Il personaggio che si muove attraverso snodi poco conosciuti oppure tristemente noti, il protagonista di queste pagine, è di fatto Adolf Hitler. E questo è il primo romanzo che sia mai stato scritto su Adolf Hitler. Non ci sono discronie né invenzioni; Giuseppe Genna piuttosto dilata particolari e fatti reali della vita del Fuhrer, dalla sua infanzia fino al suicidio nel bunker, con sguardo attonito di fronte allo scatenamento di uno tsunami di coincidenze che conducono al potere una nullità: l'omuncolo destinato a produrre la più efferata tragedia della storia. Non c'è nulla, in queste pagine, della morbosità che affligge tanta storiografia hitleriana, né indagini fantasiose sulla sua vita sessuale né evocazioni di inverificate forze esoteriche: Hitler è irrevocabilmente consapevole e responsabile, gli eventi sono descritti per come è accertato che andarono.

Quest'opera ispirata e severa è il canto che non può ma vorrebbe risarcire di amore e di pietà le vittime del suo sterminio. Senza nulla concedere a lui personalmente, all'essere che più di quaranta volte pensò di suicidarsi, non riuscendoci che alla fine, dopo aver trascinato con sé nel baratro milioni di vite.

 

Questo non è un romanzo. È un esorcismo. Una rivisitazione dolente e spettrale della vita dell'uomo che più di tutti ha marcato la storia del ventesimo secolo. È un viaggio rigoroso per documentazione e serietà, simile a un percorso iniziatico dove il lettore è trascinato suo malgrado ad assistere all'evoluzione, al trionfo e alla caduta del dittatore austriaco. Genna sceglie uno stile complesso da par suo, che alterna periodi di stampo lineare a figure poetiche, salta dal registro giornalistico alle metafore dell'orrore in un crescendo che non lascia scampo. Si sente il dolore dell'autore, si percepisce la fatica di proseguire e concludere un lavoro che lascia segni.

Dopo questo libro Genna ha più rughe, più capelli bianchi.

Cosa non va.

Nella scrittura Genna spesso usa in maniera ossessiva alcune parole, lemmi che con la loro ripetizione all'inizio affascinano per poi stridere. Valga per tutti l'uso declinato del verbo esorbitare. Alcune parti della narrazione appaiono meno definite, quasi che il peso degli eventi narrati sia troppo da sopportare sia per chi scrive che per chi ha editato.

Cosa va.

Si  percepisce un grande lavoro di preparazione e di documentazione, la spinta coraggiosa a concepire e scrivere un romanzo come mai se ne è visti su Hitler. Sono proprio il coraggio, la serietà e la forza infusi in questo romanzo a renderlo memorabile. Il resto lo fa una stesura che non lascia scampo al lettore.

Per me è il miglior testo finora scritto da Genna, il che già non è poco da dire. A suo modo una pietra miliare nella narrativa di questi anni, potrebbe in futuro essere ritenuto un classico.