MANTIS (Come una...)

Tramonto e luna. Paesaggio da cartolina acida con colori mischiati. Fumo e pastiglie fucsia come la maglia Roberto Musso del tipo che parla. Sono vestita di niente rosso e mi sudano le caviglie. Tatuate. Catene che stringono. Aperitivo al Base Bar, Lunedì sera, cena dovunque, non mangio. Gioco con i gamberi, accoppiandoli. Lui è biondo, capelli lunghi, ottimo dentista. Sorride, mostra le zanne lucide. Passo la lingua sulle labbra, umide, volutamente sensuale. Il tatuaggio nuovo, appena fatto. Brucia. Una mantide, nera e rossa, gocce di sangue intorno. Le zampe anteriori alzate. Posizione d’attacco. Hai messo la vaselina, domanda, devi tenerlo Umido. Non fare seccare la pelle. Si. Le mantidi uccidono dopo aver fatto l’amore, lo sai? Anch’io. Ride.

 

Lo conosco da quattro ore. Spiaggia di Salinas, seduta al bar Sa Trinxa, si avvicina e beviamo birra, fumiamo, mi vuole scopare. Flette i muscoli, apre la coda come un pavone. Classico tipo da palestra e sesso veloce, in piedi, contro il muro. Mi farò scopare, ma non subito. Giocare. Prima. Devo.

 

Si chiama Francesco, ventisei anni, di Roma. Mi lecca la spalla e gli metto le mani fra le gambe. Il sole è annegato nel mare. Troppo presto per la disco. Un’altra pastiglia. Lingua in bocca. Sa di tequila e merda. Mi dice che sono buona. Da mangiare. Mangiami. Poi vomita. Camminiamo abbracciati, tenendoci su a vicenda, sulla spiaggia. Due dita dentro di me, poi nella mia bocca. Lo tengo in mano. Viene subito. Scusa, ho bevuto troppo. Non fa niente, la prima non conta.

 

Ci saranno cinquemila persone. Noi due siamo soli. Pacha. One night Ministry of sound. Atmosfera sudata e luci palpabili che sfarinano la pelle. Blu. Fluorescenti, di quelle che illuminano la forfora sulle spalle. In mezzo alla pista. Mani su di me. Più di cento. Musica house. Smokin’ Jo alla consolle. Suoni colorati e boom boom nella testa. Dov’è il mio cuore? Boom boom. Spaccami l’anima. Strappami la lingua. Boom boom. Lo senti anche tu? Sei bella, ti voglio. Sei uno stronzo. Ti ucciderò. Angolo buio. Occupato. Due ragazzi biondi sul divanetto. Si toccano e uno abbassa la testa fra le cosce dell’altro. Movimento. Su e giù, su e giù. Francesco guarda. Infilo le mani nei pantaloni oversize. E’ duro. Eccitato. Ti piace? Sono due froci. Ti piace? Si.

 

Bevo gin e vomito fucsia. Stai male? Ne hai ancora? Gin e ancora a ballare. Due pastiglie. Il pavimento galleggia e cammino sull’acqua. Dice che parte fra due giorni. Roma è bella, vieni a trovarmi. Contaci.

 

Taxi. Costano poco. Abita appena fuori Ibiza Town. Villetta bianca, un solo piano. Dove sono i tuoi amici? Passano la notte a Formentera. Dammi da bere. Dalla bottiglia. Mi morsica i capezzoli. Gli metto la lingua nell’orecchio e lui mi lecca sotto le ascelle. Il niente rosso non c’è più. Piegata in due sul tavolo, mi prende da dietro. È grosso. Mi fa male. Muovo il culo e schiaffeggio la sua pancia con le natiche. Esce e sono in ginocchio. Lo prendo in bocca, ci sputo sopra e ho due dita dentro di lui. Geme. Non venirmi in bocca. Mi fai impazzire. Dice e mi butta per terra. Due animali. Ancora dentro di me. Questa volta dura. Gambe sulle spalle. Poi mi stringe le caviglie. Le catene non sono sufficienti. M’allarga. Mi lacera. Riempie. E sono sotto mentre suda. Gocce mi cadono sulla bocca. Salate. Come lacrime. Senza farlo mai uscire. La bottiglia è vuota. Mi stringe il seno. Dolore. Non ha nemmeno un pelo. Disegno i suoi pettorali con le unghie. Vengo. Aspettami. Rompo la bottiglia. Cazzo fai? Mi muovo più velocemente. Gli strappo la pelle. Vengo anch’io. Insieme. Chi sei?

 

Schegge di vetro nel collo. Sangue che cola dal mio mento. Lecco. Non si muove più. Un pezzo di carne. Morta e cruda. Quante gocce di sangue ha il mio tatuaggio? Roma è una bella città. Mi rivesto di niente rosso. Non c’è più la luna. Chi sono? Mi brucia ancora il tatuaggio. Una Mantide. Rossa e nera. Uccidono dopo l’amore.