recensione, il libro

Vengono ancora brividi di piacere nel ricordare la multiforme attività di scrittore di Donald E. Westlake (1933 - 2008) espressa con i numerosi romanzi firmati sia come  Westlake, sia come Richard Stark e Tucker Coe. E ci chiediamo  - come un tempo ha scritto Manchette - "cos'hanno in comune i Westlake comici, gli Stark seri e brutali, i Coe francamente lugubri? Come funziona la faccenda?"

Per nostra fortuna non siamo obbligati a rispondere a questa difficile domanda. A noi basta e avanza recensire i suoi gialli comici, sia quelli caratterizzati dal mirabolante intreccio a trottola (La danza degli Atzechi, ad esempio), o dalla simpatia (la serie con protagonista Dortmunder), o dal meccanismo perfetto, persino virtuosistico (come Il signor omicidi, titolo originale The Travesty).

Questo romanzo del 1977  - un po' snobbato dai critici ma amatissimo (ci risulta) dai lettori - è costruito sull'inesauribile avvicendarsi di ribaltamenti, di disvelamenti e inganni e di citazioni cinefile molto divertenti e puntuali. Il tutto come naturale conseguenza della collaudata padronanza tecnica ed emotiva del grande Westlake.

Protagonista è Carey Thorpe critico cinematografico. Brillante, intelligente, grande seduttore di donne. Così almeno si vede Carey quando si guarda allo specchio. Ma  questo seducente riflesso rischia di infrangersi, quando la bella Laura Penney, la ragazza del momento, durante una violenta lite, batte la testa contro lo spigolo di un tavolino e muore sul colpo (questo ve lo riveliamo senza timore, tanto è descritto nelle prime due righe del romanzo...). Subito dopo il critico si accorge di tendere naturalmente all'impunità. Visto che nessuno  ci crederà che sia stata una disgrazia, pensa, per farla franca devo architettare qualcosa! Ma quando, nonostante i suoi equilibrismi, s'accorgerà d'essere perduto, ecco che arriverà a salvarlo una specie d'angelo custode che, manco a dirlo, è il sergente Fred Staples, il poliziotto incaricato di indagare sulla morte della ragazza. Anzi, diventatogli amico e devoto suo fan, Staples addirittura lo incaricherà - d'accordo con i suoi superiori - di aiutarlo nell'indagine, allargando poi l'incarico ad un altro paio di morti ammazzati (ad opera anche questi del grande critico).  E, come se non bastasse, gli chiederà di spremersi le meningi su un paio di enigmi classici, tipo quello della camera chiusa!

L'incipit:

«Be', era morta. Inutile piangere sul latte versato. Mollai il suo polso - non batteva - e mi guardai attorno, mentre nella mente mi vorticavano i frammenti di una conversazione immaginaria.

"E dite di averla percossa?"

"Be', non troppo forte. E' scivolata a terra e ha sbattuto la testa contro il tavolino."

"Come risultato del fatto che l'avevate percossa."

"Come risultato del fatto che continuava a dar cera al maledettisimo pavimento."

In realtà, Laura era stata uccisa innanzitutto dalla sua mania per l'ordine. Che razza d'appartamento da nubile era mai quello, con l'ingombrante tavolinetto di cristallo, le lampade d'acciaio inossidabile, le sedie di vinyl bianco e lo spoglio pavimento nero? Dov'erano i cuscini, i velluti, le tende di pizzo, la morbidezza? Ovunque solo sterile durezza asettica. Sembrava una galleria d'arte.

"Ma l'avete colpita. Giusto?"

"E' stato un incidente!"

Ma se era stato un incidente, tanto valeva che fosse avvenuto mentre io ero altrove. No, agente, non ero qui. Ecco... mhhhh... A visionare una pellicola. Sì, a casa, da solo. Certo capita spesso, fa parte del mio lavoro... »