Solitamente più avvantaggiato rispetto a un remake (più libertà creativa, ammesso e non concesso che la creatività ci sia…) il reboot, in questo caso quello di Spider Man per l’occasione The Amazing Spider-Man di Marc Webb, non fa rimpiangere gli altri capitoli, anzi…

Superato lo stucchevole inizio con il futuro Spider bambino colto mentre gioca a nascondino (ignorando che di lì a poco il gioco iniziato non avrà fine…), sono più le cose azzeccate che quelle no.

In generale si può affermare che lo Spider di oggi (Andrew Garfield) è “cosa altra” rispetto a quello tramandatoci fin qui da Tobey Maguire, e non solo perché il nuovo Spider ci appare meglio “calato” nella inevitabile fisicità che il ruolo esige (vedi la scena nel vagone della metropolitana…), ma perché scommettendo sulla rinuncia a quel fondo di malinconia che lo Spider precedente indossava come un secondo costume, vince la battaglia tra nostalgia del passato e speranza nel futuro, col risultato di consegnare alla platea uno Spider Man più consapevole e sbarazzino, perfino meno interessato a proteggere a tutti i costi la propria identità…

Certo, il must hitchcockiano “più riuscito è il cattivo, più riuscito sarà il film” stavolta va a farsi benedire visto che il villain di turno ossia Rhys Ifans nei panni del Dr. Connors, 50% scienziato pazzo e 50% genio del male, memorabile certo non lo è, ma pazienza, perché è chiaro che chi avrà intenzione di continuare la saga dovrà fare i conti con questa svolta...