La casa di Amelia ci riporta nell’universo gotico-italiano della ‘Collezionista di sogni infranti’ e una rilettura del precedente romanzo s’impone, anche solamente per prolungare il sublime piacere della paura che Barbara Baraldi sa insinuarti sottopelle mescolando con abilità suggestioni infantili,”quotidiane” con ricordi cinematografici, musicali, e nuove paure derivate dal falso senso di sicurezza dei contatti in rete. Ma ‘La casa di Amelia’ si legge con lo stupefatto piacere di leggere una storia che affonda nella nostra memoria collettiva eppure ci viene raccontata con una freschezza di linguaggio tale che pare narrata per la prima volta. Barbara scrive una storiche è già un film, uno di quelli di cui il cinema italiano avrebbe bisogno e che, invece si ostina a non voler produrre. Un capitolo di un immaginario ‘Masters of Horror’ all’italiana. Con atmosfere e personaggi “nostri”, persino musiche. Un concentrato sulla paura, su come nasce dentro di noi giocando con le varie sfaccettature della personalità perché, nei romanzi di barbara, nessun personaggio è mai totalmente sempre se stesso. Amelia può uccidere, essere feroce eppure tenerissima sino a chiuderti la gola in un groppo. Bastano poche frasi, allusioni per creare un’atmosfera e cambiarne il ‘mood’. Se in una prima parte l’incubo di Amelia è, fondamentalmente, dentro se stessa in una sorta di rilettura originale di ‘Haute Tension’ di Aja, nella seconda parte del romanzo la protagonista prende una decisione. Se dagli errori si impara, perché torna in quella casa maledetta? Perché c’è qualcosa dentro di lei, una soluzione ancora oscura che sapientemente viene suggerita nel corso della vicenda ma si scopre alla fine,che la spinge a ripercorrerei suoi passi sino alla casa maledetta.

E gli incontri sulla strada sono segnali premonitori, il vecchio sul trattore, la madre folle di Alex, il continuo dubbiocce porta Amelia alternativamente a negare e ricercare la presenza di Luca e dei suoi contatti in rete. Si può vivere fuori dalla rete una volta entrati? Forse è questa la pista più intrigante del romanzo. Un libro concepito per una lettura sciolta e veloce ma che riesce a rivelarci anche potenzialità di Barbara al di fuori della narrativa horror. E proprio la sua cecità di non spiattellare citazioni e rimandi, eleva la qualità della scrittura. Un libro da leggere e rileggere, proprio come il Book trailer che uno si riguarderebbe in loop perché, ammettiamolo, ha un incantesimo che non ti molla più.