È tutta una nuova vita per Camille Black. Ex agente antiterrorismo della CIA, fonda Black Management, società specializzata nell’addestramento di uomini delle forze speciali per le famigerate Black Ops, operazioni nere, operazioni “negabili”. Fino a quando è la stessa CIA a dare mandato a Camille per l’operazione più negabile di tutte: eliminare Hunter Stone, uomo del Pentagono accusato di vendere armi ai terroristi. Un’unica, trascurabile complicazione: Hunter è l’ex compagno di Camille.

Benvenuti quindi in un mondo alla rovescia dove in nemico è sempre alle tue spalle, dove i tuoi datori di lavoro sono peggiori dei tuoi bersagli e dove il bene e il male sono in vendita al peggior offerente.

 

Molta carne al fuoco in questo romanzo di R. J. Hillhouse, il punto di partenza è la fortissima connessione con la realtà dell’outsourcing ad aziende private di competenze e compiti da parte delle agenzie e del dipartimento della difesa degli Stati Uniti. Realtà tanto vera quanto oscura dove fiumi di denaro permettono al governo americano di fare cose che sono al di fuori del controllo del parlamento e dell’opinione pubblica, pratica che ha conosciuto una vera e propria esplosione durante la seconda presidenza Bush. In territori fuori controllo come l’Iraq, l’Afghanistan o alcune delle repubbliche ex-URSS (Uzbekistan, Tagikistan, Kirgizistan e Turkmenistan) si muovono eserciti ombra al soldo di gruppi terroristici o di aziende che de facto combattono tra loro una sorta di terza guerra mondiale non dichiarata. Su questa monumentale premessa si snoda la vicenda creata dalla Hillhouse, un romanzo molto intenso che sposa parti decisamente tecniche ad altre più sfumate di interazione tra i protagonisti. Questo libro non appare del tutto riuscito nonostante le ottime critiche incassate negli USA.

Cosa non va.

La caratterizzazione dei protagonisti, Camille e Hunter, appare a volte fumettistica, così come ci sono azioni molto forzate, al limite dell’illogico. Altri passaggi dedicati a personaggi di contorno seguono lo stesso schema e questo finisce con l’alterare la lettura. Malgrado una pletora di esperti, tutti debitamente ringraziati nelle note, ci sono alcuni punti della trama che non funzionano.

Cosa va.

Funziona molto bene la rappresentazione del caos, normativo e legale, in cui agiscono le compagnia private, così come gira benissimo la parte in cui vengono presentati i vari conflitti, di interesse economico, politico e militare, in cui si muovono soggetti come la famigerata Blackwater (ora ha cambiato nome, è diventata Xe). I brani tratti da articoli realmente apparsi sulla stampa statunitense ancorano alla realtà le vicende del romanzo, buona anche la parte tecnica per quanto riguarda non solo armi e veicoli ma anche la logistica e la situazione irachena. Altissimo il ritmo, succede sempre qualcosa senza nessuna tregua.

 

In definitiva un romanzo interessante più per la parte documentale e le parti in cui si fa capire al lettore come stanno le cose che non per il lato più narrativo. Discreta la traduzione di Diana Fonticoli, utile il glossario finale.

 

Nota a margine: Mondadori ha deciso di cambiare il titolo di questo libro, passando dall’originale “Outsourced” a Contractors. Ferma restando la libertà di promuovere un libro come si vuole, mi sfugge il senso di cambiare in questo modo.