Arrivare ultimi alle volte rappresenta un privilegio, quasi una scelta tesa a sfruttare un vantaggio… Ciao Giuseppe, e bentornato su Talking Book! Non voglio giustificarmi per il ritardo con cui ti invito a chiacchierare di Cornelio, ma ci tengo a sottolineare che tutto sommato parlarne adesso, con calma e dopo aver letto il primo numero, potrebbe giovare a questa nostra intervista. Ma tanto per non essere banali partiamo dall’inizio: che ne diresti di raccontarmi come è nato Cornelio, e a che punto della sua lavorazione sei stato coinvolto?

Ciao Stefano. Sì, concordo con te. Anch'io preferisco parlare di una pubblicazione quando è disponibile sul mercato, altrimenti è come ragionare durante l'aperitivo di quanto sarà buono il piatto di lasagne che mangeremo dopo.

Cornelio nasce da un'idea di Mauro Smocovich, collaboratore di Carlo Lucarelli. Ho conosciuto Mauro in occasione di “Serravalle Noir”, un bel festival dedicato alla letteratura gialla e noir che si tiene ogni anno a Serravalle Pistoiese. Durante questa manifestazione si è anche svolta la seconda edizione de “L'Insonne Day” la festa dedicata a Desdemona che si replicherà quest'anno a Manziana Comics. Smocovich mi disse di avere con Carlo un progetto a fumetti nel cassetto, e che cercava una casa editrice che potesse sostenere il mercato delle edicole. Pensai immediatamente di metterlo in contatto con Dario Gulli, che stava valutando nuove testate per la Star Comics. Dario si dimostrò molto interessato alla possibilità di coinvolgere Carlo Lucarelli in una mini-serie di taglio bonelliano, e ci chiese di articolare la proposta. Lentamente anche io sono stato coinvolto nella gestazione di questo atipico personaggio, partecipando al brainstorm creativo, e cercando di portare a Cornelio l'esperienza avuta con L'Insonne.

Cornelio, delitti d'autore racconta la vita di uno scrittore di successo alla ricerca della vena creativa andata misteriosamente perduta. Nel corso dei sei episodi della miniserie, il nostro strano personaggio si troverà ad affrontare enigmi che lo porteranno ad analizzare con la lucidità dell'entomologo i vari aspetti del crimine e della malvagità umana, e attraverso questi a ritrovare l'estro creativo.

Ti confesso che mi incuriosisce moltissimo il discorso inerente la perdita della vena creativa da parte del protagonista. Per un caso, probabilmente, pochi giorni fa è stato pubblicato, infatti, il nuovo romanzo di Lucarelli ["L’Ottava vibrazione" – Einaudi], che giunge proprio dopo una lunga pausa creativa dell’autore, talmente lunga che qualcuno aveva iniziato a temere un esaurimento della vena creativa dell’autore di blu notte. Come mai avete deciso di dotare di questo “handicap” Cornelio? Si tratta di un modo di prendersi gioco dei malpensanti?

Magari si è trattato solo di un modo per esorcizzare il problema! No, Carlo non soffre di questo tipo di sindrome, è pieno di idee, spunti e riflessioni, un esempio per chiunque abbia anche la minima aspirazione di scrittore. L'idea dell'autore che ha perso la vena creativa ci è parsa l'unica strada per caratterizzare un nuovo scrittore detective. Serviva il motore della sua ricerca, e non bastava la curiosità personale. Allora è arrivata la crisi che ha un'origine precisa e una cura rappresentata da Vanessa. Questa ragazza così diversa da Cornelio, sarà la spinta verso il caos creativo, un po' pin-up un po' moderna musa ispiratrice.

Dunque Cornelio nasce come una miniserie di sei numeri a cadenza bimestrale. Come mai si è deciso di adottare questo formato? Ci sono possibilità che la durata della serie sia protratta a oltranza?

Abbiamo scelto il formato bimestrale principalmente per l'impossibilità di seguire una cadenza mensile. Carlo è impegnatissimo sul fronte letterario/televisivo, Mauro lo segue a ruota, e io non riesco a star dietro alle scadenze di Diabolik e ai corsi della Scuola Internazionale di Comics. Sei numeri saranno un anno di pubblicazioni, alla fine delle quali io vorrei mettere un punto. Vorrei, insomma che la storia si concludesse con un epilogo spiazzante, che il lettore non si aspetta. Ce l'ho in mente, ma non è detto che si possa fare. Un seguito? Mah, forse una seconda serie, ma solo se il gradimento del pubblico fosse davvero alto.

Sono ben conscio del fatto che sia prematuro parlarne, Cornelio è in distribuzione da poco più di un paio di settimane, ma che tipo di accoglienza hai percepito al suo debutto? Navigando sul web (e non solo sul Forum del nostro sito, ma anche, ad esempio, sulla mailing list Iaf) mi sembra che le critiche non siano del tutto lusinghiere… Che ne pensi?

Penso che non sono d'accordo con te. Se vai sui forum di Dylan Dog ad esempio, Cornelio è stato accolto piuttosto bene. Anzi, sinceramente sono contento dell'apprezzamento dei lettori. L'operazione Cornelio era molto rischiosa, ha il suo punto di debolezza proprio dove risiede la sua vulnerabilità, ovvero nel mutuare la sua immagine da Carlo Lucarelli. Il mondo dei forum e dei blog è molto interessante, ma rappresenta solo la punta dell'iceberg nel nostro possibile bacino d'utenza. A guardare bene, i nomi che girano e commentano sono sempre gli stessi, anche se tengo sempre in considerazione il loro parere anche se negativo. I commenti possono essere distratti o attenti, interessati o annoiati, entusiasti o indifferenti. Altri scrivono sui propri blog, dove rendono pubblico il proprio diario pieno di pensieri, armati di una forma di timido esibizionismo. Altri, con maggiore esperienza, spesso aspiranti sceneggiatori, scrivono su siti di critica. Sono commenti strettamente soggettivi, ma che comunque fanno opinione. Una opinione condivisibile o meno, ma che, se viene fatta da uno sceneggiatore in erba, agli occhi di certi deprecabili dietrologisti, potrebbe lasciare in bocca un lieve retrogusto di conflitto d'interessi. Non è il mio caso, ma mi sono sentito dire di aver scritto una storia senz'anima ed è una cosa che mi ha fatto male al cuore. Io, che l'anima la inseguo da sempre, l'ho cercata ovunque, in tutto quello che vedo, sento e tocco. Io, che la prima cosa che dico ai miei studenti della Scuola Internazionale di Comics è che devono raccontare storie con l'anima. Posso aver commesso degli errori o essere stato costretto dalle contingenze a commetterne, certo, ma non ditemi che scrivo cose senza cuore o peggio, per denaro. Potrei accontentarmi di disegnare Diabolik, ma mi piace scrivere e quindi, mi sa che per un bel po' continuerete a trovare in edicola anche le mie sceneggiature. È una minaccia!

Ammetto che le tue parole mi hanno molto colpito… Premesso che ritengo che una risposta esauriente non esista (nel momento stesso in cui si potesse ridurre la scrittura a una “ricetta” credo che la scrittura risulterebbe privata della sua anima), ma come si scrive una storia con l’anima? Come insegni ai tuoi allievi a trasmettere l’anima nelle loro storie?

Ovviamente non esiste un metodo per scrivere storie con l'anima, ce la metti se senti fortemente quello che racconti, non solo se ti limiti a fare il bel compitino, se sudi, se imprechi, se ti scontri con idee diverse dalle tue per poi arrivare all'equilibrio. L'anima c'è se, per ottenere quello che desideravi, hai lottato fino al massimo delle tue capacità. Non posso insegnare ai miei studenti come si mette l'anima in una storia, ma posso costringerli a sforzarsi e a soffrire sulle loro tavole. Questo dolore (e vi assicuro che di dolore si tratta) regala l'anima al proprio lavoro. Un vero atto creativo. Se qualcuno non riconosce l'anima in una storia che ce l'ha è esclusivamente un problema di sintonia.

Per quanto mi riguarda devo dire che la lettura del primo episodio mi ha spiazzato… Da un lato ho trovato un che di involontariamente (almeno credo) comico nel personaggio che ha le fattezze di Carlo Lucarelli, da me percepito come un professionista serio e schivo, che gigioneggia alla maniera di Fabio De Luigi… e non mi ha convinto troppo neanche l’intreccio misterioso (credo che per presentare e il personaggio ai lettori e sviluppare la trama ci sarebbe stato bisogno di più spazio)… Eppure alla fine della lettura avevo voglia di leggere immediatamente il secondo episodio. Sono schizofrenico?

Sei solo un lettore di Cornelio, tranquillo. Primo: Carlo Lucarelli è assolutamente un professionista serio e schivo che quando gli abbiamo proposto di dare a Cornelio il volto del suo personaggio ha testualmente detto “Siete pazzi e se lo fate vi denuncio”. Poi si è reso conto che quello che veniva fuori era una cosa diversa, un gioco tra amici, un fumetto nato per divertirsi e per divertire. Lontano anni luce dalle cose di cui Carlo si occupa abitualmente. Ha accettato solo per questo. Vale la pena specificare che, ad esempio, staremo lontanissimi dalla cronaca nera italiana, proprio per non sovrapporci ai temi trattati da “Blu notte”. Cornelio è stato fatto da tre autori che si sono divertiti a scrivere per lettori che vorranno divertirsi a leggere. Si tratta di fumetto d'evasione e d'intrattenimento. Questo volevamo e questo, credo, abbiamo ottenuto.

Di Cornelio, dal suo stile di vita al suo carattere, è stato rivelato ben poco sul primo numero… Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi episodi?

Quattro episodi per entrare nel personaggio, attraverso un lento rilascio di informazioni, fino ad arrivare agli ultimi due, dove si sveleranno le carte con rivelazioni inimmaginabili. Chi avesse giudicato Cornelio un personaggio banale, non ha tenuto conto che questa è una miniserie e come tale destinata a concludersi. Si sa che nel giallo i personaggi hanno spesso una seconda faccia che viene svelata solo nel finale. Se avete abbandonato Cornelio al primo numero sarà come essere usciti dal cinema dopo i primi dieci minuti. Peggio per voi

 

Quello della miniserie è un formato relativamente nuovo… al quale molti lettori sembrano non essersi ancora adattati. C’è la tendenza a dimenticarsi che si tratta di cicli di episodi che presentano legami tra di essi (beh, alle volte sembrano dimenticarsene anche gli autori), ci si aspetta subito delle risposte… Ma, da autore, qual è il tuo rapporto con la miniserie?

Ammetto di non andare pazzo per le miniserie. Non mi piace neppure che le miniserie diventino serie “regolari”, perché se sono nate per avere una fine credo che la debbano avere comunque. Si può chiudere una miniserie con l'epilogo prefissato, ma se poi la stagione ha avuto successo, si può scrivere una seconda stagione. Per quanto riguarda Cornelio, è previsto un epilogo ben preciso, anche se i primi quattro episodi saranno strutturati in modo da permettere a nuovi lettori di salire a bordo anche se si sono persi le puntate precedenti. Il problema delle miniserie è proprio questo, rischiano di non agganciare nuovi lettori, cosa che pubblicazioni senza continuity a struttura ciclica fanno senza problemi. L'Insonne era nata per essere una serie senza continuity, vecchio stile, a narrazione circolare. Desdemona riceveva una strana telefonata in radio, che la coinvolgeva in qualche strana vicenda per poi riportarla al punto di partenza. Poi, alla Free Books è arrivato il nuovo direttore, Andrea Materia, che, con la sua linea editoriale dinamica e moderna ci ha costretto a dei cambiamenti radicali. È stato un bene? Non lo so, dei lettori anno apprezzato, altri no. Certamente è stata un’esperienza importante che mi ha fatto misurare con un metodo che istintivamente non avrei scelto.

Con L’Insonne hai sfatato uno dei tabù del mercato italiano: produrre una serie d’avventura ambientata in Italia. Non contento con Cornelio, manco fossi Britney Spears (chiedo venia per la battutaccia), l’hai fatto ancora. Cosa ti stimola dell’ambientazione italiana e quale tipo di difficoltà si incontrano nell’ambientare una storia nella nostra provincia anziché, chessò, nella selvaggia giungla d’asfalto di New York?

Oops!... I Did It Again! E spero di farlo ancora e ancora. È un mio vecchio pallino, ed è una scelta imprescindibile. Se volete, un marchio di fabbrica. Mi piace raccontare quello che vedo e quello che percepisco intorno a me. Sono cresciuto negli anni '80 e quando giravo l'Italia gli amici mi dicevano: “Sei di Firenze? Ah! La città del Mostro!”. Probabilmente quello è stato un elemento scatenante, l'imprinting dei miei gusti orrorifici. Mi sono reso conto che l'ambiente che mi circondava poteva avere più ombre e misteri di qualsiasi metropoli straniera mi venisse propinata dalla televisione. Le nostre strade sono intrise del sangue di almeno mille anni di storia. I palazzi in cui viviamo trasudano l'orrore di secoli di violenza. I misteri più misteriosi sono intorno a noi, e sono quelli che fanno più paura.

Per Cornelio l'ambientazione sarà bolognese come in molti romanzi di Carlo Lucarelli. Bologna, come moltissime città italiane, è perfetta per un noir perché ha una doppia faccia: quella positiva e opulenta della superficie, e quella nascosta dei canali sotterranei. Bologna è un'ottima metafora dell'essere umano: bella fuori, tormentata dentro. Purtroppo con Cornelio non possiamo toccare temi reali per non sovrapporre il fumetto alle trasmissioni e ai libri di Carlo dedicati ai misteri italiani, quindi non pescheremo nella cronaca nera, e la Bologna che proponiamo sarà una città parallela, forse più letteraria. Indubbiamente con Desdemona avevo le mani più libere.

Sono d’accordo con te. Siamo sempre pronti a sottovalutare questa nostra Italia, poi magari arriva Ridley Scott che, sebbene produca un film decisamente poco riuscito come "Hannibal", riesce a tirar fuori il lato noir di una splendida Firenze. Ambientare una storia (o una serie) in Italia, però, significa anche toccare fatti che ci coinvolgono da vicino, che alle volte viviamo sulla nostra pelle. Hai mai avuto problemi con persone che si sono sentite toccate dai fatti da te raccontati sulle pagine dell’Insonne?

A parte che a me "Hannibal" è piaciuto, e non poco, c'è da notare che Scott ha sapientemente trasformato Firenze in una kasba di giorno (fumante, polverosa, piena di gente) e una Londra nebbiosa di notte. Firenze non è neppure così. Ma questa è un'altra storia… ne riparleremo, se vorrete, per L'Insonne.

Problemi? No, tutt'altro. In occasione del sesto episodio, “Opera al nero”, abbiamo preso spunto dalla triste storia di Ayad Anwar Wali, nato in Iraq ma sposato e residente in Italia, che fu rapito e ucciso in Iraq senza che il nostro Paese si scomodasse troppo per salvarlo. Manuel Scordo, redattore de il Treviso, che aveva seguito a fondo la faccenda, mi ha contattato e ha colto l'occasione per riparlare del caso attraverso il nostro fumetto. Immagino che se L'Insonne fosse stata stampata in più delle 12.000 copie tirate dalla Free Books (e quindi introvabile), forse avrebbe fatto più parlare di sé.

In origine, L'Insonne doveva puntare molto su questo lato di denuncia sociale (avevo in mente anche un episodio ambientato durante il G8 di Genova, e vi ricordo che nel primo episodio si parla de “L'Armadio della Vergogna”), poi mi sono state fatte precise richieste dalla casa editrice e ho cambiato registro. Mi auguro che, cambiando editore e approdando alle Edizioni Arcadia, si possa recuperare questa politica virtuosa.

Casco dalle nuvole (o quasi). Da quando Desdemona è approdata alle edizioni Arcadia? Che ne sarà della serie iniziata con la Free Books?

La notizia praticamente ve la do in esclusiva. Il contratto con la Free Book si è concluso e non abbiamo trovato un accordo per rinnovarlo. Ringrazio pubblicamente per quello che questa giovane casa editrice ci ha dato, ma purtroppo le nuove condizioni non erano accettabili. La serie verrà conclusa dalle edizioni Arcadia, e gran parte dei misteri che girano intorno a Desdemona verranno svelati. I numeri 11, 12 e 13 sono in lavorazione, e speriamo di farli uscire entro un anno. Il formato sarò lo stesso e tra gli autori, Francesca Da Sacco, Francesco Matteuzzi, Alessandro Parodi, Fabrizio Longo, Lucilla Stellato e Vincenzo Acunzo. Le copertine saranno sempre firmate da Marco Checchetto. Prima uscita di questa nuova vita editoriale di Desdemona, un albetto speciale realizzato in occasione della terza edizione de L'Insonne Day che si terrà a Manziana Comics il 15 giugno 2008. L'albetto, dal titolo “Presenze”, è stato scritto da Francesca Da Sacco e disegnato da Sergio Gerasi.

In bocca al lupo! Ma torniamo… beh., come si dice sui forum, in topic… I nomi di Lucarelli e Smocovich sono due nomi molto noti al grande pubblico, quasi altisonanti. Straordinari per sdoganare il fumetto dal “ghetto” in cui solitamente è relegato e aprirgli le porte dei salotti buoni, dell’attenzione di televisione e carta stampata… Ma qual è stato il loro effettivo apporto alla serie?

Carlo partecipa alla stesura dei soggetti e revisiona le sceneggiature, anche se l'idea di dare a Cornelio il suo volto è stato uno scherzo di Mauro e del sottoscritto. In un primo momento Carlo ci ha detto che eravamo matti.

Magari qualcuno avrebbe potrebbe pensare ad un eccesso di narcisismo da parte di Lucarelli. In realtà Carlo è una persona molto alla mano e sa stare allo scherzo. In un primo momento, era rimasto perplesso da questa scelta, anche perché, comparendo nei credits, si creava una sorta di corto circuito tra narratore e personaggio, poi, considerando questa trovata come un gioco, siamo riusciti a convincerlo che si poteva fare, Carlo è stato allo scherzo, e Cornelio si è trovato il volto furbo e intelligente di Carlo. Ma non solo. Alcuni eroi dell'universo letterario dei romanzi di Carlo accompagneranno il nostro personaggio nelle sue avventure. Nelle storie di Cornelio troveremo l'ispettore Grazia Negro, che compare in “Almost Blue”, Maia Lolli la DJ di “Radio Bellablù” (chissà perché, il mio personaggio preferito) ed Elisa Carloni, la giovane chimica che compare nel racconto “Rapidamente” contenuto nella raccolta “Medical Thriller”.

I soggetti sono scritti a tre mani. Alcuni sono nati più facilmente, altri hanno avuto gestazioni più difficoltose. Le prime tre sceneggiature le ho scritte io e probabilmente le ultime tre le scriverà Mauro Smocovich, alla sua prima esperienza fumettistica. Mauro è una vera enciclopedia del giallo, non a caso è il curatore del “Dizionoir” e del sito Thriller Magazine. Sa tutto su noir, thriller e affini.

Se Carlo è l'ispiratore e supervisore e io il tecnico del fumetto, Mauro è certamente la componente più letteraria.

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