La bellezza

Una stanza da letto. Una poltrona con i braccioli davanti a uno specchio a figura intera. Sulla poltrona, una donna legata.

Ha indosso una sottoveste e sta piangendo.

Di fronte a lei un uomo a torso nudo.

Disegna sul volto della donna con la matita nera per il trucco. Prima un contorno lungo la faccia. Poi due righe che le scendono dagli angoli esterni degli occhi. Alla fine allarga il trucco con le dita, sbaffandolo.

Si sposta dietro la poltrona, le mette una mano sotto il mento, lo solleva per farla guardare allo specchio, poi si china e le sussurra:

-Eccoti qua. Questa sei tu.

Ci tenevi così tanto a sapere come ti vedo veramente?

Ecco, ti vedo così.

Cosa ne dici?

Sei ancora fiera della tua bellezza?

Dei tuoi seni belli e sodi. Della tua vita sottile. Dei fianchi che ti accarezzi di continuo.

Anch'io ero fiero di te. Ti portavo in giro come un trofeo.

Ricordi come ci siamo conosciuti?

Stavo aspettando un amico, ti avevo detto.

Be', non è vero.

Io in quel bar ci andavo a caccia di quelle come te.

Quelle come te che cercano quelli come me.

Ci siamo riconosciuti subito.

Ce l'ho stampato in mente, come eri vestita.

Da come camminavi ho pensato subito che o eri una modella o una puttana d'alto bordo.

Quella gonna leggera di seta grigia, appena sopra il ginocchio, senza calze.

A proposito, non te l'ho mai chiesto.

Come fai a depilarti così? Non ti ho mai visto un pelo sulle gambe, sulle braccia, sotto le ascelle. Nemmeno l'ombra. Conosco uomini che pagherebbero per sapere come fai.

Comunque, la gonna, dicevo. E poi le scarpe, a punta, dello stesso colore.

E la camicetta bianca. E i capelli corti.

Il sogno di ogni maschio.

Bellissima.

Non c'è voluto molto per abbordarti. Chissà perché, gli uomini pensano sempre che abbordare quelle come te sia impossibile. E invece è più semplice di quanto si crede.

E ci siamo innamorati.

Ma ci siamo veramente innamorati?

Perchè non me lo hai chiesto prima come ti vedo? Un anno fa, un mese fa. Ora non saremmo a questo punto.

Perché ormai non si torna più indietro. Ora te lo devo dire quello che penso.

La settimana scorsa, quando stavamo facendo l'amore.

Ero sotto di te.

Ti piaceva che te li guardassi, i tuoi seni, che li accarezzassi. Che ti stringessi alla vita.

È cominciato tutto dagli zigomi.

Gli zigomi, sì.

Stavo sotto di te, ti stringevo la vita e all'improvviso ho visto i tuoi zigomi che iniziavano a sporgere.

E la pelle che si tendeva sempre più.

Poi ho cominciato a vedere la forma del cranio sotto la faccia. I capelli si ritiravano mentre la fronte si allargava. Le sopracciglia si ingrossavano. Gli occhi si infossavano. Le guance pure. E gli zigomi sporgevano sempre più.

Pensi che sto impazzendo, vero? O magari che sono già impazzito? Credi che non l'abbia pensato anch'io?

E il bello, se te lo ricordi, è che non mi sono fermato neanche un momento.

Ho solo rallentato un po'.

E poi i pori della pelle.

Mi sembrava di essere tornato adolescente, quando ti piazzi davanti allo specchio a scrutarti le voragini dell'acne.

Di più. Mi sembrava di avere un microscopio sugli occhi. Ti vedevo i pori, i punti neri, i nei.

Te lo saresti mai immaginato di avere una pelle così imperfetta?

Lo sapevi che hai anche i lobi delle orecchie disuguali? Di poco, ma disuguali.

Questo sì, magari lo sapevi.

Figurati se una come te non lo sapeva.

E comunque, mi sono accorto in quel momento che non ci avevo mai pensato.

Che cosa?

Che se ci guardiamo da vicino, siamo tutti abbastanza brutti.

Come sei tu ora.

Abbastanza, brutti. Non: molto, brutti.

Se sei molto brutto fai orrore.

Invece così facciamo abbastanza schifo. E basta.

Oppure facciamo compassione.

Così imperfetti.

Sì, anche tu.

E io non riesco più ad amarti, ora.

E quindi capisci che devo farlo, vero?

Chiudi gli occhi, se preferisci.

È solo un attimo.