Caro Franco, finalmente eccoti qui, in “Spie nel Mirino”. Ti attendevo al varco sin dall’anno scorso, dopo l’avventura di squadra intitolata “Legion”...

Una bella esperienza, che da “Legion” si è travasata in questo romanzo (che comprende anche il racconto pubblicato nell’antologia, come intermezzo della narrazione nella sua parte iniziale), seppure in maniera meno fluida di quello che mi sarei aspettato. Ragazzi, scrivere un action thriller, come mi piace definire il mio romanzo, non è per niente facile, anzi. Roba da uomini duri...

Be’, potrei minacciarti promettendo un interrogatorio duro, in ambiente ostile. Quasi, in stile “extraordinary rendition”; ). Ma non sarei credibile: siamo sul DelosNetwork, e giochi “decisamente” in casa!

Scherzi a parte, vuoi innanzi tutto parlarci un po’ di Franco Forte?

Ma no, dai, sarebbe noioso. Faccio troppe cose tutte insieme, e in ogni caso non mi piace molto parlare di me stesso, preferisco parlare dei miei libri. In ogni caso, i curiosi possono approfondire Mr. Franco Forte sul mio sito: www.franco-forte.it 

Come saprai, in questa rubrica sono passati tutti gli autori nazionali che scrivono per Segretissimo/Mondadori (cioè la cosiddetta “Legione”), oltre che vari tra quelli che li hanno preceduti sul “campo di fuoco” della spy fiction “made in Italy”.

Tu sei un professionista d’esperienza in editoria, e non solo come narratore, ma mi ha fatto piacere scoprire (grazie all’ottima intervista che hai rilasciato ad Alessio Lazzati sul Blog Ufficiale della collana: http://blog.librimondadori.it/blogs/segretissimo/) che hai comunque provato “emozione” nell’iniziare questo ciclo di missioni...

Certo, un’emozione diversa da quello di un autore agli esordi, ma comunque un piacevole pizzicorino che mi ha tenuto desto durante tutto il periodo in cui mi sono dedicato alla stesura di questo romanzo.

Come ho già avuto modo di dire, non è facile scrivere questo genere di storie, occorre preparazione, documentarsi parecchio, adeguare il proprio stile a quello di un genere letterario e, in questo caso, di una autorevole collana. Per non parlare del “Big Boss” Altieri, che in Mondadori ti aspetta con un martello al varco, e se non gli dai quello che chiede... sono dolori!

Sicuramente sei un lettore onnivoro, almeno tanto quanto dimostri di non essere legato a un unico genere nella tua attività di scrittore. Hai scritto thriller, fantascienza, narrativa storica... Come lettore, qual è stato il tuo rapporto con la spy fiction? E com’è nata l’idea di lanciarti anche in questo genere, che io ritengo sia una sfida più impegnativa di quanto comunemente si creda?

La spy fiction, come la chiami (dizione interessante) non è mai stata un genere a me troppo congeniale, lo confesso. Però la svolta, almeno per quanto mi riguarda, è arrivata grazie alle storie di un autore italiano sotto pseudonimo, quel Di Marino Professionista che tutti conoscono e che è andato un po’ più in là, secondo me, della classica spy story, avvicinandosi a quell’action thriller che mi piace molto di più, e che ho ritrovato poi in tanti altri autori (guarda caso tutti italiani...) che frequentano la scuderia di Segretissimo. A quel punto è stato più naturale, per me, cominciare a pensare di inaugurare un mio personale cammino in questo ambiente. Ma non avevo mai pianificato sul serio la realizzazione di un romanzo o, peggio, di un nuovo personaggio per questa collana. L’idea, in realtà, è venuta a Sergio Altieri, che me ne ha parlato e mi ha stimolato a “provarci”, senza sapere, povero lui, che cosa ha scatenato. Perché Stal non si fermerà certo a questo primo romanzo... 

Qual è la forza di questo genere? Quali le sue potenzialità espresse e quali quelle – forse - inespresse?

Sono storie che parlano di eroi che forse non esistono più. Con rare eccezioni sul grande schermo (penso alla serie di Bourne e alle ultime pellicole di 007) e proprio in questa collana, unica nel suo genere, che continua a proporre ottima narrativa al di là delle mode, al di là dei tempi, al di là degli schemi. 

Senza timore di far torto a nessuno, c’è qualche titolo e qualche autore che prediligi, nell’ambito dello spy thriller?

Facciamo così: prendiamo l’indice di “Legion” e infiliamoci dentro nella mia lista dei preferiti praticamente tutti i nomi che vi compaiono.

E poi magari aggiungiamo il Forsyth di “Il pugno di Dio”.

E veniamo ora alla tua creatura: Redka “Stal” (che in russo significa “acciaio”) Starnelov Lascio a te il compito di presentarlo. Di anticipare il suo mondo, le sue caratteristiche...

Un uomo difficile, in difficoltà soprattutto con se stesso, ma dotato di una tenacia e di un autocontrollo che fanno un po’ paura. Inutile andare oltre, lo descrivo molto meglio nel romanzo.

Hai scelto un protagonista moldavo in funzione della sua prima avventura o hai scelta la prima avventura in funzione del protagonista moldavo?

Forse entrambe le cose. La Moldavia mi affascina, fin da quando traducendo un romanzo breve di Walter Jon Williams mi sono imbattuto in questa regione moldava dal nome impronunciabile, Transnistria, ricca di milioni di spunti per chi intende scrivere di spy e action. Mi è venuto quindi naturale ambientare lì il romanzo, anche se in definitiva per creare “Operazione Copernico” sono partito dal personaggio, che si rifà a un mio vecchio racconto (quello uscito su “Legion”) scritto diversi anni addietro, quando ancora non avevo la minima idea che sarei entrato a far parte della scuderia di Segretissimo.

Una delle peculiarità distintive di Stal è la predilezione per le armi bianche, anche se non gli manca certo l’ampia competenza di ex Spetsnaz. Cosa ci dici di questa tua scelta?

Mi ritengo un piccolo esperto di armi bianche, anche se soprattutto di stampo medievale, e quindi dovendo creare un eroe d’azione, non ci ho pensato troppo a scegliere di quale tipo di artigli fornirlo.

Ritieni di aver adottato uno stile particolare per affrontare questa serie?

Certo molto diverso da quello che uso per i miei romanzi storici, ma in fondo non troppo distante da quello che ha caratterizzato la mia produzione di sf e thriller precedente. Se qualcuno ha letto il mio “China Killer”, troverà diversi elementi stilistici in sintonia con “Operazione Copernico”.

Qual è la missione di Stal in questo primo romanzo?

Fare chiarezza su una strage di innocenti, come recita la quarta di copertina; -) Ma anche portare a termine una missione segreta per conto del suo committente, un oscuro personaggio con cui Stal è in perenne conflitto. E poi... deve ritrovare la donna che ama e che vorrebbe uccidere...

Leggendo il libro, mi sono fatto l’idea che tu abbia fatto delle scelte ben ponderate in termini di soggetto, contesto e matrice. Inoltre, pur trovando una “tua” strada personale, sei stato ben attento a  inserire, nelle giuste dosi, i principali ingredienti della collana (geopolitica, azione, sesso, violenza...).

Quando si scrive per una collana non si può essere dei cani sciolti. Almeno non troppo. I lettori vogliono dei punti fermi che siano di riferimento per le loro avventure letterarie, e disattenderli sarebbe un errore. Se però si riesce a “reinventare” qualcosa, a offrire la minestra non tanto riscaldata, quanto impreziosita da altri ingredienti e spezie, allora forse il suo mestiere lo scrittore l’ha fatto davvero. Spero di esserci riuscito.

Il diabete. Apparentemente un punto debole per Stal, in realtà quasi un punto di forza...

Non mi pare di avere mai incontrato un personaggio letterario, soprattutto di romanzi d’azione, che avesse un handicap del genere. Il diabete di tipo 1, quello che ti costringe a diverse iniezioni di insulina tutti i giorni, altrimenti muori. Una condizione che impone una formidabile disciplina, tanta forza di volontà e voglia di vivere. E un problema sempre più diffuso, soprattutto in Italia, anche se non ne parla praticamente nessuno. Io ho un figlio diabetico, so che cosa significa avere a che fare con questa malattia, e dalle mie esperienze di genitore ho tratto degli insegnamenti, che ho cercato di infondere nel mio personaggio, per dargli forza, carattere e un pizzico di originalità che non guasta. Ma vorrei anche che fosse un modo per poter parlare del diabete al di fuori delle sedi accademiche o dei convegni specializzati, visto che i giornali ignorano del tutto la vastità del problema.

Irina, invece?

Ah, lei è la mia musa ispiratrice e la mia dannazione. Proprio come per Stal.

Allo stato dell’arte, cosa ti ha divertito di più nel progetto Stal e nella stesura di Operazione Copernico. Cosa invece ti ha creato qualche, attesa o inattesa, difficoltà?

Tutto mi ha divertito, lo confesso. I problemi? Solo il fatto che nel periodo della stesura di questo romanzo ho dovuto completare anche “La Compagnia della Morte” uscito negli Omnibus, il che mi ha creato qualche difficoltà nel rispetto dei tempi di consegna.

Ma il “Big Boss” è stato stranamente paziente e tutto si è concluso per il meglio.

E’ consentito l’angolo del giochino? Molti dei boyz della Legione sono passati attraverso un alias, in Segretissimo. Tu sei arrivato in un momento in cui lo pseudonimo non è più un “must”. Se così non fosse stato, quale nom de plume avresti azzardato (per piacere, non dirmi Frank Strong!; ) )

Non posso dirtelo, perché non è detto che non esista veramente; -)

Andiamo ora off topic rispetto a Segretissimo, ma per parlare sempre di narrativa. Della “tua” narrativa. Al momento, sei presente in libreria con un romanzo storico intitolato “La Compagnia della Morte”...

Sì, un libro che mi ha dato e mi sta dando enormi soddisfazioni, prima di tutto l’incredibile affluenza di persone durante le presentazioni che ho fatto un po’ in tutta Italia. Era da parecchio che volevo scrivere un libro del genere, e quando in Mondadori mi hanno dato l’innesco giusto, ho colto al volo l’occasione. Un libro che consiglio a tutti, per conoscere un pezzo fondamentale della nostra storia che i libri di scuola riportano in modo troppo frammentario.

Sempre nell’intervista di Lazzati, hai nominato anche altri romanzi storici in arrivo. Uno, quello ambientato nel XVI secolo, se non ricordo male credo costituisca la realizzazione di un progetto che avevi iniziato vari anni fa. L’altro, invece, mi suona del tutto nuovo e m’incuriosisce molto (sì, sono particolarmente attratto anche dall’history fiction). Parlo di “Carthago”.

“Carthago”, che ho terminato proprio in questi giorni, fa parte di un grande progetto internazionale di Mondadori, per presentare la storia di Roma antica in otto volumi, scritti da autori diversi e sotto l’egida di Valerio Massimo Manfredi. Il mio romanzo è il secondo della serie, e tratta dello scontro-incontro fra Annibale e Scipione l’Africano, con un punto di vista che credo originale e finora mai affrontato. Uscirà a ottobre, e poi sarà esportato all’estero insieme agli altri volumi, scritti da autori di spessore del panorama letterario italiano.

Due parole sul ruolo dell’edicola nel mercato editoriale italiano.

E’ fondamentale, perché rappresenta lo spazio più vicino e più diretto con la grande massa di lettori che non entra mai in libreria.

A quando la prossima avventura di Stal?

Inizierò a scriverla fra poco, visto che il contratto è già stato firmato. Se tutto va bene, potremo risentirci fra un anno con Stal 2.

OK, Franco: fine dell’interrogatorio. Ricordiamo che Operazione Copernico è disponibile in tutte le edicole per tutto il mese di giugno. Un caro saluto a te e ai nostri lettori.

Chiudi tu l’articolo, con una bella battuta finale a effetto?: )

Stal non direbbe niente. Aspetterebbe al varco tutti coloro che si rifiutassero di acquistare il romanzo.