Una squillo per l’improbabile commissario Max

Voce di uomo: "Oggi mi sento in forma".

Vittima: "Finalmente! Ci faremo una bella cantatina…".

Queste parole erano incise in un piccolo registratore che la vittima teneva acceso 24 ore su 24.

La scena che apparve agli occhi dell’improbabile commissario Max era stata raccapricciante. Inchiodata al soffitto mani e piedi, stava Geraldine, una squillo francese, conosciuta da tutti in città per un sua particolarità: la Geraldine non chiedeva soldi, il cliente però doveva superare una prova: mentre orgasmava, essa, pretendeva che le fosse cantata tutta la marsigliese senza stonare. Pena: pagamento il doppio del suo normale compenso.

Perché l’improbabile commissario Max fece arrestare Ernesto Rossi come autore dell'omicidio? E quale fu il movente?

Soluzione: nel registratore c'era incisa anche l'ultima marsigliese, che s'interruppe bruscamente alla prima strofa. Da vecchio puttaniere, l’improbabile commissario Max, riascoltando la registrazione capì che il pezzo non si era interrotto per motivi tecnici, ma per un chiaro esempio di eiaculatio precox. L'esclamazione "Finalmente!", detta dalla vittima, stava a dimostrare che per il cliente non era una situazione occasionale, ma bensì una sua condizione abituale. Da qui, l'arresto di Ernesto Rossi era stato consequenziale. Non per niente il suo soprannome nel quartiere era Roger Rabbitt.

Sulla molla che scatenò la follia omicida l’improbabile commissario Max fece due ipotesi: l'ennesima derisione da parte della Geraldine per la deludente prestazione canora del Rossi. Oppure l'ennesima derisione da parte della Geraldine per la deludente prestazione sessuale del Rossi. Del resto, molle scatenanti tutte e due parimenti condivisibili se uno ha un minimo d'amor proprio. E non per vile denaro come vociferavano alcune malelingue per mettere in cattiva luce l’assassino.

  

Il delitto della donna cannone

Big Gina, la donna cannone, nonostante si vestisse da magra pesava 300 Kg in assenza di gravità. La donna cannone era talmente tanta che per presentarsi invece del biglietto da visita lasciava un dépliant. Si alimentava abboccandosi direttamente a un gigantesco silos ripieno di leccornie.

Il suo corpo fu ritrovato fatto a fette e distribuito su sessantacinque banchi alla sagra della porchetta. Arma del delitto un affilatissimo coltello.

Il medico legale dopo averla ricomposta per il riconoscimento, la fece confezionare in un puzzle gigantesco, che fu dato in regalo ai bambini affamati del Biafra, affinché ci giocassero. Così almeno si presume…

Big Gina aveva dieci amanti, che si occupavano a turno delle sue zone erogene. L’assassino è da ricercare fra loro. L’arma del delitto, fu appurato dalla scientifica, era stata impugnata da una mano destra guantata.

L’improbabile commissario Max scartò subito cinque amanti. Perché? E perché fece arrestare il solo amante mancino fra quelli rimasti?

Soluzione: Big Gina era una ninfomane e praticava sesso a iosa. Per accontentare tutti i suoi amanti aveva adottato un sistema a giorni alterni, pari e dispari, il giorno dell’omicidio era un giorno pari. L’improbabile commissario Max, escluse dunque i cinque amanti dispari, per la precisione i numeri uno, tre, cinque, sette e nove.

Un geniale ragionamento dell’improbabile commissario Max fece il resto: per il mancino non c'era nessun motivo per impugnare il coltello con la mano destra, se non quello di crearsi un alibi.

Ma soprattutto le fette erano tagliate troppo spesse…

  

La cucina di nonna Marta

Un'ex cantante ormai ottantenne, certa nonna Marta, fu trovata cotta a puntino dentro al forno. Durante la cottura, in un inconscio spirito di sopravvivenza, nonna Marta si era messa a cantare a ritmo sincopato Ma che freddo fa. Per dovere di cronaca era noto a tutti che la vittima amava cucinare i suoi manicaretti canticchiando, unica trasgressione dopo una vita morigerata.

All’arrivo dell’improbabile commissario Max nella sala da pranzo attigua c'erano i suoi nipoti: degli affermati musicisti. I giovanotti erano posizionati agli angoli del soffitto e giocavano ai quattro cantoni con un canguro. Interrogati ammisero candidamente di aver sentito la nonna canticchiare, ma di non essersene preoccupati più di tanto. Del resto, dissero, era una sua consuetudine.

Come fece l'improbabile commissario Max a capire che i suoi nipoti mentivano e ad arrestarli? E quale fu il movente? E per curiosità: quanto tempo ci volle per far cuocere a puntino nonna Marta?

Soluzione: deduzione logica dell' improbabile commissario Max: nonna Marta da vera professionista qual era stata, in condizioni normali non avrebbe mai cantato quella canzone con un ritmo non idoneo come quello sincopato, e dei musicisti affermati come loro  avrebbero dovuto capirlo.  

Nonna Marta fu infilata nel forno e fatta cuocere a puntino per una sorta di agghiacciante legge del contrappasso, scatenata dalla sua cucina pesante! 

Gli uomini della scientifica non riuscirono a calcolare il tempo esatto di cottura, anche perché, nonna Marta, era molto tigliosa.

  

La maledizione del Faraone

I guai cominciarono quando l'archeologo Prof. Templethon Smith tornò a casa dopo aver profanato la tomba del Faraone Rambevi primo.

La sua barba cominciò a girare vorticosamente intorno al mento. Per lo spostamento d'aria, il tupè iniziò anch'esso a volteggiare ed a rimanere sospeso di dieci centimetri sopra il suo cuoio capelluto.

Il Prof. Templethon Smith, dava la colpa dei sintomi alla maledizione del Faraone Rambevi primo, che aveva letto sulla porta della tomba al momento della profanazione. Che pressappoco recitava così:

"Do not disturb, se no so' cazzi tuoi!".

Questo è quanto raccontò il Prof. Templethon Smith all’improbabile commissario Max chiamato dalla moglie, sua amica da vecchia data. C'era però qualcosa di poco convincente nel racconto fatto dall’insigne archeologo che non convinceva del tutto l’improbabile commissario Max, il quale volle fargli uno dei suoi infallibili test.

"Prof. Templethon, lei questo bicchiere come lo vede, mezzo pieno o mezzo vuoto?"

"Mezzo vuoto, commissario Max".  

Il giorno dopo.

"Prof. Templethon, lei non solo è un gran pessimista ma anche un grande bugiardo!"

Come aveva fatto l’improbabile commissario Max a capire dal test che il racconto del Prof. Templethon era tutta un'invenzione?

Soluzione: il test era stato solo un diversivo per distrarlo e fargli un'iniezione intramuscolare per analizzare il sangue. Infatti, tornato dall'Egitto il prof. Templethon si era beccato una malattia venerea con una prostituta del luogo. Per non avere rapporti sessuali con la moglie e nell'attesa di una guarigione, si era inventato un sacco di malanni dando la colpa alla maledizione del Faraone.

  

Lo strano rapimento di Miss Penny

La famosa scrittrice inglese Miss Penny raccontò alla polizia di Scotland Yard che qualcuno l’aveva rapita.

La Penny disse che tutto era cominciato mentre si trovava al cinema, quando una mano uscita dallo schermo l’aveva prelevata e portata dentro al film, Banditi a Orgosolo, e da lì era stata trasferita nella stanza di un grattacielo nella city del paesino sardo. La stanza non aveva né finestre né porte, ma si poteva accedere solamente concentrandosi fortemente sulla foto del bandito Graziano Mesina. Nella stanza non c’era niente: solo una scatola piena di orecchie tagliate. La Penny raccontò di aver cominciato a provarsele e - dopo averne trovate un paio della sua misura ed averle indossate - s'era ritrovata immediatamente in una cabina telefonica nel centro di Londra. La stessa cabina dalla quale aveva chiamato la polizia.

Gli agenti di Scotland Yard non credendo al racconto della Penny fecero per arrestarla, quando l’improbabile commissario Max, che si trovava al cinema con lei, confermò la veridicità delle sue dichiarazioni.

Perché l’improbabile commissario Max avallò il racconto fantastico di Miss Penny ottenendone il rilascio?

Soluzione: la Penny effettivamente disse il vero, solo che la mano non uscì dallo schermo ma dalla tasca bucata dei pantaloni dell’improbabile commissario Max, che approfittò del buio per palpeggiarla.

Per il resto, quando le canne son fatte bene…

  

Orrore all’ippodromo

Grand Prix di Ippica.

A 50 metri dall’arrivo, il cavallo numero 5 “O sole mio” distanzia di 100 metri il cavallo numero 6  “Non ti scordar di me”. Improvvisamente una donna nuda attraversa la pista. Il fantino di “O sole mio” ha un erezione e si distrae. Il fantino di “Non ti scordar di me” essendo gay ne approfitta per una rimonta. I due cavalli si avvicinano, proseguono appaiati e la corsa finisce al fotofinish.

Appena tagliato il traguardo, il fantino di “O sole mio” si accascia morente sul sulky, centrato in pieno petto da una pappardella alla lepre lanciatagli dalla terrazza del vicino ristorante.

Dalle tribune, l’improbabile commissario Max assiste alla scena, scende, blocca tutto e controlla il corpo del fantino di “O sole mio”, constatando il decesso per infarto.

(La lepre era imbalsamata ed era riempita di esplosivo, che però non era esploso. Il fantino aveva subodorato che la lepre fosse stata imbottita di tritolo e per la paura che potesse esplodere gli era venuto un infarto).

Dopo aver fatto i rilevamenti del caso, l’improbabile commissario Max, sembra abbia esclamato piuttosto incazzato.

"Non si trova un Coroner neanche pagarlo a peso d’oro. Cazzo! Neanche fosse un taxi!"

L’improbabile commissario Max intuì subito che l’accaduto era maturato nel mondo delle scommesse clandestine.

Come fece a capire che la corsa era truccata? E chi lanciò la pappardella alla lepre riempita di tritolo? E cosa più importante di tutte: a chi fu assegnata la vittoria del gran premio?

Soluzione: nel fotofinish il fantino di “O sole mio” sorride. Normalmente quando si ha un erezione non c’è nulla da ridere, anzi. Era evidente che fosse tutta una pappina.

Uno che lancia una pappardella alla lepre riempita di tritolo su un fantino non è nemmeno da prendere in considerazione.

La corsa fu ritenuta valida dall’improbabile commissario Max e assegnata al cavallo”Non ti scordar di me“, anche perché lui aveva puntato sopra una bella sommetta.

  

Un caso archiviato troppo in fretta

Quando l'Arno restituì il corpo senza vita di Franco Berni (uno studente di Blenorragia) all'altezza del ponte a Santa Trìnita, tutti quelli che lo conoscevano bene pensarono subito a un suicidio.

Il Berni, ultimamente era molto strano. Amava fare sesso con preservativi fatti con lo scooby-doo. A volte invece usava come contraccettivo una falciatrice e spesso e volentieri si masturbava con il pene degli altri.

Fra i suoi colleghi di corso si era sparsa la voce che fosse stato visto, la sera della sua scomparsa, fare le capriole sopra la spalletta del ponte alla Carraia, ponte adiacente al ponte a Santa Trìnita, dove venne ritrovato il cadavere.

Non avendo altri elementi gli inquirenti di allora avvalorarono la tesi che il Berni effettivamente si fosse ucciso gettandosi dal ponte alla Carraia. Il caso fu archiviato come auto-omicidio.

L’improbabile commissario Max, in una delle sue uscite mattutine sui lungarni per i soliti trenta secondi giornalieri di footing a gattoni, notò un particolare importante sfuggito agli inquirenti di allora: ciò gli fece pensare che fosse un delitto mascherato da auto-omicidio.

Quale particolare convinse l’improbabile commissario Max a riaprire il caso? E perché fece arrestare uno studente dello stesso corso della vittima come autore del delitto? E quale fu il movente?

Soluzione: il ponte a Santa Trìnita si trova più a monte rispetto al ponte alla Carraia. Quindi, il corpo della vittima non poteva andare contro corrente, anche perché il Berni non sapeva nuotare e quindi non avrebbe mai raggiunto il ponte a Santa Trìnita.  A meno che qualcuno non lo avesse gettato lì.

L’improbabile commissario Max fece arrestare uno studente del suo corso perché era l'unico straniero: un fiorentino che si rispetti, mai e poi mai avrebbe messo in giro una voce del genere, confondendo la posizione dei due ponti. 

La gelosia, dovuta alla sua incapacità nel far sesso con preservativi fatti con lo scooby-doo, fu all'origine dell'omicidio.

Troppo semplice? Provate voi se ci riuscite! 

  

Un piccolo dettaglio

In preda al panico per aver trovato la moglie assassinata, l'ing. Falchetti si mise a starnutire alla rovescia. Inoltre, il trauma subito gli causò una cefalea all'alluce destro e un eccellente priapismo a un polso. Oltre naturalmente alla delusione per non aver potuto fare sesso sullo stipite della porta di casa come tutte le sere, suo piccola perversione. La moglie, secondo il suo racconto, non era nuova a simili improvvisazioni

L’ing. Falchetti era un agente segreto di commercio ed era appena tornato a casa dopo una settimana di pioggia. A prova di questa sua dichiarazione mostrò all’improbabile commissario Max il suo cappotto bagnato. Interrogato a lungo, il professionista disse di aver trovato il cadavere della moglie in avanzato stato di decomposizione, tanto che in un disperato tentativo di salvare il salvabile, aveva sciroppato in un contenitore della Bormioli quello che rimaneva della consorte.

L’improbabile commissario Max, controllando l'impermeabile dell'ing. Falchetti, capì che l’uomo aveva mentito e quindi lo fece arrestare.

Da cosa lo dedusse? E quale fu il movente?

Soluzione: l’improbabile commissario Max aveva notato che effettivamente l'impermeabile del Falchetti era bagnato. Leccandolo, però, s'accorse che sapeva di cloro.

Inoltre s'era presunto che la moglie quella sera volesse fare sesso normalmente. Cosa inaccettabile per un libidinoso come il Falchetti.

  

Vendesi villa con delitto

Nel suo peregrinare per la campagna, l’improbabile commissario Max si imbatté in un curioso cartello: “Vendesi villa con delitto”.

L’anziana miliardaria proprietaria della villa era stata uccisa in circostanze misteriose.

L’improbabile commissario Max, radunò nella grande villa tutte le persone presenti il giorno del delitto per ascoltare i loro alibi.

Il nipote confessò di essere un voyeur e di essersi recato quel giorno in paese ad acquistare una tuta mimetica per spiare le coppiette in erba.

Il genero, il giorno del delitto era al cinema, dove aveva occupato le poltrone con degli abiti e poi le aveva cedute ad alcuni spettatori rimasti in piedi in cambio di una tirata d’orecchi.

La figlia dell’anziana miliardaria disse: "Mi sono impegnata a risolvere un problema più grande delle mie possibilità: sono stata tutto il giorno a cercare d’abbottonarmi il paltò".

Il giorno del delitto era il giorno di libertà per il maggiordomo, il quale ammise di aver praticato il suo hobby preferito: farsi leccare da una smerigliatrice.

Tutti quanti i sospettati avevano un buon movente per ucciderla: il rumore che la vittima emetteva mentre mangiava la minestra.

Perché l’improbabile commissario Max arrestò subito il maggiordomo senza fare ulteriori indagini?

Soluzione: di solito in casi come questi il colpevole è sempre il maggiordomo. All’improbabile commissario Max non era mai capitata un'occasione simile, quindi, prese la palla al balzo.   Supportato anche dal fatto che il maggiordomo una volta era stato visto scrivere su un muro: “Padroni di merda!”

  

Massimo Boni nasce a Firenze dove vive e lavora (commerciante di pavimenti in legno). Inizia la sua carriera artistica con la pittura e dopo passa alla musica come autore di testi e musiche. Ha un suo album all'attivo Amore & zone limitrofe, autoprodotto in poche copie per gli amici. Passa alla comicità pubblicando a proprie spese il suo primo libro Nessuno è perfetto, doppiandolo l'anno dopo con un altro libello: Tutti siamo stati spermatozoi

Nel frattempo contribuisce con alcune battute all'agenda di Comix e per qualche tempo ha una sua piccola rubrica sul "Vernacoliere". Come tutti ha un suo romanzo (giallo) "serio" nel cassetto, e spera che un giorno qualcuno lo pubblichi.