Continua l’eccellente opera di recupero del cinema poliziesco e noir svolta in modo magistrale dalla Raro Video in collaborazione con la rivista Nocturno Cinema. Tocca a Liberi, armati, pericolosi di Romolo Guerrieri rivedere la luce in edizione a disco singolo con una ottima rimasterizzazione direttamente dal negativo 35mm. Un film difficile, umorale, sicuramente incompreso. Un film interessantissimo, invece, e di sicuro in controtendenza rispetto alla produzione “popular” tipica del periodo, quella propriamente detta del “poliziottesco”. Sceneggiato da Fernando di Leo, nasce anche questo film, come molta produzione del Maestro di S. Ferdinando di Puglia, da una rilettura personale di racconti di Giorgio Scerbanenco. La solita Milano plumbea, tutta lavoro e lavoro e lavoro… una giovanissima ragazza (Eleonora Giorgi) che denuncia ad un commissario di polizia (un ispiratissimo Tomas Milian, reduce dalle innumerevoli fatiche del Monnezza) il suo fidanzato e la sua piccola gang, tentando invano di farli bloccare prima che inizino una serie di rapine. Una scia di violenza gratuita, eccessiva, incontrollata… tra rapine, stupri, omicidi. I tre ragazzi: Max, Giò ed “il Biondo” scatenano una tre giorni di sangue per le vie di Milano e in fuga nelle campagne del pavese, verso un finale nemmeno troppo scontato ma duro, disilluso, quasi rassegnato. Bollato dalla critica come ennesimo, inutile esempio di una cinematografia di serie B, neppure troppo criptica nell’essere fascista, questo Liberi, armati, pericolosi, invece, rivisto adesso a quasi trent’anni di distanza si dimostra un lavoro davvero buono, diverso, maturo e ben realizzato. Romolo Guerrieri, con una regia essenziale, senza troppi fronzoli ed orpelli, molto diretta, tira fuori il meglio da un’ottima sceneggiatura, rendendo giustizia ad un modo di intendere e scrivere Noir per il cinema in modo originale, “morale” e soprattutto realista. Perché, a dirla tutta, pur rischiando di essere ripetitivi… la grandezza dell’opera in questione, in effetti, sta tutta nella trama, in una sceneggiatura intelligente, curata, che funziona. Negli anni in cui il pubblico chiede a gran voce Violenza delinquenziale Vs Violenza istituzionale, di Leo risponde mettendo in scena la solita caccia malviventi – commissario nella quale, alla violenza gratuita ed assurda dei giovani rapinatori si contrappone la freddezza di Tomas Milian, riflessivo, instancabile… mai giustiziere per scelta. Ecco qui l’enorme differenza tra la produzione Noir di Fernando di Leo (sceneggiatura o regia poco importa) e il resto del calderone dei “film di nera”; ecco il punto di forza. Tra poliziotti da “One Man Band”, giustizieri violenti, solitari, inossidabili e banditi stereotipati, decerebrati e mai guardati neppure con un occhio un po’ attento alla psicologia del personaggio, oltre all’originalità delle storie, si perdeva anche una dote fondamentale del Noir: la verosimiglianza delle vicende alla vita reale. Di Leo invece seziona la realtà prima di metterla su carta o su pellicola. I banditi sono tremendamente reali, veri: tre ragazzi della Milano borghese che rapinano, ammazzano, violentano… così, solo per divertirsi e far qualcosa che li faccia sentire vivi. Non è la “grana” quello che serve a loro; vogliono adrenalina, sangue, emozioni forti. I ragazzi hanno una storia alle spalle… e non è solo quella raccontata nell’incipit del film, come una presentazione introduttiva da romanzo giallo. Hanno famiglie alle spalle, incapaci di dialogare, hanno relazioni sentimentali, hanno una vita, un passato ed un presente. Il contraltare dei tre è Milian, commissario disilluso, malinconico nella sua impotenza eppure mai violento, così lontano dai tanti Commissari interpretati dal duro e plasticato Merli. Tra la Questura disillusa e la banda criminale, quasi ad ideale cerniera, il personaggio della Giorgi, bellissima, giovanissima e brava nel comunicare una incapacità radicale di arrendersi all’evidenza e una urgenza di salvare almeno il suo uomo da un Non-Futuro già scritto. Pensando poi agli anni in cui questo film vede la luce (1976) non possiamo che parlare di un prodotto tremendamente al passo con i propri tempi. Al giovane spontaneismo delinquenziale di Max, Giò e del “biondo”, incapaci di accettare le “regole morali del gioco” impartite dai grandi della Malavita e le “quotidiane regole morali” della società civile, a rispondere, come nella realtà, non è un Rambo da Questura Centrale ma un padre, commissario di polizia quasi per accidente, che davanti al vuoto che avverte nelle esistenze di questi ragazzi non riesce a fare altro che interrogarsi sul perché, in quegli anni, una generazione sentiva urgente il bisogno di vivere una vita declinandola secondo Violenza. Una trama robusta, quasi sociologica, di sicuro studiata, curata, messa in scena da un buon Artigiano della nostra cinematografia. Vale la pena avere questo prodotto, sicuramente superiore a tanta produzione commercializzata facilmente ma vuota, tremendamente vuota.

Valutazione tecnica

Il prodotto si presenta in disco singolo, con formato video 4/3 letterbox o con il classico 1,85:1. L’audio è in formato originale, quindi 1.1 in italiano ed inglese. Unica opzion di sottotitolo è quella inglese sotto audio italiano, per i puristi anglofoni

Extra

Documentario Ragazzi Fuori, Biografia e filmografia autore. Un interessante documentario intitolato “Ragazzi fuori” costituito da una lunga intervista al regista Romolo Guerrieri. Biografia e filmografia dell’autore sono invece contenute in schede grafiche