Carla guardava la statua di legno intagliato a forma di demone che era di fronte a lei e si chiedeva che cosa stesse accadendo. La sorvegliavano, i demoni sorvegliavano Eleonora. Lei lo sentiva, era proprio così. Quella bella casa, un'antica torre del Millequattrocento pisano, era abitata da entità maligne. I pensieri di Carla furono bruscamente interrotti dall'entrata di Giacomo, il nipote di Eleonora, nel  salotto affrescato dove era seduta da un po' di tempo.

“Ciao, no'...come te la passi?...Io vado, ci vediamo!” Giacomo parlava biascicando la gomma.

“Ma come te ne vai già? Sei appena arrivato...” Eleonora era dispiaciuta, ma sembrava avesse quasi timore a cercare di trattenere il nipote.

“Sì, me ne vado. Devo finire l'animazione di un video gioco entro domani mattina. Ti lascio con la tua amica. Ciao, no'!” Giacomo, mentre parlava, si era già avviato verso la porta.

Eleonora per un attimo chiuse gli occhi e sospirò profondamente. “Una meteora, ecco che cos'è mio nipote, una meteora!”

“E' giovane...” Carla fissò un piccolo labirinto azzurro dipinto nel tappeto sotto i suoi piedi.

“Per lavoro costruisce video giochi, non è uno sciocco, tutt'altro...” Eleonora sembrava sgomenta e si strizzava le mani quasi come se volesse farsi male.

“Già...Che cosa ti succede, Eleonora, hai qualche problema?” Carla aveva distolto lo sguardo dal tappeto.

“No, no, solo che...” Eleonora sembrava volesse di propria iniziativa evitare lo sguardo di Carla.

“Che?...” la incoraggiò Carla.

“Sta succedendo qualcosa di strano, a mio nipote intendo...- dopo una pausa e un profondo respiro Eleonora riprese a parlare-  giornalmente lui dice di essere ispirato da uno spirito, di scrivere come se fosse telecomandato e due sere fa sostiene di aver ricevuto un messaggio...- Eleonora  fece di nuovo una pausa e ricominciò a strizzarsi le mani, poi, improvvisamente smise e riprese a parlare- tu ci credi agli spiriti?”

Carla socchiuse appena gli occhi e lasciò che per un po' il silenzio si prolungasse.

“Sì, ci credo, credo che l'energia di cui siamo fatti non possa andare dispersa dopo la morte, ma che permanga... nell'aria. Tutto intorno a noi è energia. Tu non pensi che sia così?”

Eleonora la fissò in silenzio, con il capo piegato da un lato e la mano destra, rugosa e ingiallita dalla nicotina delle numerose sigarette fumate, con cui si stringeva il mento, in una posa strana che la costringeva a stare con il gomito sospeso in aria.

“Sì, ci credo anch'io negli spiriti... hai ragione l'energia ci circonda, è intorno a noi- improvvisamente Eleonora smise di parlare, fece uno strano sorriso, quasi una smorfia e ricominciò - Non capisco nemmeno io come mi sia venuto in mente di dire queste cose... Comunque  mio nipote mi ha raccontato che lo spirito di un ragazzo ha comunicato con lui. Questo ragazzo morì giovanissimo anni fa, mi pare nel 1978 o '79, finì con la macchina in fondo ad un burrone in Liguria, anzi proprio ai confini con la costa francese. Ma non è questo il punto. Il fatto è che questo ragazzo faceva parte di un gruppo di neo nazisti, gli Illuminati mi pare che si chiamasse, che agiva    a Mestre alla fine degli anni Settanta, e insieme agli altri aveva partecipato all'incendio doloso di una discoteca dove morirono quindici persone. L'incidente mortale con la macchina avvenne l'anno dopo e, secondo mio nipote, lo spirito di questo ragazzo gli ha voluto comunicare che non fu un incidente ma un suicidio. Lo spirito di Alessandro - così si chiamava il ragazzo- voleva che mio nipote lo comunicasse ai genitori che stavano molto male proprio per la morte del figlio.” Eleonora  prese fiato e, per pochi istanti, giocherellò nervosamente con il centrino del tavolo che aveva di fronte a lei.

“Capisci?  E' terribile tutto questo...I genitori di Alessandro  dovevano essere avvertiti...Così mio nipote ha fatto una ricerca ed è riuscito a telefonare ai genitori del ragazzo, che abitano ancora a Mestre, e ha saputo che da qualche tempo sognavano il figlio morto. A lui è sembrato che questo fosse una specie di segnale”.

Eleonora smise di nuovo di parlare e guardò Carla dritto negli occhi.

“E i segnali non vanno ignorati...Sì, credo che sia giusto così, i segnali dopotutto non vanno ignorati” Carla  parlava piano, come se riflettesse ad alta voce.

Cerchi, da giorni non riusciva che a disegnare cerchi. Guidata da una forza a cui  non poteva resistere, la sua mano veniva letteralmente trascinata e sul foglio, inevitabilmente, ogni volta comparivano dei cerchi. Giacomo, in passato, aveva già fatto scrittura medianica, poi c'era stata una lunga interruzione e, quando aveva ripreso, si era accorto che era come un bambino che doveva imparare l'alfabeto prima di poter scrivere. Ma ora, rispetto al passato, aveva un'urgenza, qualcosa che gli bruciava dentro, voleva comunicare con Alessandro, voleva sapere, conoscere almeno una parte di quella verità che era atroce e non avrebbe saputo dire nemmeno lui perché ma doveva sapere. Alessandro aveva comunicato con lui attraverso il sogno – rivedeva il volto di quel ragazzo, con i lineamenti alterati dalla paura, mentre alle sue spalle si alzava un fuoco alto che dava dei riflessi gialli a tutto quello che c'era intorno.

Il Gruppo degli Illuminati, a Giacomo questo non diceva nulla, fino a quando Alessandro non gli aveva parlato nel sogno e non aveva saputo che quel ragazzo, morto anni prima, aveva partecipato a qualcosa di orribile, che lo aveva dannato per sempre, fino al suicidio ed oltre. Poi c'era stato il fatto che nel giornale, letto al bar mentre faceva colazione, lo aveva colpito un titolo: “Angel, giovane e biondissimo satanista californiano pentito racconta tutti gli orrori dei seguaci della setta neo nazista Gli Illuminati in Italia”. Aveva letto  di barboni bruciati, di tossicodipendenti accoltellati a morte, di prostitute uccise a colpi d'ascia e di martello e di roghi di ricoveri per sbandati  e di discoteche, dove morirono quindici ragazzi. La lista degli orrori continuava con l'incendio di altre discoteche e di un cinema a luci rosse. Tutto in nome di una presunta giustizia ariana, inneggiando alla sacerdotessa di Hitler Savitri Devi. Ma non era finita lì. Quel giorno Giacomo non era riuscito a terminare  la programmazione del nuovo video gioco, un tremito alle mani gli aveva impedito di fare il suo lavoro. Quella stessa notte il suo sonno era stato molto agitato e aveva visto – sì, questa era l'espressione giusta -  un sacerdote al centro di una stanza, in una pozza di sangue, trafitto da un punteruolo sormontato da un crocifisso. Aveva cominciato ad agitarsi, in quel suo sonno che era quasi più veglia che altro, e improvvisamente si era reso conto che le pareti della stanza che vedeva erano di fuoco. Fiamme altissime che si riverberavano sul viso del sacerdote assassinato. A quel punto, si era svegliato tutto sudato e in preda ad un tremore così forte che non era riuscito a sedare per un tempo che a lui era sembrato infinito.

Da allora, era ossessionato dal bisogno di comunicare nuovamente con Alessandro, il ragazzo che, dopo aver fatto parte della setta degli Illuminati, si era suicidato. Voleva mettersi in contatto con lui, voleva avere notizie del suo tormento. Ora sapeva, ora vedeva  e voleva comunicare.

Ed era successo quasi per caso che lui, tornato a casa dalla palestra, aveva letto quelle parole sul computer portatile, che si era dimenticato acceso.

“Sono Alessandro e devo dare un messaggio importante. Devi avvertire che la setta degli Illuminati colpirà ancora. Gli Illuminati torneranno, vicino al castello di Firmiano, a pochi chilometri da Bolzano, si riuniscono. Le pietre disposte in cerchio, come per gli antichi Celti, invocano Satana. Colpiranno di nuovo. Il fuoco si alzerà alto, stanno per compiere un'altra infamia. Questa notte si riuniranno di nascosto vicino al castello di Firmiano, subito fuori dalla torre est. L'ora fissata per l'incontro è l'una. Fermateli per carità.”

Giacomo fissava il display del computer come ipnotizzato. La paura lo prese all'improvviso come una mano che gli stringeva senza pietà lo stomaco e la gola.

“Vuoi diventare l'Abele della situazione? Sai, vero, che brutta fine fece Abele...” Mirco sghignazzava e i suoi lineamenti, con i riflessi del fuoco, sembravano alterati, quasi spettrali.

“Cretino, se ti azzardi ancora a dire queste stronzate ti distruggo, ti schiaccio come un pidocchio! Hai capito?” Andrea aveva preso Mirco per un braccio e lo scuoteva, avvicinandolo con intenzione al fuoco.

“Vuoi bruciarmi, eh? Dì, vuoi bruciarmi?” Mirco continuava a sghignazzare.

“E piantatela! Dobbiamo parlare del piano, mettete da parte tutte le stronzate che avete nel cervello!”.

Iuri era intervenuto per dividerli e aveva alzato la voce di tre toni più del suo standard, che già era notevole, dal momento che tutti lo chiamavano “il tenore”.

“Se vogliamo che gli Illuminati tornino potenti e forti come eroi semidivini dobbiamo agire in fretta ma con metodo. L'obiettivo è la mostra del Centro culturale Candiani di Mestre,  quaranta opere di pittura, scultura e oreficeria tutte dedicate a San Michele Arcangelo. E' Satana che ce lo chiede, in  molti  potranno assistere al grande rogo. Senza dimenticare che la notte, proprio lì vicino, ci dormono due barboni. Come dire una fava per due piccioni”. Iuri sembrava esaltarsi sempre di più mentre parlava.

Gli altri, intorno a lui, approvavano con un cenno del capo e Mirco simulò l'ululato di un lupo tra gli sghignazzi di tutti. Il castello di Firmiano, illuminato dal falò che avevano acceso vicino alla torre est, sembrava quasi irreale.

“La nostra fede è Nazismo, la nostra giustizia è morte, la nostra democrazia è sterminio. Gli Illuminati sono tornati!”La voce di Iuri risuonò alta sopra le braccia di tutti gli altri, alzate nell'atto di fare il saluto romano.

Il fuoco si era levato alto e Iuri ci buttò dentro anche la lattina di Coca che aveva comprato al centro commerciale lì vicino. Quei quadri merdosi non valevano un solo sorso della sua Coca pensò guardando la lattina tra le fiamme. Girò le spalle al fuoco e raggiunse i suoi compagni.

Padre Mario si trovava lì  per poter ammirare da vicino gli Evangeliari di fattura bizantina risalenti al X e XI secolo, accanto al Tintoretto e ad altri capolavori. Ma - questo va detto - Padre Mario era andato lì, partendo diverse ore prima dal suo paesino in Maremma, soprattutto per San Michele Arcangelo, con cui parlava tutti i giorni e nei confronti del quale era grande debitore, perché il Santo aveva risposto molte volte alle sue preghiere e lo aveva aiutato a salvare dal Maligno più di una sua pecorella.

Il fuoco lo aveva colto di sorpresa, lo aveva intrappolato tra quelle mura, dove si aggirava incurante del pericolo che stava correndo e disperato nel vedere quello che stava accadendo alle immagini sacre di San Michele Arcangelo. Il punteruolo che Andrea impugnava affondò nelle sue spalle e lo colse mentre cercava di salvare dalle fiamme il San Michele del Tintoretto.

Il crocifisso che sormontava il punteruolo mandava dei bagliori che, con il riflesso delle fiamme, sembravano di un azzurro innaturale.

Giacomo lesse quelle parole sul suo computer come se si fosse trattato di una sentenza di morte. “La nostra fede è nazismo la nostra giustizia è morte la nostra democrazia è sterminio”. Ma chi aveva scritto quelle orribili frasi, lui aveva solo acceso il computer, si era collegato e la scrittura automatica era ricominciata.

“E' tardi, troppo tardi. Tutto si è già compiuto, gli Illuminati hanno ripreso il loro cammino”.

No, non poteva essere vero, Giacomo guardava lo schermo del computer come inebetito.

Dopo un'altra notte insonne, Giacomo sorseggiava svogliatamente il latte macchiato al bar sotto casa quando attirò la sua attenzione il titolo di un articolo in prima pagina del quotidiano locale: “Rogo a Mestre rivendicato da una setta satanica di neo nazisti.”

Lesse l'articolo quasi trattenendo il fiato. Mestre. Rogo al Centro culturale Candiani, dove era allestita una grande mostra di opere raffiguranti San Michele Arcangelo. Sette morti, tra cui due barboni che di solito dormono vicino all'edificio. Un prete, don Mario Passoni, venuto appositamente dalla Toscana per visitare la mostra, è stato salvato dai vigili del fuoco. Il prete era stato colpito alle spalle da un punteruolo sormontato da un crocifisso ed è tuttora all'ospedale di Mestre in gravi condizioni, anche se fuori pericolo di vita. Miracolosamente un quadro del Tintoretto con San Michele Arcangelo, che il prete aveva tra le mani, si è salvato dalle fiamme. Alla polizia è giunto un messaggio, di chiara matrice neo nazista, che rivendica il rogo: “La nostra fede è nazismo la nostra giustizia è morte la nostra democrazia è sterminio: gli Illuminati sono tornati a colpire con il rogo delle opere di San Michele perché Satana lo vuole”.

Doveva tornare a casa, ecco sì, doveva tornare a casa. Non se la sentiva di andare al lavoro, non ora, doveva tornare a casa e cercare di comunicare con lo spirito di Alessandro.

Con le mani che tremavano Giacomo fece appena in tempo ad aprire la porta di casa sua  e non poté più trattenere il vomito che gli saliva su dalla gola attorcigliandogli lo stomaco come uno straccio da buttare via. Poi si trascinò fino al computer e lo accese.

Senza che avesse ancora digitato nulla, l'immagine di San Michele Arcangelo che schiaccia il demonio sotto i piedi gli apparve a tutto schermo.

Solo allora finalmente, non avrebbe saputo dire nemmeno lui esattamente perché, si sentì più tranquillo.