E se all’improvviso scoprissi l’esistenza di un fratello di cui non sapevi nulla? E se questo fratello non vivesse dietro il primo angolo della città, ma a Timor, una sperduta e dimenticata isola del pacifico? Un’isola fatta di violenza e mistero, indifferenza e malinconia. Che fare? Partire o far finta di nulla? Sono questi le domande che si pone Enrico, indolente e spaesato professore romano di Storia del cinema, quando la madre morente gli rivela l’incredibile verità. E così la sua vita incardinata su una consolidata monotonia si trasforma in una picaresca avventura, costellata di un incredibile pantheon di affascinanti personaggi: agenti segreti e preti coraggiosi, nostalgici monarchici e mercanti genovesi, milizie crudeli e realtà sconosciute.

Le nuvole di Timor è l’ultimo romanzo di Marco Ferrari (Alla rivoluzione sulla due cavalli, 1995), pubblicato da pochi mesi da Cavallo di Ferro.

Si tratta di un romanzo sorprendente e accattivante, dove fra le pagine di una commovente ironia si attua un’efficace e sentita denuncia sociale dei lati oscuri del colonialismo. La storia è ambientata sull’isola di Timor Est, nell’ultimo periodo della colonizzazione indonesiana, un isola che si trasforma in una polveriera politica e religiosa, ultimo avamposto cristiano della decaduto impero coloniale portoghese, che resiste all’espansione mussulmana.

La scrittura di Ferrari è felice e coinvolgente, ben calibrata e ottimamente strutturata, la narrazione scorre fluida catturando animo e cuore del lettore. I personaggi sono sentiti e sinceri, le descrizioni di uomini, luoghi e vicende attraversano con forza la pagina scritta. Il viaggio del protagonista alla ricerca del fratello sconosciuto, si trasforma in un viaggio attraverso luoghi e mondi sconosciuti ai più, ma così reali e concreti da far male, tutto alla fine si trasforma in un viaggio che racchiude sentimenti e sensazioni forti e profonde.

Uno splendido romanzo che mostra mondi ed emozioni sconosciute.