Sembra che, da qualche tempo, l'ambiente dove svolgere una perfetta sceneggiatura noir, thriller o comunque drammatica e molto altro sia decisamente mutato. Dalle periferie delle grandi metropoli e dai paesini di una nascosta America, si è passati a concentrare le vicende in una sorta di via di mezzo: una cittadina che abbia la familiarità del paese ma anche l'ombra delle metropoli, con le sue solitudini, le sue fobie.

Boston, come ci mostrano i, mirabili, romanzi di Lehane, autore relativamente nuovo nella scena letteraria statunitense, ma sicuramente destinato a divenire una pietra miliare, e come ci mostrano i film tratti proprio da questi romanzi, quali Mystic River o Gone Baby Gone (quest'ultimo tratto da La casa buia), afferisce pienamente a questa categoria di nuovi ambienti.

Non è una novità in letteratura forse, basti pensare a “La Peste” di Albert Camus, ed alla sua spettrale Oran, ma certamente è uno dei ripescaggi di idee migliori nel nuovo millennio.

Negli ultimi tempi proprio Boston, questa cittadina dalle discrete dimensioni, simile a migliaia di altre negli Stati Uniti, ignote alla massa europea ed eurocentrica da sempre, per la quale l'America è un unico, grande paese e non una confederazione di stati diversi fra loro, è assurta a banco di prova scenario nel quale far muovere, far crollare e risorgere innumerevoli “strong characters”.

Le ragioni di questo involontario successo sono diverse.

Certamente l'unione detta prima, il sincretismo di metropoli e paese che si realizza a Boston, è una fra queste, ma anche il fatto che la cittadina risulta essere un luogo nel quale sono presenti alcuni fattori determinanti alla realizzazione di una buona storia, in particolare due, che costantemente interagiscono fra loro e cioè i legami presenti all'interno della provincia (familiari, di amicizia, di amore o d'odio) ed i luoghi di questo posto.

Per quanto riguarda l'ultimo punto, Boston è certamente un posto nel quale diversi elementi contribuiscono alla positiva riuscita di un noir degno di questo nome: un fiume grande, ma non troppo ad esempio, quartieri di modeste dimensioni, luoghi insomma che parlano, sepolcri di memorie, e soprattutto posti a dimensione umana, che, come i protagonisti, osservano, ascoltano, amano, soffrono e, cosa molto importante, ricordano e fanno ricordare, impedendo un totale oblio nelle menti dei personaggi.

Il primo punto, i legami presenti all'interno della provincia, è certamente più complesso. Se i luoghi contribuiscono senza dubbio alle fratture ed alle unioni di determinati legami, i vincoli di parentela, spesso congiunti con amicizie, rappresentano spesso il vero motore delle vicende che si svolgono in questa cittadina.

Eventi accaduti anni prima, rancori mai sopiti, amori e dolori soffocati per lasciare che ogni vita continui ad andare nel suo solito senso, comune, e nella sua normalità, volgare, emergono nuovamente, questa volta con mostruosa intensità, insopportabile, fagocitando ogni cosa che trovano sul loro cammino. Quanto può resistere un segreto a Boston? Tanto tempo forse, ma certamente non troppo: deve venire alla luce per divenire normale prima o poi, per trovare la sua pace.

Mystic River è certamente la prova palese di come questi due fattori, luoghi e legami, coesistano, interagiscano, e contribuiscano al plot totale.

Il quartiere, il fiume difatti interagiscono con i tre attori protagonisti della vicenda narrata, divenendo simboli del passato, sfingi dagli enigmi insolubili, o solubili forse soltanto dall'Edipo in questione, inesplicabili, incomunicabili al prossimo, non importa quanto possa essere vicino questi.

Luoghi che rimandano ad emozioni, che a loro volta rimandano ai luoghi, come in viziosi circoli, labirinti dai quali è impossibile uscire, nei quali questi moderni Tesei che hanno perso, o forse non hanno mai avuto, il filo di un ricordo di nome “Arianna”, vagano disperati. Nel momento in cui vedono una via di fuga corrono, inseguendo una vana speranza, ma per realizzare in fretta l'illusione, e ripiombare in ricordi senza uscita.

Boston presenta dunque un'America nuova, riflesso di una strana Europa d'oltreoceano, che possiede appunto una sua precisa identità, ma che non ha certamente scordato le sue radici. Tutto, ogni cosa, accade in questo posto, in un vortice nel quale le emozioni crollano, esplodono oppure, lentamente, muoiono.

Lehane in romanzi come il sovra citato La Casa Buia, riesce a mostrarci Boston in tutto il suo marcio, perverso splendore, e nella sua tristezza da Marlboro e Jack Daniels, a farci conoscere personaggi che da pieni e degni di rispetto inizialmente, crollano nel giro di novanta minuti, mostrandoci e coinvolgendoci in stupefacenti verità nascoste.

Non è Twin Peaks, e neppure la metropoli onnivora dei vari Saw, è piuttosto qualcosa di nuovo nel panorama letterario e cinematografico americano del nuovo millennio, un'acqua cheta, sabbia mobile dove lo spettatore o il lettore sprofonda, trascinato in un gorgo di passioni dai protagonisti stessi, ignari di tutto.

Tutto esiste, tutto sprofonda e tutto viene posto sotto una diversa, nuova  luce: il dolore assurge a nuova dimensione a Boston, recuperando la purezza che per anni è stata virtualmente meccanizzata e macchiata da numerose pellicole cinematografiche, recuperando la sua “sacralità”.

Non sono certamente le relazioni avvolgenti, soffocanti di Twin Peaks, sono invece legami sopiti, che in un determinato momento e per un determinato episodio, vengono scoperti, ed esplodono in tutto il loro, nascosto sino ad allora, potere.

I protagonisti sono dilaniati, distrutti da eventi che, a volte, non li coinvolgono neppure direttamente, ma che, immancabilmente, li devastano.

Boston è il nuovo banco di prova, la nuova gogna mediatica sulla quale gli autori hanno deciso di proiettare i loro sogni, le loro paure, i loro sentimenti. Vedremo cos'altro ne verrà fuori.