Gironzolando per gli stand della XXII fiera del libro di Torino mi sono imbattuta nello stand della Polizia di Stato e ho riconosciuto, seppure in divisa, Vito Bollettino che con il suo Quattro passi tra figure ingannevoli, quest’anno si è classificato tra i dieci migliori racconti in gara al premio letterario Orme Gialle di Pontedera. Mi sono ritrovata circondata da sei poliziotti, la divisa mette sempre una certa soggezione, ma poi ho scoperto che erano lì a presentare i loro romanzi. Sbirri con la penna; alcuni di loro hanno già fatto parlare di sé, mentre altri presentavano la loro opera per la prima volta. Quello che li accomuna è la passione per la scrittura e il fatto di raccontare storie di orrori quotidiani con l’occhio e la sensibilità di chi le vive da vicino.

Ho deciso di chiedere a ognuno di loro di parlare brevemente della propria opera procedendo, per non fare arrabbiare nessuno che non si sa mai, in rigoroso ordine alfabetico.

Alessandro Chiarelli, sostituto commissario di Polizia e capo dell’ufficio minori della Questura di Ferrara ha sviscerato la terribile tematica dell’abuso su minori. Disonora il padre e la madre – Un bambino stuprato, una famiglia normale, inaugura la collana “Senza Finzione”, curata da Simona Mammano e Antonella Beccaria per Stampa Alternativa. Il romanzo è narrato dal punto di vista del bambino. Questo, a detta dell’autore, per ottenere una soggettiva senza distacco che permetta ai lettori di vivere il suo dolore con una più profonda consapevolezza.

L’ispettore capo Vito Bollettino, lucano di nascita e toscano per adozione, ha scritto il poliziesco Il ciliegio di zio Luigi in cui ha trasferito sulla carta la sua esperienza lavorativa ventennale nel campo delle investigazioni. Il romanzo narra l’indagine di un ispettore di Polizia che presta servizio al nord ma si ritrova temporaneamente a lavorare a Potenza per assistere il padre malato. Si troverà impegnato nell’indagine incrociata sulla morte di un compaesano assassinato e  sulla sparizione di quattro turisti spagnoli, due dei quali saranno rinvenuti barbaramente assassinati.

Cioccolatini e qualche foto ricordo per fare due chiacchiere con Antonietta Lombardozzi, responsabile dell’area laboratori di indagini tecniche presso il Gabinetto Interregionale Polizia Scientifica Piemonte e Valle d’Aosta di Torino, che si è lasciata coinvolgere da un divertente esperimento narrativo: Il colpevole è Maigret a cura di Francesco Rodolfo Russo.  Vicende distanti una quindicina di anni collegate dalla sparizione di due donne, una in Liguria e l’altra a Torino. Ogni scrittore ha scritto una porzione di storia sviluppando una trama ricca di colpi di scena.

Alessandro Maurizi, sovrintendente della Questura di Viterbo, ha scritto L’ultima indagine, un giallo appassionante ambientato in una Roma affascinante e contraddittoria. Si scava nei segreti di delitti irrisolti: guerra, terrorismo e gelosia, doppio gioco. Il male degli uomini nelle sue forme e la verità che spesso non ha una sola faccia.

Aurelio Spaziani, Sostituto Commissario della Questura di Frosinone e responsabile dell’ufficio Addestramento, tratta nel suo saggio Il fenomeno delle bande giovanili: il profilo criminale del branco – cinematografia correlata il tema delle bande, di come il branco può spingere il singolo individuo ad azioni deplorevoli, della devianza giovanile. Il fenomeno delle baby gang, spiega Spaziani, denuncia il cambiamento strutturale della famiglia e l’incapacità della società a contenere le speranze di adolescenti, spesso annoiati e confusi, senza veri e propri punti di orientamento. La banda viene quindi elevata a contenitore di ansie e paure fungendo da spazio di appartenenza.

Infine troviamo il Vice Sovrintendente Marco Vozzolo che ha scritto un avvincente romanzo storico: I gufi di Velathri ambientato nell’Etruria del 551 a.C. L’autore ha cercato di ricostruire la vicenda del soldato Nethn, le cui ceneri sono state contenute per più di duemila anni in un’urna cineraria in alabastro ora custodita nel museo Guarnacci di Volterra.