L’istinto del sangue di Jean Christophe Grangé, Garzanti 2010.

Personaggio principale il giovane giudice istruttore di Nanterre Janne Korowa. Trentacinque anni, un metro e settanta, peso tra i cinquanta e i cinquantacinque chili, zitella, qualche amica, una serie di rapporti amorosi andati a male e dunque depressione, ricovero in ospedale e Lexomil come conforto. Storia attuale con il fotografo Thomas, praticamente un dongiovanni (glielo avevano detto) che fa girare le scatole. Tiene ad una certa eleganza anche se il conto in banca è zero, scarpe Prada e macchina Twingo. Suo ufficio al terzo piano del tribunale di primo grado in materia civile dove fa un caldo bestia (aridagliela), alle prese con giovani vittime del saturnismo (intossicazione di piombo) e con un importante traffico di armi.

Fino a quando arriva il “caso”, e cioè il cadavere della infermiera Marion Cantelau fatto praticamente a pezzi che le riporta alla mente lo scempio della sorellastra più grande Marie. Intorno alla scena del delitto impronte di piedi e mani nude e simboli sui muri dipinti con sangue mischiato all’ocra come quelli dei primitivi. Si aggiungono, da copione, altri morti ammazzati con lo stesso metodo simile ad un antico rituale. Le vittime sembrano collegate allo psicanalista Antoine Feraud che viene messo sotto controllo e dalle registrazioni si scopre la “particolarità” di un giovane paziente, forse autistico, che potrebbe essere l’assassino. Da qui dissertazioni sulla malattia, un excursus sulla storia dei popoli primitivi, il famoso “Totem e tabù” di Freud insieme agli assilli della nostra sulla vita, il suo innamoramento per Antoine, il dolore per la madre ricoverata in un istituto.

L’evolversi della vicenda la porta ad un lungo viaggio in Nicaragua, Guatemala e Argentina per terminare a Campo Alegre nella Foresta delle Anime. Storia di violenze politiche, di dittature, emozioni e paesaggi inquietanti, con un finale ricco di tensione, fuga, lotta, paura.

Un buon libro, da leggersi con calma, che svaria su diversi argomenti e ci riporta agli albori della nostra esistenza.