Bollito misto

La Signora Adalgisa, che abitava al piano terra, raccontò di avere incontrato due tizi che correvano giù per le scale provenienti dall'appartamento del delitto. Essa, ebbe solamente il tempo di notare che ognuno di loro aveva le mani dell'altro, una difficile situazione familiare e una lenta digestione.

L'improbabile commissario Max accorso subito sul luogo del crimine trovò la vittima dentro un album. La poveretta era stata disossata, ed ogni osso fotografato e catalogato.

Diversi pregiudicati furono chiamati per il confronto all'americana con la Signora Adalgisa. Fra questi, uno aveva precedenti penali per ricettazione di carta igienica adoperata da un lato, un altro per spaccio di ombra di campanile nelle giornate più calde, e altri settecento pregiudicati con reati vari. La Signora Adalgisa, senza esitazioni indicò due persone fra i settecento pregiudicati con reati vari.

Perché l'improbabile commissario Max smentì la Signora Adalgisa e la fece arrestare? 

Soluzione: le settecento persone non erano pregiudicati ma parenti stretti dell' improbabile commissario Max. La Signora Adalgisa aveva dunque mentito spudoratamente sparando a caso nel mucchio. A conferma della sua colpevolezza, la foto di un femore mancante dall'album fu trovata nella sua pentola mentre stava preparando il bollito misto. Naturalmente non fu considerata del tutto sana di mente e assegnata alle cucine del carcere…

 

 

La sfida?!

Un cerchio disegnato sulla sabbia, un paletto di legno infilato al centro e un numero, il dodici, inciso sul ventre di una donna distesa al sole.

Si trattava di una pista per l’improbabile commissario Max?! L'autore aveva lasciato quei segnali in un gesto di sfida?!

Come fece l’improbabile commissario Max a svelare il mistero della donna trovata sulla spiaggia?

Soluzione: l’improbabile commissario Max attese che fossero le dodici. Il sole battendo sul paletto di legno proiettò un'ombra. Poi prese una carta geografica e tirò una linea retta partendo dall'estremità dell'ombra e la seguì, finché settecento chilometri dopo sulla sua strada non incocciò la fattoria di proprietà dell'entomologo Prof. Williams. Massimo esperto di mosche. Il prof. Williams, stava cercando di risolvere da almeno vent'anni un quesito, questo: quando si gioca a mosca cieca, con quale intensità si può stringere la benda alla mosca per fare in modo che essa non veda, ma senza schiacciarla? Va be’, ma questa è un'altra storia…

L’improbabile commissario Max non si perse d’animo e continuò imperterrito a seguire la linea che aveva tracciato sulla mappa, finché non fece il giro del mondo e ritornò nel punto preciso da dove era partito. Nel frattempo l'alta marea aveva cancellato il cerchio e portato via il paletto di legno. La stagione era finita e la donna terminate le ferie era tornata in città. Il numero dodici non era che un tatuaggio.

Nel periodo che l’improbabile commissario Max fu assente, vennero commessi una serie impressionante di omicidi, tutti quanti irrisolti. Che fosse stata tutta una messinscena per allontanarlo? Boh?

 

 

La falsa Gioconda

L'improbabile commissario Max si trovava al museo del Louvre e stava ammirando la Gioconda, il celebre dipinto di Leonardo da Vinci. Guardandola negli occhi si accorse che era un falso.

Da che cosa lo dedusse?

Soluzione: è risaputo che lo sguardo della Gioconda cambia a seconda dello stato d’animo con cui la si guarda. In quel momento l’improbabile commissario Max era eccitato. La Gioconda non lo considerò neppure di striscio: era ovvio che fosse un falso.

 

 

L'assassino canterino (L’improbabile commissario Max fa il cinico)

L’ultima vittima del serial killer era stata la povera Dorothy Malone, per gli amici Faccia di Zecca, una barbona. Il figlio, Joe Cimurro, un barboncino, per lo shock fu colpito da una violenta piorrea nasale. Tutte le vittime erano state uccise con le stesse modalità. Le poverette venivano attirate dall'assassino con la strofa di una canzone e con la promessa che una volta salite in casa per premio avrebbe finito di cantargliela tutta. Ottenuto il suo scopo il serial killer massacrava le sventurate a colpi di mangiadischi sulle corde vocali. Gli omicidi accadevano regolarmente una volta la settimana; il martedì sera alla stessa ora.

Prima di allora in città non era mai successo niente di particolarmente grave, se si escludevano alcuni ripetuti episodi di stupri consenzienti e l'acutizzarsi di un'epidemia di incesti fra coniugi.

Un pluriomicida in libertà provvisoria temendo di essere sospettato, si presentò volontariamente per essere interrogato.

- Dove si trovava nell'ora del delitto? − 

− In casa, commissario Max. Stavo seguendo in TV il mio programma preferito Ammazzali tutti Mario!, come ogni martedì, del resto… −

− Lei è in arresto! −

L'assassino si era tradito. Da che cosa lo dedusse l’improbabile commissario Max? E quello che più ci interessa: quale canzone aveva cantato l’omicida quella sera alla vittima?

Soluzione: quel programma era lo stesso che seguiva appassionatamente anche l’improbabile commissario Max, e quel martedì sera a causa di un violento temporale il programma non andò in onda. L’improbabile commissario Max però, tornato a casa, s’accorse che non era stato il temporale ad interrompere il programma, ma la sua televisione che si era guastata. Ma ormai era troppo tardi, la frittata era fatta. E poi… omicidio più omicidio meno…

Fu appurato che la Malone era un'appassionata di Battisti e sarebbe salita solo per ascoltare una sua canzone. Al colpevole (… si fa per dire) furono concesse le attenuanti generiche.

Si sa, Battisti è sempre Battisti.

 

 

Il caso Von Cribbio!

Il professor Von Cribbio! Era sparito da casa ormai da due mesi. L’uomo era un tranquillissimo psicoterapeuta, titolare della prestigiosa clinica “Villa Prozac”. Il professore era l’ideatore del metodo scientifico basato sulla massima fiducia nel paziente, che lui amava sintetizzare nelle seguenti  domande: “Quale medicina vuole prendere? Quando vuole essere internato? Quando vuole essere dimesso?”

Metodo che egli sviluppò quando da degente fu lasciato in lavanderia per quindici giorni dentro a una garza.

Il luminare negli ultimi anni era stato molto impegnato a cercare di dare delle risposte a due temi di grande attualità, e cioè: come uscire da un’orgia in punta di piedi, e come sedurre un muro facendo del pissing. Non venendo a capo dei suddetti quesiti, l’uomo era caduto in depressione: si era messo a chiacchierare in continuazione, 24 ore su 24.

La moglie, interrogata dall’improbabile commissario Max, disse di avere dei forti sospetti per ritenere che il marito fosse stato rapito dall’anonima sequestri sarda. I sospetti erano corroborati dal fatto che la donna, nei giorni che seguirono la scomparsa del consorte, aveva trovato davanti alla porta di casa un palese avvertimento di morte: un orsacchiotto di peluche mimetizzato da mina giocattolo.

Si trattava davvero di un rapimento? E come fece l’improbabile commissario Max a risolvere il caso Von Cribbio!?  E che fine fece l’esimio professore?

Soluzione: tutti sanno che i sardi son gente di poche parole. Figuriamoci se si sarebbero messi all’anima il rapimento di un logorroico come il professor Von Cribbio! Era chiaro che per l’improbabile commissario Max, la pista caldeggiata dalla moglie fosse un tentativo abbastanza maldestro per allontanare i sospetti dalla sua persona.

La donna ammise la sua colpevolezza e disse di aver sciolto il consorte nella vasca da bagno riempita di Coca-Cola.

 

Quando la vittima collabora…

L’improbabile commissario Max era già sul luogo del delitto un giorno prima che accadesse. Infatti, dovette tornare il giorno dopo per trovare il corpo senza vita della signora Maggie.

L’assassino aveva raggirato la vittima. Dietro una falsa promessa l’aveva convinta ad aprirsi l’addome. Dopo averle offeso verbalmente gli organi vitali, l’aveva richiusa con uno zip.

Il portiere del palazzo aveva affermato di aver visto salire il giorno dell’omicidio solo due uomini: uno alto un metro e cinquanta e l’altro un metro e ottanta, ma tutti e due con le basette alla stessa altezza da terra. Il primo uomo era passato alle ore 23 e il secondo uomo alle ore 24.

L’improbabile commissario Max, dopo aver dato uno sguardo alla vittima, fece arrestare l’uomo che era passato alle ore 23. Perché? E perché i due avevano le basette alla stessa altezza da terra?

Soluzione: la signora Maggie prima di morire ebbe la prontezza di spirito di lasciare un indizio all’improbabile commissario Max: il suo cappellino messo sulle 23.

Il particolare delle basette alla stessa altezza da terra non fu determinante per le indagini, però, ai due, le basette stavano molto bene…

 

Un caso irrisolvibile

Anita Poborsky, schedata dalla buoncostume come noleggiatrice di uteri, fu trovata esanime con trenta pasticche di Valium conficcate nel petto.

La vittima soffriva di alcune malformazioni congenite: respirava da un orecchio e annusava con il naso degli altri. Era alta un metro da terra, due dal soffitto e cinque dalla mansarda.

Indagati: un pasticcere specializzato in torte di fumo, un macellaio vegetariano e un fruttivendolo con la passione per il singhiozzo. Il giorno dell'assassinio i negozi dei tre erano chiusi per turno.

Il pasticciere dichiarò di essere stato tutto il giorno sotto un maiale, solo per vedere se l’animale perdeva la pazienza. Il macellaio disse di aver praticato il suo hobby preferito, scoprire nuovi pianeti con una trivella e il fruttivendolo di essersi fatto delle pere. I loro alibi erano dunque a prova di bomba.

Perché l'improbabile commissario Max questa volta seguiva una pista sbagliata? E allora, chi uccise Anita Poborski?

Soluzione: l’improbabile commissario Max s’accorse di seguire una pista sbagliata, quando si accesero le luci nella sala e realizzò di essere al cinema.

Nel film, l'assassino era un vecchio spasimante al quale Anita Poborsky rifiutava le sue prestazioni sessuali, nonostante esso volesse pagarla il doppio del suo normale compenso. Fatto,  questo, che gli valse un forte sconto di pena.

Il tutto per la cronaca…

 

Una ristrutturazione pagata molto cara

La morte violenta del filosofo di fama mondiale Roberts Piattform, gettò lo sconforto nel mondo accademico. Piattform era stato il fautore della teoria del “Pensiero piatto”, sviluppata durante la convalescenza dopo aver avuto un diverbio con uno schiacciasassi. Esperienza che gli ispirò il libro “Come riorganizzarsi le idee dopo una lobotomizzazione”, a cui subito dopo seguì il manualetto “Poche idee ma sbagliate”, abbinato a un video porno (naturalmente il libro fu una geniale trovata pubblicitaria per vendere il video porno).

Qualcuno aveva infilato l’uomo dentro al water sino al collo. Per spregio l’omicida aveva poi pisciato in faccia al professore da una distanza di almeno due metri. Dettaglio che si poteva evincere dalle tracce di urina che la minzione dell’assassino aveva sgocciolato sul pavimento.

La casa della vittima era stata ristrutturata da poco e le indagini dell’improbabile commissario Max partirono proprio da lì. Anche perché i lavori non erano stati eseguiti a regola d’arte, come invece sostenevano i tre fratelli gemelli monozigoti, titolari della ditta che aveva ristrutturato l’appartamento. Per dirla tutta: il muratore aveva tirato su i muri a zig-zag, l’imbianchino aveva dipinto le stanze da un sito internet e il parchettista aveva incollato il parquet a dieci centimetri dal pavimento. Era indubbio che l’assassino fosse uno di loro.

Ma l’indagine risultava più difficile di quanto poteva sembrare di primo acchito, perché i gemelli monozigoti hanno il DNA identico, e a nulla sarebbe servito far analizzare le tracce di urina lasciate dall’omicida sul luogo del delitto. 

Come fece l’improbabile commissario Max a capire che l’assassino era il muratore? E quale fu il  movente che aveva scatenato tanta cattiveria?

Soluzione: l’improbabile commissario Max sfidò i tre a chi pisciava più lontano (sport molto in voga fra il proletariato). Il muratore pisciò più lontano di tutti. Naturalmente la fortuna aiutò  l’improbabile commissario Max, in quanto gli altri due avevano il PSA alto e si pisciarono sulle scarpe.

Pare che il professore avesse chiesto la fattura …

 

Una tesi molto ardita

Un pregiudicato appartenente a un potente clan camorristico fu trovato disteso sulla sabbia... Probabilmente il fatto sarebbe passato inosservato se all’uomo non avessero esploso un intero caricatore sulle tonsille.

Negli ultimi tempi la vittima era molto aggressiva nel quartiere, che considerava un suo feudo. Era solito parcheggiare in doppia fila, stendere il bucato senza strizzarlo e suonare ai citofoni dei vicini per dire “Son tornate?”. Alla risposta dell’inquilino “Chi?”. Lui rilanciava cantando “A fiorire le rose …”.

Era logico pensare che l’omicidio fosse maturato nella guerra fra clan rivali per il controllo delle marachelle nel quartiere.

Come fece l’improbabile commissario Max ad affermare con certezza matematica che il sicario era Pasquale Pappacena, un pregiudicato affiliato a un clan camorristico antagonista a quello della vittima?

Soluzione: l’improbabile commissario Max rispolverò la tesi con la quale era stato promosso al corso per corrispondenza, organizzato dalla “Bardellino School and Nuvoletta Clan”, una cooperativa di pentiti, a suo tempo specializzata in omicidi a scopo deleterio e fortemente invasivi. Tesi che pressappoco recitava cosi: calcolando il numero dei pregiudicati latitanti, meno quelli in carcere, più quelli agli arresti domiciliari, più quelli in licenza premio, meno i cittadini onesti, il tutto moltiplicato per il numero delle armi in circolazione, meno la percentuale di quelle che avrebbero fatto cilecca, più la quantità di pallottole vendute, meno quelle già esplose, diviso il numero di strade esistenti nel quartiere, l’operazione dava l’esatto numero delle volte che l’assassino sarebbe passato sotto le finestre dell’ufficio dell’improbabile commissario Max nell’ora dello struscio. Pasquale Pappacena nei giorni che seguirono il delitto passò tredici volte da sotto le finestre dell’improbabile commissario Max.

Cazzo! Più matematico di così!

           

Massimo Boni nasce a Firenze dove vive e lavora (commerciante di pavimenti in legno). Inizia la sua carriera artistica con la pittura e dopo passa alla musica come autore di testi e musiche. Ha un suo album all'attivo Amore & zone limitrofe, autoprodotto in poche copie per gli amici. Passa alla comicità pubblicando a proprie spese il suo primo libro Nessuno è perfetto, doppiandolo l'anno dopo con un altro libello: Tutti siamo stati spermatozoi

Nel frattempo contribuisce con alcune battute all'agenda di Comix e per qualche tempo ha una sua piccola rubrica sul "Vernacoliere". Come tutti, ha un suo romanzo (giallo) "serio" nel cassetto, e spera che un giorno qualcuno lo pubblichi.