Una domanda classica per farla meglio conoscere ai nostri lettori: può dirci “chi è”  Sophie Hannah?. Dove e quando è nata, studi fatti, dove vive, cosa fa oltre che scrivere?

Sono nata nel 1971 a Manchester in Inghilterra. Ho studiato Letteratura Inglese e Americana all’Università della mia città; sono sempre stata ossessionata dallo scrivere e  la scrittura  per me costituiva un hobby. Successivamente ho imparato a scrivere grazie ai miei studi di scrittura creativa e mi sono dedicata a redigere storie, poesie, drammi ecc. ecc.

Scrivere è un cosa che ho sempre fatto anche quando magari avrei dovuto fare altro, cioè studiare, infatti i miei insegnanti  ritenevano che fossi una persona profondamente pigra, e invece io dedicavo tutto il mio tempo e le mie energie alla scrittura. Successivamente,  dopo aver frequentato l’università, ho accettato di lavorare come segretaria, proprio  perché avrei avuto a disposizione un pc e una stampante per lavorare alle mie opere letterarie. Ho iniziato poi a pubblicare qualcosa e da li la scrittura ha iniziato ad assorbire tutto il mio tempo, ho iniziato a partecipare a dei festival letterari,  a essere richiesta sia in GB che all’estero e così non ho potuto continuare con il mio lavoro da segretaria, scegliendo infine di fare la scrittrice a tempo pieno.

Oltre alla scrittura mi piace nuotare, sono una nuotatrice fanatica e nuoto un’ ora al giorno a giorni alterni, poi mi piace molto mangiare al ristorante ora però sono a dieta e mi devo accontentare di un piatto di insalata e poco altro.

Ha frequentato scuole di scrittura? Oppure, come pare da quanto detto prima, è un dono di natura?

Ho frequentato una scuola assolutamente normale per il sistema scolastico britannico, poi all’università, mentre  stavo facendo il corso di laurea in letteratura inglese, il dipartimento di letteratura ha  avviato un corso di scrittura creativa, e io mi ci sono subito iscritta.

Ho frequentato questo corso per il secondo/terzo anno dei miei studi universitari ed è stato una cosa veramente che mi ha entusiasmato, tanto che se ho preso un buon voto alla laurea è stato proprio grazie ai risultati nella scrittura creativa. Avevo il 98% come media nella scrittura creativa e il 45% nel resto e pertanto la media totale è stata abbastanza positiva.

Per quel che riguarda se lo scrivere sia un dono delle natura o se è possibile imparare, ritengo che per esempio nel mio caso ci sia stata una combinazione delle due cose. Un poco di scuola e un poco di talento naturale. Si deve avere sicuramente del talento per poter scrivere ma anche i corsi sono molto utili sopratutto per migliorare la propria scrittura e per diventare il proprio editor. E questo è proprio il primo segnale che indica che si è raggiunta una fase matura per la propria scrittura cioè la capacità di capire se quello che si scrive va bene o meno, io infatti ai miei esordi ero molto, molto creativa ma non riuscivo ad essere obiettiva. Ora invece se scrivo un capitolo e lo rileggo il giorno dopo capisco subito cosa c’è che non và.

Quali sono state le sue letture formative giovanili?

Da bambina leggevo molti gialli rivolti a lettori della mia età e successivamente ho amato molto Agatha Christie e vari altri autori ma sempre nel campo dei gialli e sicuramente da queste letture è derivato il mio amore per questo tipo di letteratura.

Attualmente cosa le piace leggere?

Al momento  apprezzo molto la scrittrice Ruth Rendell in quanto è quella che oggi è più specializzata nei gialli psicologici. E’ una scrittrice che riesce a capire se c’e qualcosa che va storto nella mente di qualcuno e quindi unisce la capacità di creare una trama avvincente come quelle di Agatha Christie con una conoscenza approfondita della psicologia umana.

Ha trovato difficoltà a farsi pubblicare i suoi primi lavori?.

Non è stato difficile pubblicare i lavori non appena ho trovato una brava agente.  Quando a suo tempo avevo scritto il mio primo giallo, avevo un agente che non credeva nelle mie capacità di scrivere gialli e non voleva che scrivessi gialli perchè pensava che fossero un genere troppo “dark” per me, troppo sinistro e che io non avessi nessun lato oscuro nella mia personalità. Io gli risposi che lei non lo aveva notato ma di sicuro c’era un enorme lato oscuro nella mia personalità e di conseguenza cambiai agente.

Questa nuova agente invece ha apprezzato la mia capacità di giallista, il mio libro è stato immediatamente accettato per la pubblicazione.

Quale è stata la sua reazione nel vedere il suo nome stampato sul libro esposto nelle vetrine?

Quando ho visto per la prima volta il libro con il mio nome scritto sopra nella vetrina di una libreria è stata una sensazione incredibile e mi è venuta voglia di entrare e dire a tutti: - L’ho scritto io questo libro!!  Poi però ho pensato che mi avrebbero presa per pazza.  Ancora oggi mi piace moltissimo vedere il mio nome stampato su di un libro sopratutto perchè io il libro lo vedo sempre come un manoscritto quindi scritto da me, con le varie pagine con le orecchie e pieno di correzioni,  invece quando mi arrivano le copie a casa stampate e con una bella copertina nuova scintillante è sempre una bella sensazione.

Come si organizza quando scrive? Scrive tutti i giorni oppure quando ne ha voglia?

Devo essere molto  disciplinata quando scrivo perchè la mia vita non è molto ordinata e tranquilla nel senso che partecipo a diversi eventi letterari, sono spesso in viaggio nel Regno Unito e all’estero, quindi il tempo che mi resta per scrivere devo sfruttarlo al massimo proprio tramite la disciplina

Normalmente  aspetto che mio marito porti i bambini a scuola dopo di che riordino la casa che è sempre un caos, e poi vado nel mio studio e scrivo fino alle sei/sei e mezzo ogni giorno lavorativo.

Sino ad ora, almeno per i tre romanzi pubblicati in Italia, protagonista è sempre una donna. Perche’?

Semplicemente perché sono “io” una donna e nel mio libro succede che il personaggio principale sia una donna che deve sottostare a una prova molto difficile da superare e proprio perché i miei libri sono dei thriller psicologici devono accadere delle cose brutte che devono spiegare poi la psiche della protagonista e io posso permettermi di immedesimarmi meglio nella testa di una donna che in quella di un uomo.

Poi in Inghilterra c’è una sorta di sottogenere riconosciuto nel ramo della narrativa gialla: è  un genere in cui le donne sono protagoniste che si trovano in situazioni veramente terribili e quindi devono riuscire a salvare se stesse. Questo è un sottogenere di cui i miei romanzi fanno parte e poi se dovessi scrivere un romanzo dal punto di vista maschile ci sarebbero delle aspettative ben precise, almeno nel mio paese, in quanto dovrebbe essere un libro di natura più maschile con molta azione, inseguimenti d’auto e così via. Mentre prerogativa del romanzo con eroine femminili è quella di essere più psicologico. Per me che mi concentro più sull’aspetto emotivo, la donna è la protagonista ideale.

Le protagoniste da lei descritte sono donne abbastanza complicate, afflitte da vari problemi di figli, mariti “assenti”, di amanti. Riflettono in qualche modo il suo carattere?

E’ vero quello che lei dice.  Ed è pure vero che rispecchia la mia vita,  perchè in un certo senso le cose complicate sono più interessanti delle cose semplici.

La mia vita è stata sempre un poco complicata:  prima di sposarmi ho avuto delle relazioni  con delle persone,  magari un poco ambigue e ho avuto dei rapporti un poco strani ecc. ecc. Ho conosciuto persone molto varie e come scrittrice mi interesso alla vita dei personaggi piuttosto complicati perchè se uno ha vissuto per oltre vent’anni con la stessa persona senza alcun tipo di problemi e di ansie sarà pure fortunato ma certo non è materiale per un buon libro.