Esistono casi in cui le creature letterarie sfuggono al controllo (e al volere) dei propri creatori: Kilgore Trout è il più celebre di questi esempi.

Nato come alter ego letterario, vive ormai da anni di vita propria.

Come si è visto finora nella rubrica a cura di Lucius Etruscus, inventare pseudobiblia, libri falsi, è usanza più comune di quanto si creda; inventare anche gli autori di detti libri falsi è usanza parimenti comune. Usare pseudonimi o nomi d’arte è pratica talmente usata da essere profondamente radicata nella letteratura e spesso obbligatoria, quando per esempio il vero nome dello scrittore non abbia i requisiti di “marketing”: si pensi al grande Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski che, per praticità, scelse di firmarsi Joseph Conrad. Molto più spesso di quanto si pensi gli autori usano più di uno pseudonimo, e durante la carriera capita loro di doversi sbarazzare... di dover “uccidere” ogni tanto un proprio pseudonimo (si pensi a Stephen King e al suo romanzo “La metà oscura”, trattato in un precedente articolo). Sicuramente invece è usanza molto meno comune “far vivere” un alter ego letterario promuovendolo a pseudonimo... soprattutto se a farlo non è l’autore che l’ha inventato! E cosa potrà mai scrivere questo falso autore? Ovvio: un libro falso... sebbene reale!

Nell'ultimo articolo di Lucius Etruscus incontrerete il più vero dei falsi autori: Kilgore Trout, l’alter ego di Kurt Vonnegut che assurse a pseudonimo, e che addirittura prese vita contro la volontà del suo creatore.

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