Tempi grami questi in corso, grami assai. Non fai in tempo a lasciare ‘sto corpo che nutri, lavi, vesti, spupazzi e strapazzi (quando non è lui a strapazzare te…), che subito una miriade di anime, più o meno malefiche, fanno la fila per penetrare (ma non in senso sessuale, eh!).

Quasi tutto qua il succo di questo Insidious di James Wan, dove è chiaro quasi da subito che a scatenare il bailamme non è tanto la “presenza” quanto “l’assenza” del legittimo proprietario dall’involucro materiale di cui sopra.

Porte che scricchiolano, baby call che gracchiano, immagini fugaci, immagini persistenti, diavoli doc e anime di bassa lega, disegni infantili che dicono tutto ma che nessuno all’inizio capisce, persino una mise en abyme con una lunga sequenza che sembra proprio la messa in scena di un thriller soprannaturale all’interno di un altro thriller soprannaturale di nome Insidious (con la medium nei panni del regista…), qualche brivido genuino (cerchiamo di essere onesti…).

La sala, per lo più adolescenziale, accompagna le scene “da paura” come tutte le platee che si rispettino, cioè con urla e lazzi, ma soprattutto affidando al più scafato puntualissime anticipazioni su quello che sta per accadere, segno che Insidious non inventa nulla; piuttosto ricicla…