Il festival termina giovedì 17 aprile e ha un programma ricco dedicato alla letteratura, alla televisione, al cinema. Perché ne parlo io? Intanto per dire che tutti i pomeriggi nell’Auditorium Camera di Commercio ci sono incontri fra il pubblico e scrittori italiani e stranieri, mediati da giornalisti intervistatori. Cito alcuni nomi, sperando di non farmi tanti nemici per le omissioni: Alan D Altieri, Carmen Iarrera, Gianni Biondillo, Leonardo Gori, Mario Vichi, Bruno Morchio, Elisabetta Bucciarelli, Serge Quadruppani, e i miei cari amici Michael Gregorio, coppia sotto pseudonimo. E domenica alle ore 17 ci sarò anch’io, intervistato da Antonio Grassi, giornalista e scrittore. Mi sento come un pugile che si prepara ad un match, perché, in verità, ogni volta che uno scrittore si presenta davanti ad un pubblico si vivono emozioni e paure. Chi lo nega è un vanitoso bugiardo. Eppure sono abituato, come autore televisivo e cinematografico ho fatto incontri del genere in ogni parte del mondo. Ricordo la sala delle conferenze nel mitico cinematografo della Writers Guild, il sindacato degli autori americani diventato famoso per il recente vittorioso sciopero, che in Sunset Boulevard ha una sala di 3000 posti. Proiettavano il mio film STORIA SENZA PAROLE per il Festival di Los Angeles e dopo c’era l’incontro fra l’autore – ero il regista del film ed anche l’autore della sceneggiatura con mia moglie Diana Crispo – ed il pubblico nell’apposita saletta per le conferenze. I problemi erano tre: la saletta era grande con un cinema normale in Italia (più di 300 posti), era completamente esaurita e ovviamente tutti parlavano in inglese. Che io parlo come un romano in preda ad alcolismo, e capisco quasi allo stesso livello. Per fortuna, e mi fa piacere ricordarlo perché purtroppo è scomparso da qualche anno, a farmi da interprete fu il regista e attore Paul Bartel che conosceva bene l’italiano, essendosi diplomato a Roma nel Centro Sperimentale ed avendo vissuto in Italia per anni. Per chi vuole ricordarlo cito due suoi film che si sono visti anche in televisione, Scene di lotta di classe a Beverly Hills e Anno 2000 la corsa della morte, prodotto dal mitico Roger Corman..

L’incontro andò benissimo, perché il primo a parlare fu un signore che esordì dicendo che il mio era il film più bello del festival ed io, che miracolosamente avevo capito senza bisogno di traduzioni, mi buttai con il mio ridicolo inglese a dire: “Sono totalmente d’accordo”. Risate e il clima si scongelò al punto tale che superammo la durata di 1 ora prevista e la direzione del festival ci fece smettere perché aveva inizio il film delle ore 22, tra parentesi era Pixote, del regista brasiliano Hector Babenco, con il quale sia io che Diana avevamo passato una settima fantastica lì a Los Angeles, perché era simpatico e anche lui parlava benissimo italiano. A molti sembrerà strano, ma in quegli si veniva in Italia a studiare cinema e ad imparare. Sono passati quasi trenta anni, sto parlando di una cosa avvenuta nel 1981, ma ricordo ancora i volti d’alcune persone presenti, come se li avessi davanti agli occhi. Chi mi conosce sa che non esagero. Io tengo molto ai miei ricordi e mi fa piacere parlare di quanto ho vissuto, con il timore di fare, con chi mi ascolta o mi legge, lo stesso terribile effetto di tortura che ognuno di noi prova, quando gli amici t’invitano a vedere le fotografie o i filmini dei loro viaggi. Una boiata pazzesca, diceva Villaggio. Io sono felice di avere un po’ d’anni e soprattutto una tonnellata di ricordi, avendo una buona memoria ma soprattutto avendo fatto e visto tante cose. A proposito d’incontri con il pubblico, mi ricordo quello al Festival di Praga in una grande sala dallo stile liberty dove pubblico e giornalisti si univano a fare domande.  Ricordo soprattutto l’ambiente perché era veramente bello e suggestivo, inserito in una città dal fascino particolare com’era la Praga degli anni 80. Dove il futuro presidente Hacek stava lavorando come operaio nella stazione della metropolitana di Piazza Venceslao. Ricordo un pomeriggio passato a girare per le strade della città in attesa del verdetto, poiché quel festival era un concorso ed il mio film alla fine vinse. Ricordo ancora la lunga attesa e la trepidazione anche se a distanza di anni mi sembra esagerato ma allora ero giovane e tutto aveva importanza. Adesso forse non sarei così ansioso per un premio, andando avanti m’interessa sempre di più che il pubblico sia dalla tua parte. E lo capisci subito, quando sei davanti a loro, guardi i loro visi e dalle espressioni puoi capire subito se li stai annoiando o interessando, se ti amano o ti odiano. Io ho sempre sognato di fare l’attore ed ho invidiato i miei amici attori, soprattutto quando recitano in teatro e creano con il pubblico un legame profondo e reale.  Ma essendo stato un buon regista, mi sono sempre bocciato come attore: non ho problemi a stare davanti ad un pubblico nel ruolo di me stesso (ho fatto anche il conduttore sia in televisione sia in radio) ma appena devo interpretare un personaggio divento stonato come una campana. E’ vero che questo accade anche a molti attori che, purtroppo per noi, recitano ma io con me stesso sono molto esigente. Quindi niente recite, siamo seri. La conclusione è che soltanto in questi incontri con il pubblico posso sfogare il mio esibizionismo e il desiderio di un rapporto. Quindi sono sempre molto felice di farli, soprattutto quando per me sono una novità. A QUALCUNO PIACE GIALLO è alla ottava edizione ma per me è la prima volta. L’altro anno, fu presentato un volume di racconti, IL RITORNO DEL DUCA, dedicato a Giorgio Scerbanenco ma c’erano altri colleghi a presentarlo.  Quest’anno ci sarò io a presentare il mio romanzo IO SONO LA PROVA uscito da poco, che in un certo senso è anche la continuazione del precedente UNA VITA SPRECATA, entrambi editi da Dario Flaccovio. Ma parlerò anche di me, di quello che ho fatto: sto avvicinandomi alle nozze d’oro con lo spettacolo ma giuro ho cominciato da piccolo, quindi non sono poi tanto vecchio e distrutto.  Lancio una sfida: venite a vedermi, se non mi credete.

Domenica ore 17, auditorium e la sfida all’Ok Corral avrà inizio.  Ve ne parlerò dopo, se sopravviverò.

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