mistero è più affascinante raccontare di un complotto che di un contadino che fa il formaggio, immagino.

Perché non riesce ad essere percepita come una materia di per se affascinante?

Davvero non viene percepita come una materia affascinante?

A me è sempre piaciuta.

Dipende anche tanto dal periodo, magari.

Qualcuno sarà affascinato dall’antica Roma, a qualcuno piacerà di più la Rivoluzione francese.

Perché il grande pubblico fatica ad avvicinarsi a questa disciplina in maniera razionale?

Non saprei davvero.

Non avevo idea che faticasse.

Non più che con qualunque altra materia almeno.

Bisognerebbe contare quelli che si avvicinano più o meno razionalmente alla fisica.

Io ho sempre faticato con la fisica, ad esempio, ma era colpa del mio professore al liceo.

Anche il disamore per la Storia è spesso causato da chi la insegna male.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Per il momento no, mi piacerebbe che il racconto parlasse per me.

Il resto dell’antologia, per il calibro degli altri autori presenti, parla decisamente da sola.

Lorenzo Fontana

Lorenzo Fontana, laureato in Ingegneria civile, è nato a Lucca nel 1974.

Ha esordito come scrittore nelle antologie “365 racconti horror per un anno”, “Il magazzino dei mondi (1 e 2)”, “365 racconti sulla fine del mondo” e “365 storie d’amore”, tutte edite da Delos Books.

Sulla rivista “Writers Magazine Italia” (www.writersmagazine.it) sono apparsi i racconti brevi “Simbiofono” e “Prime fughe di un ribelle”.

Nel Giallo Mondadori ha pubblicato il racconto “Il manutengolo”, ambientato nella Maremma di fine Ottocento, incentrato sulla figura del brigante Domenico Tiburzi.

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Lorenzo Fontana, quarantenne toscano di Lucca, professione ingegnere idraulico.

In passato ti sei già cimentato con il giallo storico o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Ho già pubblicato un racconto in appendice al Giallo Mondadori.

S'intitola “Il manutengolo”, ed è ambientato nella Maremma di fine '800.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

No, non ho nessuna analogia con Rigo, il poliziotto ducale che ho ideato come protagonista della mia storia.

Quanto di te è presente negli eroi che compaiono nell'elaborato che hai proposto per questo libro?

Quanto di storico?

E quanto di inventato?

Ho cercato di staccarmi completamente dai miei personaggi per non correre il rischio che mi somigliassero troppo, in particolare nel modo di esprimersi.

Credo di esserci riuscito perché non mi rivedo in nessuno di essi.

L'unico personaggio storico realmente esistito è il gonfaloniere di Firenze, Pier Francesco Rinuccini, oltre ovviamente al granduca Leopoldo II.

Gli altri sono tutti inventati.

Quali sono le fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

L'idea di base è stata quella di ambientarlo a Firenze, durante una piena dell'Arno, e in questo il mio lavoro mi ha agevolato.

Una volta scelto il periodo, sono passato alla ricerca storica, in prima battuta su internet e poi approfondendo sui libri, più che altro per avere chiaro il contesto in cui andavo a muovere i miei personaggi.

Ma la vera scoperta e prima fonte di ispirazione è stato un libro di un giornalista dell'epoca, il famoso Jarro, che descrive nel dettaglio la vita della città, gli abitanti e le loro abitudini, e che tra le altre cose mi ha fatto conoscere il ghetto e gli spazzaturai.

Infine ho dato un'occhiata a un libro sui proverbi toscani...

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto ANNO DOMINI?

Ho partecipato al contest indetto da Franco Forte sul sito “Writers Magazine Italia”, basato sul suo bel libro “Il segno dell'untore”.

Il mio racconto breve “Prime fughe di un ribelle” è stato selezionato insieme ad altri e pubblicato sulla rivista “WMI”, poi Franco ci ha chiesto di scrivere un racconto giallo storico e ho avuto la fortuna e l'onore di essere scelto per “Anno Domini”.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Siamo nella Firenze del 1844: la città è in fermento, ci sono spinte anarchiche e problemi politici derivanti dal Congresso di Vienna, c'è un quartiere fuori controllo e, in tutta questa confusione, ci si mette anche l'Arno che allaga mezza città.

Tra i corpi restituiti dal fiume c'è quello di una giovane donna, a suo modo famosa, che... non è morta annegata.

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi lavori?

Il personaggio è inedito, ma conto di riproporlo in un prossimo racconto, o magari in un libro.

Secondo te perché la gente è portata a credere che la storia proceda per grandi complotti?

Perché è la storia stessa a dimostrarlo.

Se pensiamo ai milioni di morti causati da guerre spesso volute da poche persone, è inevitabile dedurre che chi comanda guardi solo ai propri interessi e non al bene del popolo, e se tali interessi sono spesso oscuri o incomprensibili per forza di cose il pubblico è indotto a pensare al complotto.

Perché non riesce ad essere percepita come una materia di per se affascinante?

In primo luogo perché la storia, per come viene insegnata a scuola, è tutt'altro che affascinante.

La riscoperta del passato diventa piacevole se fatta in maniera libera e autonoma, se si possono saltare periodi poco interessanti e scegliere personaggi e fatti che più ci ispirano.

Essere obbligati a studiare appiattisce il fascino della materia, e purtroppo non a tutti capita di avere l'occasione o l'interesse per rimettersi a imparare con nuove finalità, e poterla finalmente apprezzare in pieno.

Perché il grande pubblico fatica ad avvicinarsi a questa disciplina in maniera razionale?

Se ti riferisci al successo che hanno i libri storici che contengono misteriosi enigmi o episodi fantasiosi, forse si tratta solo del fascino dell'ignoto che, mischiato a fatti reali e documentati, dà vita a un miscuglio affascinante che il lettore apprezza.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

No, sono soddisfatto così.

Valerio Massimo Manfredi

Valerio Massimo Manfredi è un archeologo specializzato in topografia del mondo antico.

Ha insegnato in prestigiosi atenei in Italia e all’estero e condotto spedizioni e scavi in vari siti del Mediterraneo, pubblicando in sede accademica numerosi articoli e saggi.

Come autore di narrativa ha pubblicato con Mondadori i romanzi: “Palladion”, “Lo scudo di Talos”, “L’oracolo”, “Le paludi di Hesperia”, “La torre della solitudine”, “Il faraone delle sabbie” (premio del Libraio “Città di Padova”), la trilogia “Alèxandros” tradotta in trentasette lingue, “Chimaira”, “L’ultima legione”, da cui è tratto il film prodotto da Dino De Laurentiis, “L’impero dei draghi”, “Il Tiranno” (premio Corrado Alvaro, premio Vittorini), “L’armata perduta” (premio Bancarella), “Idi di marzo” (premio Scanno), “Otel Bruni” e la saga di “Odysseo”, di cui sono usciti “Il mio nome è Nessuno”, “Il giuramento” e “Il mio nome è Nessuno - Il ritorno”.

Conduce programmi culturali per la televisione in Italia e all’estero, collabora a “Panorama” e a “Il Messaggero”.

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Sono Valerio Massimo Manfredi e sono un archeologo e un autore di narrativa e sono attivo anche nella pubblicazione scientifica, un supporto che ritengo indispensabile per chiunque abbia la responsabilità di entrare in contatto con tante persone tramite i suoi scritti.

In passato ti sei già cimentato con il giallo storico o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

In uno dei mie romanzi, “Chimaira” il protagonista, un giovane ricercatore, parlando con un ufficiale dei carabinieri dice: “Anche noi archeologi siamo investigatori come voi, con una differenza: voi arrivate sul luogo del delitto poche ore dopo che è accaduto, a volte pochi minuti; noi dopo molti secoli.”

Direi in ogni caso che in molte delle mie storie c'è una vena di “giallo” perché ognuno di noi in qualunque momento della sua vita è impegnato in una ricerca o in una investigazione.

Infine, potremmo dire, nella ricerca di noi stessi e della verità.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

In ognuno dei miei personaggi c'è, ovviamente, qualcosa di me ma di solito preferisco non essere invasivo e restare dietro le quinte della mia storia.

Quanto di te è presente negli eroi che compaiono nell'elaborato che hai proposto per questo libro?

Quanto di storico?

E quanto di inventato?

Il mio racconto è ispirato ad un famoso scandalo politico e giudiziario che si verificò dopo la vittoria dei Romani alla battaglia di Magnesia in Asia minore quando i danni di guerra corrisposti in una prima rata dal re Antioco di Siria non arrivarono mai nelle casse dell'erario.

Il comandante romano Lucio Cornelio Scipione “Asiatico” fratello dell'“Africano” si difese ma alla fine lo scandalo travolse l'intera famiglia e l'Africano, che era l'uomo più potente del mondo di allora lasciò indignato l'Urbe e si ritirò in un piccolo centro della Campania.

Questo è quanto sappiamo.

Il mio racconto ricostruisce i fatti anche con ipotesi di fantasia ma con una ricostruzione ambientale sempre rigorosa.

Quali sono le fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Polibio, Gellio, Valerio Massimo ed altri.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto ANNO DOMINI?

Da Franco Forte, con il quale ho già collaborato altre volte, un caro amico insomma.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Diciamo che la parte più interessante (e anche più audace da un punto di vista “storico ricostruttivo”) è lo scontro di poteri che sta dietro lo scandalo: da una parte la grande aristocrazia senatoria, tradizionalista e conservatrice che vede malissimo il filoellenismo degli scipioni, il culto della personalità, il rischio che uomini troppo potenti (l'Africano) instaurino di fatto un'autocrazia che poi è quello che sarebbe accaduto un secolo e mezzo dopo.

Tanti anni fa Luigi Magni girò “Scipione detto anche l'Africano” girato in romanesco fra le rovine di Roma e con Marcello e Ruggero Mastroianni nei panni dell'Africano e dell'Asiatico con il gigantesco Woody Strode nei panni (pochi) di Massinissa e un giovane Giuliano Gemma in quelli di Tiberio Sempronio Gracco padre dei due Gracchi tribuni della plebe.

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi lavori?

Non rimetto mai in scena lo stesso personaggio se non di rado e per dei piccoli cammei, a parte, è ovvio, le trilogie, ma i quei casi si tratta di un solo romanzo in tre tomi.

Secondo te perché la gente è portata a credere che la storia proceda per grandi complotti?

Perché è più emozionate e perché fa sentire i fruitori capaci di vedere oltre le apparenze (dietrologia), il che non è sempre vero.

Anzi.

Perché non riesce ad essere percepita come una materia di per se affascinante?

Perché la Storia (in inglese History) non è una storia (story) ma lo sforzo comune e titanico dell'umanità di costruire una memoria comune e pertanto ha l'onere della prova e del massimo rigore.

Per questo è una disciplina ardua e dura, spesso noiosa per l'enorme carico del dibattito sulle fonti e per la massa dell'apparato critico e bibliografico.

La narrazione invece è una forma di epos dove quasi tutto è lecito e dove la voce narrante si esprime come se fosse l'unico testimone sopravvissuto degli eventi.

Lo scopo della Storia è di avvicinarsi il più possibile a una possibile verità, lo scopo della narrazione è di trasmettere sopratutto emozioni.

Abbiamo bisogno di ambedue: nessuno può vivere senza memoria, nessuno può vivere senza emozioni.

Perché il grande pubblico fatica ad avvicinarsi a questa disciplina in maniera razionale?

Perché non ne possiede gli strumenti critici.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Di solito lascio questo compito all'intervistatore.

Giulio Leoni

Giulio Leoni, romano, è uno degli scrittori italiani di gialli storici e di narrativa del mistero più conosciuti all’estero, grazie anche alla fortunata serie di romanzi dedicati alle avventure investigative di Dante Alighieri, che a partire da “I delitti della Medusa” (Mondadori) è stata tradotta in tutti i maggiori paesi del mondo.

Un’altra epoca di cui si è interessato è il secolo appena trascorso, soprattutto nei suoi aspetti controversi e meno conosciuti.

A questi ha dedicato diversi romanzi: “La donna sulla Luna”, “E trentuno con la morte”, “La sequenza mirabile” (tutti Mondadori), “Il cabaret del diavolo” (Hobby & Work) fino al più recente “Il testamento del papa” (Casa Editrice Nord).

Studioso delle avanguardie artistiche, è un appassionato di storia dell’illusionismo e della pop culture degli anni Cinquanta e Sessanta, di cui ricerca e colleziona testimonianze e memorabilia.

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Sono uno cui piace ascoltare ogni tipo di storie, e quando non ne trova più se le racconta da solo.

In passato ti sei già cimentato con il giallo storico o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Di gialli storici ne ho scritti molteplici, ambientati in diverse epoche.

Il curioso può vedere qui www.giulioleoni.it

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

Sono un accumulatore compulsivo e faccio collezione di una quantità di roba, dai libri, ai fumetti, ai vecchi giocattoli.

Con i personaggi del racconto ho in comune solo una significativa genialità.

Quanto di te è presente negli eroi che compaiono nell'elaborato che hai proposto per questo libro?

L’amore per lo spaccare il capello in quattro tra amici.

Per gli enigmi e la loro soluzione.

Quanto di storico?

Gli avvenimenti di fondo e i caratteri dei personaggi.

E quanto di inventato?

La vicenda.

Quali sono le fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Le normali fonti di ogni ricerca storica: saggi, enciclopedie, internet.

Biografie dei personaggi citati.

Il tutto coadiuvato dalla mia grande competenza e abilità.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto ANNO DOMINI?

Dal curatore Franco Forte.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

È la storia di una sorta di sfida intellettuale, tra due diverse forme di genialità: Leonardo da Vinci e Niccolò Machiavelli.

Entrambi alla ricerca della soluzione di un mistero storico - criminale.

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi lavori?

Entrambi sono personaggi che non ho mai utilizzato per altri lavori.

Secondo te perché la gente è portata a credere che la storia proceda per grandi complotti?

Perché è vero!

La storia procede per grandi e piccoli complotti.

Io poi sono uno che crede a tutto, dagli ufo a che Elvis Presley sia ancora vivo.

Perché non riesce ad essere percepita come una materia di per se affascinante?

Intendi dalla grande massa?

Ma la massa non percepisce nulla, a parte forse certi avvenimenti sportivi.

Chi scrive non scrive mai per la massa indistinta, ma sempre per quel lettore ideale che in qualche modo gli somiglia.

E i miei lettori ideali sono sicuro che la trovano affascinantissima.

Perché il grande pubblico fatica ad avvicinarsi a questa disciplina in maniera razionale?

Il grande pubblico non si avvicina a nulla in maniera razionale.

È per questo che la storia stessa non riesce a essere razionale.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Potrebbe essere: vale la pena di praticare il racconto breve, oppure per una storia affascinante è più adatta la forma romanzo?

È una bella domanda che mi pongo spesso, ogni volta che mi trovo a scrivere un racconto e mentre lo faccio la storia si dilata e vorrebbe sempre più parole.

Ancora adesso non ho trovato una risposta definitiva.

Alan D. (Sergio) Altieri

Sergio “Alan” D. Altieri, classe 1952, servizio militare assolto, ingegnere meccanico, fin da “Città oscura” (1981), suo romanzo d’esordio, è considerato l’inventore del “thriller apocalittico” Italian-style.

Narratore, sceneggiatore, traduttore, editor, Altieri ha al suo attivo oltre venti romanzi e decine di racconti e articoli.

Tra i suoi libri, la monumentale “Trilogia di Magdeburg”, la “Pentalogia di Los Angeles” e la serie “Sniper” per Segretissimo.

Tra le sue traduzioni, “Le Cronache del ghiaccio e del fuoco” (Mondadori), l’epopea fantasy di George R.R. Martin, diventata un cult mondiale.

Per saperne di più su Alan D. Altieri e sul suo lavoro si possono consultare la voce che lo riguarda su Wikipedia e la sua pagina Facebook.

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

Riguardo a me come narratore, il mio esordio risale al 1981 con “Città Oscura”, thriller metropolitano ambientato in una Los Angeles da girone dantesco.

Tematiche riprese poi nel sequel “Città di Ombre”, e in “Ultima Luce” thriller futuristico che vede la fine degli stati come entità politiche.

In ormai oltre trent’anni di lavoro, ho alle spalle venti libri, tra romanzi e antologie, circa quaranta racconti, numerose sceneggiature cinematografiche e almeno trenta traduzioni.

Tra esse, “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, la saga fantasy di George R.R. Martin diventata un vero e proprio culto.

In passato ti sei già cimentato con il giallo storico o questo genere costituisce una novità nella tua produzione?

Come il titolo stesso suggerisce, in “Magdeburg/La Fortezza”, il mio contributo ad “Anno Domini”, questa eccezionale antologia curata dal grande Franco Forte, ritorno al mondo e ai personaggi della mia “Trilogia di Magdeburg”.

È l mondo della apocalittica Guerra dei Trent’Anni (1618/1648), il conflitto che sconvolse ogni angolo dell’Europa, ridisegnandone equilibri di potere e confini per i tre secoli successivi, fino alla ugualmente apocalittica Prima Guerra Mondiale.

A dispetto delle sue dimensioni, duemila pagine su tre volumi, e oltre a essere un affresco storico/bellico, il “Trittico di Magdeburg” è certamente un thriller, per quanto... eretico.

Anche “Magdeburg/La Fortezza” e’ un thriller, nel quale presento un’angolazione ugualmente eretica sull’assassinio di Albrecht von Wallenstein, personaggio chiave del conflitto e uno dei più grandi uomini di potere della storia europea.

Hai qualche hobby o mania particolare che ti può identificare col personaggio di cui hai scritto per questa antologia?

Considerando Wallenstein, figura peraltro storica, come fulcro del racconto, direi che l’unica analogia tra personaggio e narratore sia l’attenzione all’intrigo.

Da più fonti, tutte di livello accademico, Albrecht von Wallenstein è considerato come uno dei più formidabili manipolatori, in assoluto e in tutti i sensi, della storia europea.

Da parte mia, direi che senza intrigo, concettuale, sia chiaro, il thriller stesso non potrebbe esistere.

Quanto di te è presente negli eroi che compaiono nell'elaborato che hai proposto per questo libro?

Quanto di storico?

E quanto di inventato?

Preferisco tenermi alla larga dal processo di identificazione tra narratore e personaggio.

Il rischio e’ quello di diventare troppo personalistici, di parlare di se stessi invece che mantenere la focale sulla narrazione.

In “Magdeburg/La Fortezza”, gli unici personaggi totalmente fiction sono Wulfgar e Deveraux, al centro a loro volta del “Trittico di Magdeburg”.

Tutti gli altri, Wallenstein, Butler, Leslie, Gordon, Trizka, sono rigorosamente storici, per quanto, inevitabilmente, non come li ho descritti.

Riguardo alla morte di Wallenstein, tutte le fonti concordano: essa venne decisa da un complotto ordito ai massimi livelli dell’Impero e del Papato, all’epoca una gigantesca potenza secolare.

Ambientazione del racconto, la Fortezza di Eger, a tutt’oggi importante meta storica, eventi militari, rapporti di forza, sono tutti elementi parimenti storici.

L’aspetto eretico di “Magdeburg/La Fortezza” in quanto thriller riguarda proprio l’eliminazione di Albrecht von Wallenstein.

Nel senso che... oops, sorry, I can’t say more.‬

Quali sono le fonti a cui ti sei documentato per scrivere questo racconto?

Due sono i testi primari sulla Guerra dei Trent’Anni: il grandioso compendio di Catherine L. Wegdewood e l’ottimo lavoro di Geoffrey Parker, entrambi intitolati appunto “La Guerra dei Trent’Anni”.

Riguardo alla morte di Wallenstein, figura storica al centro di innumerevoli biografie, l’ottimo testo “Wallenstein”, di Sergio Valzania, è stato per me di grande importanza.

Per le altre figure del complotto, in particolare gli ufficiali mercenari inglesi Butler, Gordon e Leslie, Internet e’ molto ricco d’informazioni.

Puoi svelare come e da chi sei stato coinvolto nel progetto ANNO DOMINI?

È stato Franco Forte, mio fraterno amico e direttore delle collane Mondadori Edicola, a volere che partecipassi a questo straordinaria antologia.

Oltre a lavorare di nuovo con Franco, ho anche l’onore di essere al fianco di mostri sacri quali Valerio Massimo Manfredi, Carlo A. Martigli, Giulio Leoni, Danila Comastri Montanari e Alfredo Colitto.

Quanto ai tre esordienti dell’antologia, Fabio Ancarani, Scilla Bonfiglioli, Lorenzo Fontana, si rivelano come bravissimi autori, da tenere attentamente d’occhio per il futuro.

Puoi accennare, senza svelarne la trama, ai punti salienti del tuo racconto?

Avrà come protagonista un personaggio inedito o che è già comparso in altri tuoi lavori?

Direi di avere già sviscerato questo punto nelle domande precedenti.

Secondo te perché la gente è portata a credere che la storia proceda per grandi complotti?

Perché la storia in effetti PROCEDE per grandi complotti.

Non e’ interessante come dietro ogni grande svolta ci sia sempre un grande assassinio?

Da Giulio Cesare a Rasputin, da Albrecht von Wallenstein ad Abraham Lincoln, dall’Arciduca Francesco Ferdinando a John Kennedy, citando solo alcuni degli infiniti omicidi che “hanno fatto epoca”, il percorso umano È un percorso nella strage.

Perché non riesce ad essere percepita come una materia di per se affascinante?

A mio parere, nell’approccio alla storia c’è al tempo stesso fascinazione e irrazionalità: fascinazione per fatti remoti, irrazionalità per l’incertezza che non può non accompagnarsi ai fatti medesimi.

Perché il grande pubblico fatica ad avvicinarsi a questa disciplina in maniera razionale?

Perché a tutti gli effetti, a dispetto di fonti, analisi, cronache, noi NON sappiamo con certezza come sono andate davvero le cose.

Sappiamo solo che qualcuno è stato fatto fuori, il che ha scoperchiato un ennesimo Vaso di Pandora.

C'è una domanda sul progetto che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

Desidero ringraziare ancora una volta Franco Forte per avermi coinvolto in “Anno Domini”.

La storia rimane, e rimarrà, un fiume inesauribile.

Un “Anno Domini” all’anno? Why not?