Christopher G. Moore è un autore canadese. Risiede a Bangkok da quasi vent’anni. Buona parte dei suoi romanzi sono ambientati in Thailandia o nel Sud Est Asiatico. E’ noto soprattutto per la serie dell’investigatore, expat in Bangkok, Vincent Calvino, tradotta in 12 lingue. Il terzo episodio della serie (Zero Hour in Phnom Penh) è stato insignito in Germania del Premio della Critica per il Giallo Internazionale (nel 2004) e del Premio “Semana Negra” come miglior noir tradotto in Spagna (nel 2007). E’ stato siglato un accordo per un film dal nono romanzo (The Risk of Infidelity Index) con la produzione di Keanu Reeves. L’ultimo titolo pubblicato, Paying Jack Back, è intanto disponibile sul mercato asiatico; uscirà negli USA a dicembre, per la Atlantic Monthly Press. In Italia, è stato pubblicato Pattaya 24/7 (Il Giallo Mondadori, 2007), mentre la traduzione di The Risk of Infidelity Index uscirà direttamente in libreria, sempre per Mondadori.

http://www.cgmoore.com/

Colin Cotterill è nato a Londra. Ha insegnato in Australia, negli Stati Uniti e in Giappone. Ha operato con i rifugiati laotiani negli anni ’70. Ha lavorato per l'UNICEF e per alcune agenzie non governative, adoperandosi nella lotta contro la prostituzione infantile e abusi sui bambini. Ha vissuto in Laos. Oggi risiede in Thailandia. Ha scritto vari libri, ma è noto soprattutto per la serie ambientata in Laos, negli anni ’70, con protagonista un coroner settanduenne, Siri Paiboun. In Italia è stato tradotto per ora il primo titolo della serie: The Coroner’s lunch (da Fanucci, con il titolo Intrigo a Oriente). L’edizione francese di questo romanzo ha vinto il premio SNCF per il miglior mistery nel 2007, e il secondo episodio (Thirty-Three Teeth) è stato premiato nel 2006 dall’Independent Mystery Bookseller's Association. Tra gli altri romanzi: Disco for the Departed, Curse of the Pogo Stick e Anarchy and Old Dogs.

www.colincotterill.com

CGM: Ci sono, oggi, vari scrittori che ambientano i loro romanzi nel Sud Est Asiatico. Colin, vorrei chiederti: cosa ti ha portato ad ambientare la tua serie proprio in Laos?

CC: Beh, Christopher, direi che tutto ebbe inizio negli anni ’70, quando lavoravo con i rifugiati in Australia. Entrai in amicizia con varie famiglie laotiane scappate dai comunisti. In quel periodo, sentii un sacco di storie circa quanto terribili fossero “i Rossi”. Poi, ebbi l’occasione di spostarmi in Laos e lavorare a fianco dei comunisti. E sentii storie su quanto ignominiosi fossero i monarchici. Con tutte queste vicende in testa, fu solamente una questione di tempo prima che mi mettessi seduto ad iniziare a documentare un interessante periodo della storia laotiana: il cambio di regime degli anni ’70. Non conoscevo alcuna fiction ambientata in Laos che raccontasse la storia dal punto di vista laotiano. Era una sceneggiatura inedita, che attendeva di essere scritta.

Peraltro, mi pare di ricordare che anche tu, quando iniziasti a scrivere polizieschi ambientati a Bangkok, non avessi tutti questi concorrenti...

CGM: Nei tardi anni ’80, quando scelsi Bangkok come scenario, nessuno ancora ci aveva ambientato una serie.

Il numero di romanzieri che aveva dimostrato un qualche interesse per il Sud Est Asiatico era limitato. Anche quella che ora viene nel mondo è conosciuta come “International Crime Fiction” non s’era ancora evoluta. Per darti un’idea di quanta strada abbiamo fatto, ti racconto che quando il primo episodio del ciclo di Calvino, Spirit House, venne distribuito a New York nei primi anni ’90, il mio agente letterario di allora mi chiese se era possibile sostituire Bangkok con Boston. La mia risposta fu: “Lasciando tutto il resto esattamente uguale?” La tempestività è un fattore molto importante nella scrittura. Uno scrittore può essere una decina d’anni in anticipo sui tempi, e attendere sino a che il pubblico lo raggiunge, o può trovarsi in ritardo di dieci anni, nel qual caso diventa inverosimile che trovi qualche lettore.

Oggi, il giallo internazionale è ben presente sullo schermo dei radar. E Keanu Reeves sarà il protagonista di un film basato sul mio ultimo romanzo di Calvino, “The Risk of Infidelity Index”. E non c’è stato nessun accenno da parte dei produttori di cambiare location da Bangkok a Boston.

CC: Complimenti! Per caso il padre di Keanu sarebbe interessato ad in interpretare il mio protagonista, il dottor Siri? E’ un asiatico di settantatre anni...

Pensi che i lettori occidentali possano immedesimarsi (in un modo non accondiscendente) in un protagonista non occidentale, in particolare in un romanzo giallo?

CGM: Ho trovato il dottor Siri un protagonista superbo. E’ esattamente il tipo di personaggio asiatico che va contro lo stereotipo. Non so quanto sia basato su personaggi reali o quanto sia totalmente sprizzato dalla fontana della tua immaginazione. A voler dare una mia opinione, direi un misto dei due aspetti.

Quello che mi piace del dottor Siri è il modo in cui conserva la sua umanità, pur senza andare contro il regime. Deve esserti stato difficile bilanciare ciò. Le trame del potere avvolgono i compagni attorno a lui, ma Siri non demorde e arriva velocemente al punto. Lo trovo un personaggio di enorme carisma. L’accoglienza che i libri del dottor Siri hanno avuto in Inghilterra e negli Stati Uniti dimostrano che hai creato una serie che può portare il Sud Est Asiatico tra le preferenze narrative della classe media occidentale. E non è un obiettivo facile.

In Disco for the Departed, uno dei romanzi della serie, c’è un elemento distintivo profondamente asiatico, cioè il legame del mondo degli spiriti con il nostro. E’ una direzione lungo la quale hai intenzione di proseguire negli altri libri della serie?

CC: C’è un aspetto sovrannaturale in ognuno dei libri. Il Dr. Siri ospita in sé lo spirito millenario di uno sciamano Hmong. Questa relazione si manifesta in ogni storia. Siri è inoltre visitato dai fantasmi dei “clienti” che passano per la morgue e gli lasciano indizi su come hanno incontrato la loro fine. Dopo aver completato il secondo libro ho scoperto che ciò trasgredisce un numero di regole del mistery e del genere giallo. Per quanto Siri sia comunque obbligato ad usare il tradizione lavoro di indagine per risolvere i suoi casi, questo elemento sovrannaturale causava ai librai un problema su come classificare i libri.

La cosa mi irritava un po’, perché pensavo di essere semplicemente un narratore. Non realizzai di essere un giallista sino a due anni dopo aver iniziato questa serie.

E tu: segui rigorosamente le regole della narrativa gialla nelle tue storie o non ritieni debbano esserci confini ben definiti tra i generi?

CGM: Non c’è dubbio che nella maggior parte dei generi i puristi richiedono aderenza a quelle che loro percepiscono come regole ferree. Ma la narrativa gialla è più flessibile. Credo che sia per questo che il genere è più popolare a livello internazionale. Spesso, permette agli autori di lavorare su materiale sociale, culturale e storico strettamente correlato alle nazioni. L’elemento sovrannaturale nella serie di Siri secondo me approfondisce il giallo e mi trasporta come lettore dentro al punto di vista laotiano. Nella realtà, anche nel Laos attuale, l’elemento sovrannaturale continua a far parte della visione del mondo di molte persone. Gli anni ’70, vale a dire il periodo in cui è ambientata la serie, furono un periodo persino più isolato per il Laos, con veramente poca influenza dal mondo esterno (fatta eccezione i bombardamenti dei B52). I lettori internazionali di narrativa gialla vogliono sentire che la storia e i personaggi riflettono le culture, le credenze, i costumi e i tabù locali. Può darsi che i vecchi confini dei generi siano erosi. Ciò che emergerà, però, resta nell’ordine delle congetture. Ad ogni modo, anche la tua serie suggerisce che questo progresso è già ben avviato.

So che hai finito l’ultimo libro con Siri, così come io completato il prossimo Calvino. Una volta che redigi una prima stesura, qual è il passo successivo nel tuo processo di scrittura? Fai leggere e commentare a qualcuno la bozza? O va direttamente al tuo editor?

CC: Ho una decina di lettori fidati che esplorano il testo alla ricerca di errori vari e discordanze nella trama. Chiedo loro di essere crudeli quanto vogliono.

Ho scoperto che quando si arriva a cosa piace e cosa non piace, ci sono poche occasioni in cui due persona veramente si trovano d’accordo. Ciò mi affascina, sempre. Mi piace che dieci persona possano leggere una storia e vederci cose completamente differenti.

Tu, hai dei lettori particolari e, se sì, cosa ti aspetti da loro?

CGM: Ho un mandato similare, però con forse meno “vittime” alle quali sottopongo la mia seconda stesura. La mia tipica prima bozza potrebbe essere un po’ troppo rude da infliggere a qualcuno al di fuori di una cella segreta. Trovo che questa sia una importante fase del processo, che mi consente di riflettere sull’opinione dei lettori. Quando scrivevo drammi radiofonici per la CBC, avevo l’opportunità di sedere in studio al momento delle registrazioni. Talvolta, una frase calava in modo perentorio, e dovevo fissarla immediatamente. E’ stato un buon training per tenere l’ego alla porta. La vecchia massima che scrivere è una serie di riscritture non potrebbe essere più vera. Quello che ottengo dai miei quattro o cinque lettori spazia ampiamente. Ma maggiore è l’inchiostro rosso sulla pagina, più sono contento. Ogni volta che qualcuno spilla cotanto sangue simbolico, significa che in qualche modo hai stabilito una connessione emozionale.

A proposito... Sicuramente ricevi lettere e-email dai lettori. Rispondi personalmente a ciascuno di loro? Hai trovato dai lettori, in genere, elementi di valore, che ti siano stati di utilità nei libri successivi?

CC: Non so cosa mai farei se dovessi (Dio me ne scampi!) diventare talmente famoso da trovarmi il mailbox ogni giorno pieno, perché rispondo a tutti i messaggi che ricevo. Ricevere lettere dai lettori è la più grande benedizione di questo lavoro. Amo controllare le email e trovare nomi di persone che non conosco. Ricevo un sacco di mail da vecchi residenti in Laos, che vivevano qui durante gli anni della guerra e hanno aneddoti da condividere: piloti dell’Air America, spie della CIA e ribelli Hmong. Mi hanno scritto patologi legali e persone i cui parenti hanno la Sindrome di Down, per parlare degli exploit del mio personaggio Mr. Geung. Alcune persone mi sottolineano le cose sbagliate  (per qualche strano motivo, in un libro ho il solo che sorge ad ovest), altre le cose giuste (per esempio, un gentile dottore laotiano che si identifica con il mio protagonista). Ho ritrovato vecchi amici che avevo perso di vista e che hanno scoperto un mio libro in un negozio, e persone con cui ho stretto amicizia come risultato dello scambio di corrispondenze (come te, caro Christopher). Ovviamente, ci sono anche persone stravaganti, un po’ pazze, ma persino le loro lettere hanno un posto nel mio cuore. Come puoi non voler bene a un donna che ti dice che si è talmente divertita con un capitolo da averci messo sopra il sale ed esserselo mangiato?

Sento una grande responsabilità verso i miei lettori. Il mio agente mi incoraggia ad abbandonare la serie laotiana e tentare qualcosa di contemporaneo, il che dovrebbe portarmi più soldi. Ma non mi ci trovo ad abbandonare la metà degli anni Settenta e tutte le persone che ci ho creato.

E tu: hai qualche intenzione di scaricare Calvino e girarti in una nuova direzione? Hai qualche piano per libri totalmente differenti, o altri nuovi progetti?

CGM: Nessuna idea di abbandonare la serie di Calvino. Trovo tuttora un grande piacere nel preparare e scrivere ognuno di questi libri. Ma sto pensando ad iniziare una seconda serie, usando un nome differente. Perché non usare il proprio nome? La risposta è che il mercato può sostenere solamente un libro per anno di un autore. Molti scrittori con più serie sono soliti a firmarle con nomi differenti. Dovessi iniziare una nuova serie, il che è ancora una questione aperta, non sarebbe con un investigatore privato. Ma sarebbe ambientata in Asia, per quanto probabilmente non in Thailandia (non in Laos, hai già tu piacevolmente coperto questa nazione). E’ un po’ sorprendente l’inflazione di romanzi ambientati in Thailandia. E’ uno sviluppo relativamente recente. C’è un certo numero di nuovi libri. Molti di questi sono una variante del tema: sono un pesce fuori dall’acqua, ma lascia che ti racconti come sono riuscito a nuotare tra squali e delfini. Molto dipende dalle aspettative di chi scrive il libro. Se la motivazione è trarne una storia da passare ad amici e familiari, si tratta allora di un obiettivo che può essere raggiunto. D’altro canto, alcuni di questi autori hanno la speranza che il loro libro sia scelto da un grande editore inglese o americano. Affinché ciò accada, devono concentrarsi su due fattori. Primo, devono forzarsi a portare la loro scrittura ad un altro livello. Lavorare sul libro in modo professionale. Secondo, i protagonisti e la trama devono essere originali, e/o raccontare la storia da un’angolazione nuova. Gli scrittori necessitano di molta pazienza e disciplina. Non è facile. Ma può essere fatto. Noi stessi rappresentiamo i reperti A e B che provano quanto questo sia possibile.

Gli editori evitano scritture che siano vere ripetizioni di libri esistenti. Il mio consiglio per chi vuole cimentarsi nella narrativa è questo: non ripetere ciò che è già stato fatto. Quando hai completato un manoscritto, è come se fossi all’inizio.

Scrivere un libro rivolto ad un pubblico internazionale richiede un grosso lavoro e tanta dedizione. Inoltre, raccomando anche di cercare una nuova comunità che non è stata esplorata dalla fiction, muoversi dentro questa comunità, impararne il linguaggio, leggere la storia della gente, e trovare la tua voce narrativa partendo da queste esperienze e conoscenze.

Che suggerimenti daresti a coloro che vogliono ambientare un romanzo in Asia?

CC: Mi sono preso delle annotazioni... Ad ogni modo, non voglio dare consigli troppo buoni perché conto molto sul mio piccolo franchise e non voglio che migliaia di scrittori vengano qui a sgomitare nel mio territorio; ). Suppongo che tutto ciò che posso suggerire è che gli autori hanno bisogno di dimostrare sensibilità verso la gente locale nei loro libri. Troppo a lungo abbiamo visto Vietnamiti e Giapponesi come armate predatrici o vittime di guerra, distribuite a centinaia, come nel bodycount di un un videogioco. La nostra generazione è cresciuta credendo che gli Asiatici non hanno le stesse emozioni e paure perché sono sempre stati poco rappresentati nei film e in letteratura. Non credo si possa andare avanti così. Persino alcuni settori di Hollywood hanno iniziato a fornire punti di vista alternativi (Lettere da Iwo Jima è un buon esempio). Non credo che ai nuovi autori sarà permesso  scrivere narrativa che coinvolge personaggi occidentali calati in ambientazioni asiatiche in cui i locali sono extra senza personalità, come mobilia piazzata nello scenario. Un sacco di scrittori occidentali in questa parte del mondo arrivano con idee preconcette su cosa vorrebbero scrivere e dopo un anno si ritengono esperti sulla cultura e i “veri sentimenti” dei personaggi asiatici. Ignorano invece molti dei fatti reali. I lettori non sono più così addormentati e poco esigenti, e i narratori non possono più farla franca se si inventano tutto di sana pianta.

Sono d’accordo che i nuovi scrittori debbano trovare nuove comunità su cui scrivere, ma devo aggiungere che necessitano di un grande quantità di tempo e pazienza per comprendere davvero i loro soggetti. Dubito che io potrei scrivere della Londra attuale perché sono rimasto lontano per così tanto tempo. Non sono persino sicuro di come fare un buon lavoro nel rappresentare i giovani inglesi. Dovessi spostarmi su un altro genere, potrei tenere in considerazione il fantasy. Ho questa idea di un libro per ragazzi circa un ragazzino inglese che va in una scuola per diventare mago e ha un sacco di avventure con fantasmi e draghi. Pensavo di chiamarlo... Henry Porter. Pensi che funzionerebbe?; )

CGM:  Siamo gli ultimi di una specie in via di estinzione? Autori che passano i la parte migliore della vita a redigere su carta storie destinate ad essere stampate su carta per i lettori. E’ un processo che non è mutato molto almeno da un paio di secoli. Ma siamo all’inizio di un cambiamento fondamentale nel modo in cui la narrativa viene creata e distribuita? L’anno scorso, in Giappone, tra i prodotti di telefonia mobile scaricabili 5 delle 10 vendite di maggior successo sono stati i cosidetti “romanzi per cellulare”. Frasi corte, come in messaggio di testo. La gente scrive sui blog, su My Space, nelle email. Amazon propone qualcosa chiamato Kindle, un device per portarsi in giro e leggere pagine digitali di libri. I video games portano le persone in un mondo fantastico che una volta era accessibile solo attraverso libri o film.

Come ti adatti a questo nuovo ambiente?

CC: Posso già visualizzarlo. Biblioteche con una stanza secondaria per “Quelli che si usavano chiamare /libri/”.

“Ma, papà, sono fatti di carta.”

“ Venivano fatti così quando il tuo papà aveva la tua età, mio caro.”

“Ma per il download, come facevate?”

“Usavamo i nostri cervelli. Memorizzavamo le cose direttamente dalle pagine scritte. All’epoca riuscivamo a tenere a mente nomi e fatti dalla prima all’ultima pagine”

“Boff... Pare noioso!”

Ma niente paura. Non succederà mai. C’è quel qualcosa che ti trasmette un bel malloppone di libro tra le tue che non può essere rimpiazzato elettronicamente. Già il fatto che i libri invecchiano, marciscono e perciò puzzano dà loro una connessione umana. Abbandonare il libro sarebbe come gettare la nonna nel cassonetto dell’immondizia. Io non mi adatterò mai. Io scrivo ancora le mie storie su carta, con una penna. Utilizzo ancora un dizionario di sinonimi e contrari cartaceo, e sfoglio i miei vecchi testi di patologia. Ho ancora bisogno di qualche bicchierino di rosso per far scorrere l’ispirazione e del suono della natura per accompagnarne il trasferimento sul foglio degli appunti.

E tu, sei uno di quelli che possono scrivere ovunque, in qualsiasi condizione, o hai bisogno di un’atmosfera particolare?

CGM: Sono più nella tradizione nevrotica di Howard Hughes. Come scrittore, lavoro bene in una camera chiusa, le serrande abbassate, senza rumori esterni, senza telefono, internet e, per essere franchi, anche senza contatti umani. Una volta inserito in questo ambiente, posso immaginare una storia. In genere, metto una musica di sottofondo (solo strumentale). Ciò crea un punto di equilibrio emozionale.  Il problema nello scrivere un romanzo di più di 300 pagine è che il processo si sviluppa su svariati mesi, e mantenere la trama, il tono e l’atmosfera. Renderlo omogeneo, senza smagliature, è sempre una sfida. Trovo che la musica fornisca un’ancora che mi tiene collegato al feeling che permea la vicenda.  Con ogni libro inizio una nuova cartella di appunti. Descrivo a mano i personaggi, la storia, i punti di sviluppo, eccetera. E’ come tentare di accendere un fuoco con due bastoncini di legno. In altre parole, pare impossibile. Sfrego i bastoncini nel modo giusto abbastanza a lungo e alla fine il mio cervello da primate si sorprende della scintilla che scocca. Il prossimo passo sta nell’abbozzare il canovaccio del un primo capitolo. Al primo tentativo, posso visualizzare i cinque capitoli successivi, per quanto siano solo i successivi due o tre che io abbia già dettagliato.

Al momento in cui ho espando la sinossi a 12 capitoli, comincio a lavorare a computer. Questo è l’inizio della prima stesura. Il processo è lungo, spesso frustrante, e richiede tempo. Non riesco a capire perché tanta gente vuole scrivere libri. Forse, con la morte della religione, i libri sono il nuovo progetto di immortalità. Se non c’è un paradiso, quantomeno c’è una Biblioteca del Congresso a preservare la tua memoria.

Vorrei ora chiederti quali altri autori ti hanno influenzato, in generale e nella tua serie del dottor Siri in particolare.

CC: OK, questo è il punto in cui vengo buttato fuori dai cocktail party. Io non leggo, o meglio: non leggo narrativa. Se ho tempo libero, mi piace innanzitutto cercare libri di storia o di viaggi (il mio favorito tra questi ultimi è A Dragon Apparent, di Norman Lewis, ma non sono sicuro che questo sia il genere di influenza di cui mi stai chiedendo). Ci sono anche alcune rare occasioni per la narrativa, quando sto male o sono in vacanza a casa di qualche amico che uno scaffale di libri con cui tuffarmi nella narrativa evasiva: Cornwell, Patterson, Connelly, Follett, eccetera. Ma dubito mi abbiano influenzato, perché spesso dimentico ciò che ho letto di loro dopo pochi giorni. Lo so: sono assai deludente; ).

Quali sono invece i tuoi mentori letterari? Forse puoi darmi una lista di autori che devo assolutamente leggere prima di morire...

CGM: Le mie letture sono sostanzialmente equilibrate tra fiction e non-fiction. Mi piace pensare di essere personalmente responsabile per inflazionare alcuni dei prezzi di Amazon. La maggior parte dei libri non di narrativa riguardano le scienze cognitive, la biologia evoluzionistica, la matematica divulgativa e soggetti di fisica quantistica. Per quanto concerne la narrativa, elencherei Graham Greene, George Orwell, Conrad, Paul Theroux, Raymond Chandler, Peter Cary, Gore Vidal come influenze sufficientemente diverse da garantirmi il secondo bicchiere di vino al... cocktail party. Dopo il secondo bicchiere, tendo a confondermi la maggior parte degli scrittori e i rispettivi libri, e quindi di norma non ricevo un secondo invito; ). Ci tengo inoltre a sottolineare come io abbai imparato un sacco su storia e struttura da Stirling Silliphant.

A parte i cocktail party... Partecipi a conferenze e incontri letterari, a presentazioni nelle librerie, seminari o discorsi o altri imbarazzanti eventi pubblici volti ad attrarre lettori? O preferisci startene a casa a scrivere?

CC: Stai scherzando? Perdermi queste frivolezze? Neanche per idea. Amo queste cose. E’ l’unica scusa che ho per andare ovunque. Ho insegnato per la gran parte della mia vita, quindi ho un’abitudine acquisita a stare in fronte ad un gruppo e stupirli con storie per le quali ho speso la notte precedente per incastrarle nel mio cervellino.

Ora ho l’opportunità di godermela. Devo rispondere a domande come “Chi è il vero Colin Cotterill?” e posso fornire risposte differenti ogni volta, senza starci a pensare. E’ molto “cool” essere uno scrittore con propri fan. Se non ti ricordi chi uccide chi a pagina 98 del tuo secondo romanzo, semplicemente chiedi alla tua platea di rispondere alla domanda. E poi c’è la faccenda del viaggio. Vieni pagato per andare in posti interessanti, se poi sei veramente famoso ti rimpinzano e ti fanno persino ubriacare. Mia moglie ed io siamo stati al Lago D’Orta nel 2007, e per noi è stato il momento più divertente degli ultimi tempi: gente meravigliosa, grande cibo (una volta che hanno tolto la carne) e vino che non mi potrei mai sognare di permettermi in Thailandia. Anche i piccoli tour sono divertenti, persino le sole tre persone presenti in un negozio di Chicago: “Ehi, ragazzi, che ne dite se questo incontro lo spostiamo in qualche bar delle vicinanze?” Sai, davvero non credo che si possa trovare un output se non hai un input. Se spendi un anno al computer, col culo ben piantato, alla fine ciò che ne viene fuori è un culo di prosa computerizzata. Chi vuole leggerla?

Tu conosci bene tutto ciò. Sei sul campo da tanto tempo. Devi avere all’attivo un bel mucchio di eventi pubblici. Qualcosa di cui ti senta sufficientemente coraggioso da condividere?

CGM: Essere intervistato sul “Treno Noir” (ndt: nell’ambito della manifestazione lettararia spagnola “Semana Negra”, viene organizzata il cosidetto "Tren negro", o "Black train", che porta scrittori e giornalisti da  Madrid a Gijón il primo giorno di festival) l’anno scorso in Spagna è stata un’esperienza. Peter Straub, il sottoscritto e un assortito gruppo di altri autori stavano allineati in uno dei vagoni, e mentre il paesaggio all’esterno sfrecciava via, una batteria di giornalisti formulavano le loro domande. Un certo malessere determinato dal movimento del treno combinato al capogiro che mi danno le interviste mi hanno portato a delle risposte particolarmente incoerenti.

Una volta, invece, alcuni anni fa a Pattaya, ci fu un incontro di autografi. Una persona si fece avanti. Un russo, mezzo ubriaco, che girava il libro sopra e sotto, e tutt’attorno, per poi alla fine chiedermi se ne avevo un’edizione in russo per meno di duecento baht. Ripensandoci, ho preferito decisamente il malessere sul “Treno Noir”.

A dicembre dell’anno scorso sono invece stato inseguito lungo i vicoli di Varanasi da una mucca drogata di dolci al cioccolato... ma questa è una storia del tutto differente. Ora, se vogliamo convincere i nostri rispettivi lettori editori italiani a portarci in Italia per un tour, sono certo che possiamo affermare di poter contare su una folla sostanziosa. Beh, in ogni caso due o tre lettori potenziali.: )

Qualche volta, mi viene chiesto come si fa ad irrompere nell’editoria. Di solito, suggerisco di modificare l’obiettivo, e irrompere piuttosto una banca. In ogni caso, un amico scrittore mi ha presentato un agente. Ci sono voluti alcuni mesi prima che l’agente decidesse di prendermi tra i suoi clienti. Ma tre settimane più tardi l’agente concluse un accordo per quattro libri della serie di Vincent Calvino. E tu, come hai perforato il muro d’acciaio che circonda l’impero editoriale a New York e a Londra?

CC: Ha aiutato il fatto che ho pubblicato un po’ di libri in Thailandia prima di essere contattato dai ragazzoni di New York, i quali preferiscono contare su scrittori che abbiano un minimo di bibliografia. Non importava un granché quanto i miei libri thailandesi avessero venduto, l’importante era che io fossi passato già attraverso il processo di editing e pubblicazione e che avessi una certa di idea di quello stavo facendo. Volevo avere qualcosa di venduto in Nord America, ma sapevo che le probabilità erano le stesse di una nevicata all’inferno. Mi procurai una lista di indirizzi mail con la maggior parte degli agenti letterari statunitensi. Spedii a ciascuno una sinossi del mio libro del Dr. Siri e un campione di alcuni paragrafi. Tutti mi avevano avvisato che gli agenti di una certa reputazione non leggono le email di persone che non conoscono, e se qualcuno ti risponde è probabilmente per proporti un truffaldino editing a pagamento. Ricevetti qualcuna di queste proposte. Ma anche una mezza dozzina mi chiesero di spedire gli interi manoscritti per posta regolare. Mentre stavo leccando le buste, ricevetti ancora una mail di riscontro in cui mi di chiedeva di spedire l’intero testo... per posta elettronica. Controllai bene chi fosse l’agente in questione, per essere sicuro che non fosse truffaldino. Verificai invece che si trattava di un agente di New York con un’ottima reputazione, con un curriculum pregevole e un carnet di clienti di riguardo. Spedii il libro, lui lo lesse in un weekend, e mi spedì un regolar accordo di agenzia il lunedì stesso. Un anno dopo, ero pubblicato.

In un jazz bar, alcuni anni dopo, gli chiesi come mai avesse infranto tutte le regole, accettando la mia proposta per mail. Mi disse che stava soffrendo d’insonnia, e per ingannare il tempo stava verificando la posta indesiderata nella cartella Spam, sperando di prendere sonno. Aveva trovato la mia sinossi, gli era piaciuta e... il resto è storia. Serendipità. Londra, Parigi e Melbourne sono state semplicemente altre pedine di domino a cadere, dopo aver trovato un editore newyorchese. Il mio agente ha delle rappresentanze oltreoceano che si occupano dei contratti internazionali. Significa che ho due agenti, un amministrativo e alcuni impiegati di banca a supporto delle mie modeste entrate. Ma ho imparato a convivere con ciò. Vivo della mia scrittura, e mi godo la vita di più di quando dovevo veramente lavorare. E tu, lo fai per soldi?; )

CGM: Ogni volta che ricevo un messaggio che riguarda i soldi, so che sono uscito dal tunnel e automaticamente controllo se il mio portafoglio è andato perduto. I libri di Calvino (oltre che un certo numero di romanzi indipendenti, fuori serie) sono tradotti in 11 lingue. Sicché, come te, trovo il modo di vivere dalla scrittura. Siamo una coppia di uccelli rari che possono procurarsi il cibo attraverso la loro scrittura. Chiunque scriva narrativa allo scopo di far soldi è pazzo. La competizione che uno scrittore deve affrontare sul mercato è tale che vincere la lotteria è una sciocchezza al confronto. Se qualcuno è abbastanza fortunato da ottenere soldi sufficienti dai libri, ebbene questo è già un risultato fantastico. Tiger Wood probabilmente fa più soldi che un paio di milioni di giocatori di golf messi assieme. Queste altre persone si divertono con lo sport ma non prendono i bigliettoni. Nell’editoria, i grandi nomi come John Grisham, J.K. Rowling, e Stephen King hanno un giro di contanti sufficienti a gestire una piccola nazione. La maggior parte di noi scrittori, invece, è costituita da cittadini di un piccolo appezzamento chiamato casa. E’ importante però ricordare che guadagnare abbastanza da mantenersi attraverso la scrittura è già una fortuna di cui tenere debito conto. Non è una cosa da poco.