Cavalleria rusticana è un’opera di Pietro Mascagni in un unico atto, rappresentata per la prima volta al “Teatro Costanzi” di Roma, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratta dalla novella omonima di Giovanni Verga, il 17 maggio 1890.

Di solito viene eseguita o incisa su disco insieme a un’altra opera breve, tragica pure essa, ‘Pagliacci’, di Ruggero Leoncavallo.

I protagonisti dell’opera sono Santuzza, giovane contadina (soprano), Turiddu, giovane contadino (tenore), Lucia, sua madre (contralto), Alfio, carrettiere (baritono) e Lola, sua moglie (mezzosoprano).

Nato a Livorno il 7 dicembre 1863 in Piazza delle Erbe, Pietro Mascagni fu il fondatore del verismo musicale italiano proprio con Cavalleria rusticana.

Impostosi con la cantata ‘In filanda’ e con la cantata ‘Alla gioia’ su testo di Friedrich Schiller, tentò poi di rinnovarsi, adottando temi e linguaggi più ricercati, con le opere ‘L’amico Fritz’ (1891),  ‘I Rantzau’ (1892), ‘Parisina’ (1913), ‘Guglielmo Ratcliff’ (1890), ‘Silvano’ (1895), ‘Zanetto’ (1896), ‘Iris’ (1898), ‘Le maschere’ (1901), ‘Nerone’.

Morì a Roma il 2 agosto 1945.

O Lola, c’hai di latti la cammisa (canzone siciliana di Turiddu).

La storia si svolge in un paese siciliano. E’ il periodo di Pasqua. A sipario calato, si sente Turiddu cantare una serenata a Lola, sua promessa sposa che, durante il servizio militare del giovane contadino, ha sposato il carrettiere Alfio.

Il paese è in festa. C’è allegria nelle strade e la gente si aggira nei pressi della chiesa. Santuzza, anche lei contadina e attuale fidanzata di Turiddu, non se la sente di entrare nel sacro tempio, poiché ha forti sensi di colpa. Entra, allora, in casa di mamma Lucia, madre di Turiddu, per avere notizie del figlio.

Lucia informa Santuzza che Turiddu si è recato a Francofonte a comprare il vino, ma l’altra replica di averlo visto aggirarsi sotto la casa di Lola. E la stessa notizia giunge agli orecchi di Alfio, che, all’oscuro di tutto, va a trovare Lucia.

A questo punto Santuzza rivela la relazione tra Turiddu e Lola.

Egli ormai l’ha disonorata per ripicca contro Lola, alla quale prima di partire soldato aveva giurato eterna fedeltà, e che ora non smette di frequentare nonostante fosse sposata.

Giunto Turiddu, la discussione si accende. Interviene pure Lola che sta per recarsi in chiesa e le due donne si becchettano ironicamente.

Il cavallo scalpita   Aria di Alfio. 

Turiddu segue la moglie di Alfio, perché costui lavora. Santuzza augura al fidanzato la malapasqua e, vedendo arrivare Alfio, gli comunica la tresca amorosa di Lola.

Dopo la funzione sacra, Turiddu offre vino a tutti i paesani.

Viva il vino spumeggiante.

Mamma, quel vino è generoso. Alfio rifiuta la bevanda, abbraccia Turiddu e gli morde l’orecchio in segno di sfida.

Addio alla madre.   Aria di Turiddu.

Turiddu corre a salutare la mamma e fingendosi ubriaco, le dice addio e le affida Santuzza.

Urla, un gran vociare di donne e di popolani.

Un grido sovrasta gli altri.

Hanno ammazzato compare Turiddu!