Una sfida per la vita…

Auschwitz 1944. Paul Meissner, responsabile del campo di concentramento e Emil Clément, ebreo. Un incontro che si ripeterà ad Amsterdam nel 1962. Praticamente la loro storia, in “diretta” dal campo e raccontata attraverso i loro ricordi e un diario del tedesco. Meissner con una gamba di legno, regalo del fronte russo, deve organizzare qualcosa di culturale. Perché non un circolo di scacchi? E perché non una sfida tra gli ufficiali ed un certo Emil Clément, l’”orologiaio”, che pare imbattibile nei suoi incontri segreti con gli altri internati?

Emil li sconfiggerà ad uno ad uno mentre nel campo gli uomini, le donne e i bambini vengono picchiati, violentati, uccisi, mandati sulla forca per qualche fetta di pane rubata (tra cui l’amico Yves), e a morire nelle camere a gas: “Adesso molti gridano, soprattutto donne e bambini. Per pochi, brevi minuti il rumore è assordante. Quando si attenua si sente qualcuno che recita il Kaddish, la preghiera ebraica per i morti.”

Diversi flash back sulla vita di Emil, cresciuto a Metz, poi a Parigi dopo che la madre era stata sbattuta a terra “da un gruppo di uomini con il bracciale con la svastica.”, l’incontro e l’innamoramento con Rosa fino al loro internamento.

Ad Amsterdam, molti anni dopo, incontrerà anche Wilhelm Scweninger, campione tedesco (aveva addirittura giocato nel 1936 a Monaco contro il leggendario Najdorf), con cui si sarebbe dovuto confrontare al campo. Meissner nel frattempo è diventato prete, dopo essersi accorto delle menzogne del nazismo in generale e in particolare sugli ebrei. Dal suo diario “Comincio a chiedermi se tutto ciò che si dice di questa razza  sia vero o se, come Lot nella città di Sodoma, l’Orologiaio sia l’unico uomo buono in una moltitudine di malvagi.” Egli è malato e morirà tra atroci sofferenze mentre  Emil sarà combattuto con se stesso fino alla fine. “L’odio e gli scacchi. Era questa la somma della sua esistenza? Meissner ha ragione, pensò riluttante. Che razza di vita era la sua?”.

Due storie importanti, dicevo, intrecciate ad altre. Il nazista pentito, l’ebreo calpestato che sa giocare a scacchi, l’inferno di Auschwitz, le riflessioni sul nazismo, sull’odio e sul perdono. Alternanza mirata di periodi temporali con le storie che si intrecciano e riattaccano le une con le altre. Toni giusti, profondi, mai patetici, scrittura delicata, sensibile, dura quando necessario, che entra nelle pieghe degli animi per lasciarvi una traccia indelebile.