La collana “Bruce Lee e il grande cinema delle arti marziali”, curata da Gazzetta dello Sport e Stefano Di Marino, porta in edicola il secondo capitolo della trilogia di film iniziata con “La 36ª camera dello Shaolin”. Dopo alcuni film andati non bene al botteghino, il talentuoso regista e coreografo Liu Chia-liang nel 1980 decide di riprendere tematiche e personaggi del suo titolo più famoso, richiama il fratello adottivo nonché attore feticcio Gordon Liu e nasce “Ritorno alla 36ª camera” (Shao Lin da peng da shi).

In realtà non è un sequel, ma più che altro una “variazione sul tema”, comunque il successo è assicurato.

Il giovane Chao si fa passare come esperto di kung fu, data anche la sua somiglianza con il monaco San Te fondatore della 36ª camera del Monastero Shaolin (entrambi i personaggi, infatti, sono interpretati da Gordon Liu): quando però un gruppo di amici in difficoltà lo chiama per diferderli, appare chiaro a tutti che il giovane non ha proprio la padronanza delle arti marziali. Umiliato, Chao decide di studiare sul serio il kung fu nel Monastero, ma dopo tanta fatica per entrare ottiene solo la mansione di costruttore di un ponteggio. Dopo un anno di lavoro, a ponteggio finito, egli viene allontanato: scoprirà che senza accorgersene ha imparato molto più di quanto crede, così che potrà tornare a vendicarsi di chi l’aveva umiliato.

 

Gordon Liu
Gordon Liu
La differenza con il precedente titolo, a parte l’ovvio cambio di protagonista, sta nel fatto che mentre “La 36ª camera” si basava su allenamenti caratteristici da film di kung fu, “Ritorno alla 36ª camera” inserisce la peculiarità dell’allenamento... edilizio!

Al giovane Chao, infatti, non viene insegnato il kung fu nella maniera tradizionale, ma anzi gli viene ordinato di costruire un’impalcatura ai margini del Monastero: sia grazie al lungo lavoro, sia all’osservazione degli altri allievi Chao imparerà molte tecniche che gli saranno utili nel combattimento-redenzione finale.

Per sottolineare la peculiarità della storia, nell’edizione DVD è presente come inserto speciale un documentario (presentato dallo stesso Gordon Liu) sulla tecnica di montare le impalcature che è propria di Hong Kong:

canne di bambù tenute insieme da fili annodati con tecniche particolari. Quello che il personaggio di Chao impara a fare nel Monastero di Shaolin, e che userà poi per battere i “cattivi”, è una tecnica che ogni lavoratore edile di Hong Kong conosce!

Non un semplice sequel, quindi, ma un film completo con una propria personalità. Un’altra delle perle che il connubio Liu Chia-liang / Gordon Liu seppe creare e che purtroppo in Italia non ha conosciuto terreno fertile. Solo nel 2007 è stata distribuita un’ottima edizione in home video del film, targata AVO Film in collaborazione con al Celestial Pictures che ne ha rimasterizzato l’originale.