A distanza di giorni dalla sera del delitto, Medina tornò alla Stazione Centrale, al binario 21. Rosso voleva essere ucciso e aveva scelto proprio quel luogo per offrirsi come un facile bersaglio. Qualcun altro, guidato dal caso, ne aveva approfittato prima di Medina.

Ma perché Rosso voleva morire?

E perché proprio lì?

Medina lesse la targa sulla parete, sotto la quale si era appoggiato quella sera: portava la data del 27 gennaio, il Giorno della Memoria. Commemorava la tragica partenza, dai sotterranei della Stazione Centrale, dei treni che conducevano i condannati ai lager nazisti. Tra i deportati c’erano soprattutto ebrei, ma anche zingari, omosessuali, testimoni di Geova… E partigiani, come l’allora quindicenne Enrico Rosso, caduto nelle mani dei nazisti nel 1944.

Un superstite dei lager.

Medina comprese: quel luogo e quella targa erano un messaggio. Come lo erano il biglietto per Cracovia e la prenotazione di un hotel in cui Emilia Visentini gli aveva detto che Rosso andava ogni anno. A Owiecim, Polonia, tristemente nota in epoca nazista come Auschwitz. Quella di Rosso doveva essere una morte simbolica, della quale però a tutti era sfuggito il senso.

Forse, il misterioso motivo per cui Rosso voleva morire era lo stesso per cui era stato effettivamente ucciso.

Medina fece una rapida ricerca su una postazione internet gratuita, trovò alcuni numeri, fece qualche telefonata, poi lasciò la stazione e raggiunse Assago.

Si appostò in attesa fuori dai cancelli della villa, proprio mentre entrava una vistosa Mercedes nera, con a bordo Franco Velasco ed Emilia, la prima moglie. In casa dovevano esserci anche il figlio, Ermanno, e la seconda moglie, Giorgia. Mancava solo qualche esponente del Mossad e il cast sarebbe stato completo, pensò Medina. Anzi, forse non mancava affatto.

Tuttavia Medina non aveva intenzione di fare un numero alla Nero Wolfe, di fronte a tutti i sospetti riuniti insieme. Attese che la persona che gli interessava uscisse dalla villa e la seguì, con l’intenzione di fare quattro chiacchiere.

Quella sera stessa, ci fu un’esplosione nella proprietà dei Rosso, subito attribuita a una fuga di gas. Ci fu un’unica vittima. Quando sentì la notizia al telegiornale, Medina andò a dormire tranquillo. L’assassino era morto. Il caso era chiuso.

INDIZIO 8/1

Notizie: non sono ancora chiare le cause dell’esplosione di una bombola di gas che ha provocato una vittima nella proprietà della famiglia Rosso. Secondo alcune indiscrezioni, la tragedia, che segue di pochi giorni tanto l’assassinio di Enrico Rosso quanto la sparatoria nella villa in cui sono morti l’autista e due uomini non identificati, potrebbe non essere accidentale.

INDIZIO 8/2

Rapporto al Ministero dell’Interno: da informazioni raccolte dai nostri servizi segreti, risulta che nell’entourage di Enrico Rosso si sia infiltrato da qualche mese un uomo dei servizi israeliani, forse un cittadino italiano con qualche decennio di anzianità nel Mossad. L’agente potrebbe essersi nascosto tra il personale della villa.

© Andrea Carlo Cappi 2004

Racconto originale pubblicato da Lycos Italia www.lycos.it

Le puntate:

01 in racconti/9008 (dal 09 dicembre 2009)

02 in racconti/9057 (dal 10 dicembre 2009)

03 in racconti/9058 (dal 11 dicembre 2009)

04 in racconti/9059 (dal 14 dicembre 2009)

05 in racconti/9060 (dal 15 dicembre 2009)

06 in racconti/9061 (dal 16 dicembre 2009)

07 in racconti/9062 (dal 17 dicembre 2009)

08 in racconti/9063 (dal 18 dicembre 2009)

09 in racconti/9068 (dal 21 dicembre 2009)