Riccardo Zandonai  è nato a Borgo Sacco di Rovereto il 28 maggio 1883 e morto a Pesaro il 5 giugno 1944.

Fu compositore fecondo e allievo di Pietro Mascagni al Liceo Musicale ‘Rossini’ di Pesaro.

La sua opera Francesca da Rimini è tratta dalla tragedia in quattro atti di Gabriele D’Annunzio. Fu rappresentata per la prima volta al Teatro Regio di Torino il 4 febbraio del 1914.

L’azione si svolge prima a Ravenna nelle case dei Polentani, quindi a Rimini nelle case dei Malatesta.

La sedicenne Francesca, figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, è data in sposa a Gianciotto Malatesta di Rimini. Matrimonio concordato per sancire una alleanza politica tra le due Signorìe romagnole.

Ma Francesca, bellissima e orgogliosa, è disgustata da quell’ uomo rozzo e sciancato di Gianciotto.

Ella ama l’affascinante Paolo, fratello di costui, e, dunque, in un primo momento le viene detto  che dovrà maritarsi con Paolo, ma in realtà, ingannata, dovrà sposare Gianciotto.

Quando Paolo giunge a Ravenna, Francesca, che gli va incontro con la sorella Samaritana e con le ancelle, è tutta presa dal suo sogno d’amore e si avvicina a Paolo, offrendogli una rosa vermiglia appena colta.

Invano Samaritana, invasa da oscuri presagi di sventura, supplica la sorella di non abbandonare la casa che vide la loro infanzia felice.

La scena si trasferisce a Rimini, sulla cima di una torre.

I Malatesta sono in guerra contro gli odiati Parcitadi. Francesca sale sulla torre e osserva le fasi della battaglia, ma, ancora di più per stare accanto al suo amato Paolo. Il pericolo unisce i due cognati. Francesca rimprovera al suo innamorato l’inganno atroce subìto, ma gli sussurra che ormai lo ha perdonato e gli svela il suo amore.

Frattanto Malatestino, il fratello minore di Gianciotto e di Paolo, è portato sulla torre gravemente ferito ad un occhio. Ma, appena medicato, il giovinetto torna a combattere. La battaglia riprende e le campane suonano a stormo e le trombe squillano.

Sopraggiunge Gianciotto che tutto orgoglioso della vittoria sul nemico, ha parole di lode per il valore dimostrato sul campo dal fratello.

I tre bevono insieme. Durante il brindisi Paolo e Francesca non smettono di guardarsi, sotto gli occhi dell’ignaro marito.

Camera di Francesca nel Palazzo di Rimini.

 

Francesca passa le sue giornate leggendo antiche storie d’amore e ascoltando romantiche canzoni di musici.

Gianciotto la lascia troppo spesso sola e in balìa delle sue ambigue fantasie.

Una schiava introduce Paolo, tornato dopo due mesi di assenza. I due si parlano, si rimirano, leggono insieme la storia d’amore di Lancillotto e di Ginevra. E si baciano.

 

Ultimo atto.

 

Francesca allontana Malatestino, il giovanissimo cognato rimasto sfregiato a un occhio, che è innamorato follemente di lei.  Si odono le grida di un prigioniero che langue nei sotterranei.

Lui prende una mannaia, scende nelle prigioni e rientra con la testa recisa del malcapitato, avvolta in un drappo.

Francesca scappa inorridita e corre dal marito, narrandogli l’episodio. Gianciotto va dal fratello e lo rimprovera.

Ma questi gli svela l’amore colpevole di Paolo e Francesca.

Gianciotto, agitato e pieno di odio, finge di andarsene, e di notte piomba nella camera da letto della moglie, cogliendo i due amanti sul fatto.

E la tragedia si compie.

Paolo tenta di gettarsi giù per una botola, ma rimane appeso con la veste a un ferro.

Gianciotto si lancia contro di lui con la spada, ma colpisce Francesca che si è interposta per salvare l’innamorato.  Paolo la riceve fra le sue braccia, mentre viene trafitto dalla stessa spada.

Mentre i due corpi cadono senza disgiungersi, Gianciotto piega un ginocchio e vi spezza l’arma insanguinata.