Mario il fioraio aprì la porta, e il postino gli consegnò una busta grande e imbottita, una di quelle che si usano per la spedizione di oggetti.

Non era il solito postino, però. Mario lo guardò. Avrebbe voluto chiedergli qualcosa. Ma a cosa sarebbe servito? Lui e Tino, l'altro postino, non erano amici: si scambiavano qualche convenevole per ingannare il silenzio e il tempo di una firma, ma niente di più. Il suo nome l'aveva saputo in uno di quei momenti. E chissà se era vero! Magari era pure un nome d'arte: Tino il Postino!

Certo, si era creato un rapporto tra loro; effimero, ma pur sempre un rapporto. Avrebbe voluto chiedere a quel nuovo postino che fine avesse fatto Tino. Ma, anche se l'avesse saputo, cosa avrebbe fatto?

Si immaginò lo stupore dell'uomo nel vederlo apparire sulla soglia di casa sua, e il proprio successivo imbarazzo per non sapere cosa dire.

Decise di non chiedere niente. Firmò la ricevuta e salutò.

Andò in cucina e si sedette al tavolo.

Sulla busta non c'era il mittente. L'aprì: conteneva un cd di Mina e un biglietto. Lesse il biglietto.

Grazie dei fior,

tra tutti gli altri li ho riconosciuti;

mi han fatto male eppure li ho graditi,

son rose rosse e parlano d'amor.

Mario sorrise. Il biglietto non era firmato, ma lui capì: era Nina, la sua ex fidanzata, a mandarglielo.

L'aveva lasciata circa due settimane prima. Non incontrandola di persona, questo no, ma neppure parlandole per telefono, e benché meno scrivendole uno sbrigativo sms: l'aveva lasciata con eleganza, inviandole un bel mazzo di rose rosse accompagnato da un biglietto.

Nina, amore mio, mi dispiace ma non ti amo più.

Rifatti una vita con un uomo che sappia amarti come meriti.

Io non posso.

Addio, tuo Mario

Certo, regalare un mazzo di fiori, per un fioraio, non era un grande sforzo di immaginazione; anche se era un fioraio di Sanremo. Ma Sabrina, detta Nina, sembrava aver reagito con dignità.

La loro relazione era durata qualche mese, poi lui, ben più grande di lei, aveva deciso di troncarla; con un mazzo di fiori e un biglietto spediti per posta.

Nina era una bella ragazza sui venticinque anni: alta, snella, capelli lunghi e neri, e due occhi azzurri che brillavano di vita.

Nina, però, aveva spesso a che fare con la morte. La morte viva, quella che ti guarda in faccia prima di esplodere.

Nina lavorava nell'Arma dei Carabinieri. Era un artificiere.

Per lei, la vita e la morte erano sempre confinanti, separate soltanto da un lieve battere di ciglia, una frazione di nanosecondo che separava il silenzio dell'attesa dal fragoroso boato di un'esplosione.

Lei era una ragazza allegra, solare, che prendeva la vita con molta ironia, ma, a volte, i drammi del suo lavoro la funestavano e il suo sguardo color cielo terso diventava cupo, come se intere orde di angeli vendicatori le turbinassero per il cervello.

In quei momenti non sembrava più lei, si chiudeva in un ostinato mutismo; e lui... non riusciva a sopportarlo.

Così aveva deciso di lasciarla, in un modo che gli sembrava elegante.

D'altronde, anche se l'avesse incontrata di persona, cosa avrebbe potuto dirle? Come avrebbe potuto giustificarsi?

Molto meglio lasciarla con un bel mazzo di rose rosse, almeno il loro amore non sarebbe stato reciso, così, all'improvviso.

Guardò di nuovo il biglietto, apprezzando ancora una volta la grande ironia di Sabrina che gli aveva risposto per le rime utilizzando i celebri versi di Grazie dei fior, che portò Nilla Pizzi a vincere la prima edizione del Festival della Canzone Italiana, nel 1951.

E poi c'era il regalo, il cd di Mina, che lui aveva sempre considerato una bomba di cantante, e Nina lo sapeva. Una prova inconfondibile del suo perdono e, forse, del suo amore per lui!

Mario, colmo d'attesa, inserì il cd nel lettore e lo azionò.

Una frazione di nanosecondo dopo, l'intero appartamento esplose in un fragoroso boato.

Non so se Mario apprezzò fino in fondo l'ironia di Nina. Ma ciò che aveva inserito nel lettore non era un cd di quella bomba di Mina.

No.

Era proprio una bomba.

© Sergio Rilletti, 2009

Sergio Rilletti è nato a Milano il 21 aprile 1968. Dopo aver conseguito un diploma in Analisi Contabile, ha cambiato radicalmente indirizzo, tornando così alle origini, frequentando un corso di Sceneggiatura alla Scuola del Fumetto di Milano. Ha collaborato per diversi anni all'Agenzia giornalistica Hpress. Nel 2001 inizia a collaborare regolarmente con "M - Rivista del mistero" (Alacrán Edizioni), per la quale, oltre a scrivere articoli e racconti, ha creato Mister Noir, il primo eroe disabile seriale della Storia della letteratura italiana.

Ha collaborato al volume "Disabilità e tempo libero" (Edizioni Del Cerro, 2005), alle antologie "Borsalino - Un diavolo per cappello" (Robin Edizioni, 2007) e "Crimini di regime" (Editrice Laurum, 2008), e all'e-book "Progenie: Ritorno all'incubo - Tributo a H.P. Lovecraft" (2008). Il racconto che gli ha portato maggior fortuna è "Solo!", un thriller autobiografico ambientato al Parco di Monza, che si può leggere su diversi siti in Internet: un vero e proprio "caso" di cui si sono occupati anche due importanti programmi radiofonici della Rai, "Tutti i colori del giallo" e "Diversi da chi?", il settimanale "Cronaca Vera", e il sito "Thriller Magazine". Il suo racconto "Lampi rosso sangue" è stato di recente pubblicato su "Il Giallo Mondadori presenta" N. 13, 26/2/2009.

Attualmente, tra i 1257 progetti che ha in mente, sta lavorando al cortometraggio "Mister Noir: Inseguimento a ruota", tratto dal suo omonimo racconto, di cui sarà pure il regista.