Infila la testa tra la porta dicendo: – Signori! – poi si ritira, discreto come sempre. Guardo l’ora al polso: le 4 del mattino! – Dai che si va a nanna, – soffia il quarto, roco in mezzo al fumo. Ultima smazzata e venti carte affettano la nebbia grigio-azzurra coprendosi a cinque a cinque, una sull’altra davanti ai giocatori. Ineffabile, chi le ha distribuite con maestria, aggiunge: – A ciascuno il suo, – piegando un’ombra di sorriso. Rinsaldo la fortuna di una serata che mi lascerà in tasca i miei e sono l’ultimo a parlare. Mando gli occhi appuntiti sulle mie scorrendole tra pollice e indice: un asso, due e penso a quel ciascuno, tre e penso... un sette di quadri e il quarto mi paralizza il fiato. Sfioro con lentezza esercitata le dita avanti e indietro mascherando l’indecisione al volto e prendo tempo. Il primo è servito, rilancia; lo segue un lascio e alla mia destra chiedono due carte rilanciando ancora. Al centro si innalza un mucchio di denaro. Domando una carta allontanando lo scarto. Il mazziere, anche lui servito, raddoppia la posta in gioco. Il primo rilancia ancora; si passa a chi mi sta di fianco: compila un assegno e lo appoggia con delicatezza su quella che ormai è una montagnola. Mi allungo contro lo schienale, imbocco il fumo tra le dita e soffio sotto il paralume la mia decisione a mescolarsi con le altre; faccio altrettanto rilanciando con il carnet che mi ha regalato mamma e che rasenta il rosso fino a ogni fine mese. Il quarto dice vedo e copre. Gli altri stanno zitti. Un borbottio dei bronchi e calo quattro assi; lui: una scala reale al re, tutta di cuori! “A ciascuno il suo”, aveva detto per mettermi in guardia. Ma io... era un rappresentante di giochi da tavolo, di Milano. Partì con il rapido delle 5.05. Mi offrì un caffè al bar della stazione; io comperai le sigarette a credito poi andai a casa, abitavo lì vicino.

Il mattino dopo mi svegliai infreddolito. “Ormai sono spacciato”, pensai, mentre ai denti... oddio! Anticipai il ticchettio di microscopiche mascelle al lavoro sul mio corpo illividito. – Mammaa, forse-ho-la-febbre... – Tornai a letto; aspettai latte e miele con biscotti e mi rinserrai riflettendo sul passato: 38 anni e vivevo dai miei, ancora!

Guardai al futuro, decisi in fretta: mi farò cremare. Sparse le ceneri, silenzio totale, inconsistente in un pulviscolo in volo favorirò uno starnuto alla salute di chi resta. – Mammaa... allora questa colazione arriva?

 

Frank Spada - http://www.frankspada.eu - ha iniziato a scrivere romanzi brevi e racconti in "tarda età". Nel 2008 ha messo online il suo primo romanzo - 'Marlowe ti amo' - http://www.frankspada.eu/marlowe_ti_amo/ che sarà pubblicato a stampa da Robin Edizioni - Biblioteca del Vascello di Roma, nel febbraio 2010.

Selezionato tra i finalisti del Concorso Giallomilanese 2008, con il racconto breve 'Un'albicocca al sole', l'autore è presente nella raccolta recentemente pubblicata dalla Casa Editrice ExCogita di Milano (dicembre 2008).

Selezionato tra i 34 finalisti su oltre 2000 partecipanti al Concorso 'Dialoghi con C. Pavese', indetto dal quotidiano La Stampa, l'autore è stato messo online con il racconto 'L'altra'.

Selezionato tra i finalisti del Concorso 'Racconti nella Rete 2009', indetto dall'Associazione Culturale Luccautori, l'autore è online sul sito del concorso con il racconto 'Sceneggiata'.

Altri racconti di Frank Spada su Giallo Comico:

10 ultramicro, o quasi rubriche/7672/

Un doppio insospettabile rubriche/7731/