Sono rari quegli scrittori che non amino inserire ad epigrafe di un proprio romanzo, o addirittura di ogni capitolo, una citazione che dia il “la” a tutta la storia. Succede però che non se ne trovi una che calzi interamente, che renda in poche parole lo spirito del romanzo: che fare allora? Semplice... la si inventa! Ecco un piccolo speciale dedicato a quegli pseudobiblia, con relativi pseudoautori, inventati al solo scopo di usarli come citazione.

«Ha qualche significato questa vita? / Che scopo ha questa lotta? / Da dove veniamo, dove siamo diretti? / Queste fredde domande echeggiano e risuonano / attraverso ogni giorno, ogni notte solitaria. / Andiamo a trovare la splendida luce / che getterà un raggio rivelatore / sul senso del sogno umano». Questo passo del “The Book of Counted Sorrows” si trova come citazione all’interno del romanzo “Strangers” (1986) del più che prolifico scrittore statunitense Dean R. Koontz.

L’anno successivo, in “Là fuori, nel buio” (Twilight Eyes), si trovano altre varie citazioni da questo libro, come per esempio «Il sussurro del crepuscolo / è la notte che si toglie il busto», accostate ad altre citazioni da Shakespeare, Plinio il Vecchio e Mark Twain. La storia, iniziata già nel 1981, va avanti imperterrita: sono decine e decine le citazioni che Koontz trae dal fantomatico “Book of Counted Sorrows” (che si può tradurre all’incirca con “Il libro delle pene contate”).

Dopo dieci anni dalla prima citazione, Koontz racconta che riceveva in media 3.000 lettere all’anno di fan e librai di tutto il mondo che chiedevano informazioni in merito a questo misterioso libro: molti librai e bibliotecari avevano speso tempo ed energie nella ricerca del fantomatico testo senza alcun successo. Nello staff dello scrittore c’era un uomo, Basil Keenly, preposto a rispondere ad alcune centinaia delle lettere (soprattutto ai librai) e la risposta era che: «(1) Countend Sorrows è il più raro libro del pianeta, esistente in una sola copia, (2) questa copia è in nostro possesso, (3) ci rifiutiamo di fotocopiarla o riprodurla in altro modo e (4) in ogni caso, è impossibile per chiunque leggere l’intero contenuto del libro, perché se si assorbisse ogni parola del testo si diventerebbe pazzi sotto il peso della conoscenza acquisita - oppure si esploderebbe.» Cominciò anche a girare la leggenda che Thelma Kickmule, dello staff di Koontz, avesse letto il libro dalla prima all’ultima parola, finendo per credesi una gallina...

Non pago, l’autore fece anche costruire un libro che sembrasse antico da mostrare in una vetrina durante le visite guidate alla sua casa: una copia del Counted Sorrows edita nel 1928 dalla improbabile casa editrice Inevitable Doom Press...

Ad un certo punto, lo scrittore si rese conto che il gioco pseudobiblico si stava spingendo troppo in là, e forse il fatto che il povero Keenly si fosse licenziato e avesse cambiato totalmente mestiere un po’ sarà servito!

Dean R. Koontz
Dean R. Koontz
In una lettera datata 8 ottobre 1992, Koontz si confessa e paragona la sua operazione all’aver aggiunto delle referenze inesistenti in un curriculum. «A volte - scrive l’autore - quando ho bisogno di un po’ di versi per esaltare i temi reconditi di una determinata parte di un romanzo, e non riesco a trovare niente che si adatti, li scrivo io stesso e li attribuisco ad un libro immaginario. “The Book of Counted Sorrows” è stata una mia invenzione, e non mi sarei mai aspettato che un giorno librai e case editrici mi scrivessero da tutto il Paese chiedendomi di aiutarli a recuperare questo raro e misterioso volume!»

In seguito, l’autore promise ai suoi fan che, una volta raggiunta una considerevole quantità di versi “inventati”, li avrebbe riuniti in un volume, dando così finalmente vita ad un vero “Book of Counted Sorrows”. Nel 2003 questo libro vede la luce nel solo formato digitale, offerto da Barnes & Noble; l’anno successivo la Charnel House lo pubblica in due edizioni cartacee a tiratura limitatissima: quella che sembra una mera operazione commerciale, riesce in pieno visto che le copie vengono vendute con la velocità del baleno a prezzi esorbitanti. Nel 2007 la eBooks.com rende di nuovo disponibile la versione digitale, al prezzo di circa 5 dollari. Nei siti di vendita on line sono ancora disponibli copie cartacee o digitali di quest’opera, che mette insieme molte citazioni già apparse in romanzi dell’autore più una corposa introduzione.

In questa introduzione Koontz racconta per filo e per segno quella che lui definisce “L’oscura, peculiare, misteriosa e del tutto incomprensibile storia del volume in questione”: si inventa la lunga e particolareggiata biografia degli immaginari proprietari del libro. Non è una scelta ispirata: l’autore sicuramente si sarà divertito a riempire decine e decine di pagine di inutili particolari su persone dichiaratamente non-esistenti, ma il lettore trova il tutto un’opportunità sprecata. Poteva a questo punto scrivere un romanzo breve sulla storia del Counted Sorrows, facendo magari credere che fosse vera (come più oculatamente aveva fatto Lovecraft con il suo Necronomicon): che senso ha invece elencare un’infinita serie di personaggi falsi con la storia della loro falsa vita?

Chiudiamo con un’altra citazione da questo “Libro delle pene contate” (che in tempi recenti ha dato vita ad un altro pseudobiblion, “The Book of Counted Joys” [Il libro delle gioie contate], usato per esempio nel romanzo “Il luogo delle ombre”, 2003): «La vita è un dono che va reso, / e gioia dovrebbe dare il suo possesso. / È troppo, troppo breve, e questo è un fatto. / Difficile da accettare, questa terrena processione / verso il buio finale è un viaggio finito, / un circolo chiuso, sublime opera d’arte, / dolce poema melodico, battaglia vinta». 

 

Clark Ashton Smith
Clark Ashton Smith
Il californiano Clark Ashton Smith ha creato il famoso pseudobiblionIl libro di Eibon”, trattato in un precedente articolo di questa rubrica; non pago, l’autore ha voluto anche creare uno “pseudobiblion da citazione”, e precisamente “Il Testamento [o Testamenti] di Carnamagos”.

In epigrafe al suo racconto “Il dio della polvere” (The Treader of the Dust, 1935), infatti, campeggia un estratto dal suddetto testo: «I più antichi Stregoni lo conoscevano e lo chiamavano Quachil Uttaus. Si mostrava raramente dato che dimorava molto al di là del Cerchio Estremo, in quell’oscuro limite in cui tempo e spazio non hanno più valore»: dell’origine e natura dello pseudobiblion si è già parlato precedentemente.

Nel 1984 lo scrittore di fantascienza Mike Resnick partecipa all’antologia “Le Olimpiadi della follia” (curata dal trio d’oro Asimov, Greenberg e Waugh, Urania n. 993) con il racconto “Gli olimpici” (The Olympians). Questo si svolge in un futuro lontano, e per far entrare subito il lettore nell’ambiente in cui si svolgeranno gli eventi, Resnick apre il racconto con due corposi estratti da altrettanti libri inesistenti...

Mike Resnick
Mike Resnick
«... come il Pony Express, che si guadagnò nella storia dell’umanità un posto molto superiore all’importanza dei suoi risultati, durante gli undici mesi della sua esistenza, così il culto degli Olimpici ricevette una pubblicità completamente sproporzionata alle conquiste ottenute, nei corso della sua breve vita durata ventidue mesi. Con ciò non si intende in alcun modo denigrare quei romantici idoli della primitiva Democrazia, poiché a quell’epoca l’uomo aveva bisogno di tutti gli idoli che poteva darsi, e certamente nessun gruppo andò mai incontro a quella necessità con la dedizione e l’orgoglio degli Olimpici.», tratto da “L’Uomo: dodici millenni di conquiste”.

«Degni di un cenno sono forse gli Olimpici, poiché si può dubitare che alcun altro segmento dell’umanità abbia mai rispecchiato così accuratamente l’incredibile egocentrismo dell’Uomo, la sua gioia nell’umiliare altre razze, e...», tratto dall’ottavo volume di “Origine e storia delle razze senzienti”.

Così Resnick dà subito veridicità ed autorevolezza alla figura degli Olimpici, protagonisti del suo racconto, semplicemente usando due citazioni inventate che li nominino.